Politica

Pioltello, qui la Turchia confina con l’Ecuador

Il comune lombardo vive uno straordinario momento di sviluppo sociale grazie all’attivismo degli stranieri. Le loro armi? Circoli e associazioni, di Tommaso Migliaccio

di Redazione

La ricerca finisce in via Mozart, più che una strada un suk di lusso: la Montenapolenone in salsa multietnica di Pioltello. Quella vera, quella delle griffe milanesi è a pochi minuti di auto.

Per orientarsi da questi parti non c?è guida migliore di Blanca Burgos Rubio. Ecuadoriana, da generazioni. A Pioltello è arrivata nel 96. Un anno e mezzo dopo i suoi figli. Non ha la cittadinanza italiana, «ma mia figlia sì, lei ha sposato un italiano e io sono regolare dal 98 grazie alla sanatoria della Turco-Napolitano», precisa. Degli italiani, però, non direbbe mai male, anzi. Proprio con un italiano da sette anni divide lo stesso tetto. «Grazie al suo aiuto ho fondato La perla del Pacifico», un?associazione nata nel 2002 con due obiettivi: dare una risposta ai problemi burocratici della legalizzazione post sanatoria, ma soprattutto combattere la lentezza dei suoi connazionali. La lentezza? «Proprio così, l?ecuadoriano è ?lento?. Gli manca la consapevolezza della necessità dell?integrazione. Parlo soprattutto di chi è giunto dopo il 2000 e non avuto la possibilità di scegliere». Per loro emigrare era una necessità. «Di più, una questione di sopravvivenza!», corregge Blanca. Che spiega: «Si tratta di gente proveniente dalle campagne, con livelli di scolarizzazione molto bassa».

La Burgos è anche la presidente della Consulta comunale interculturale, che a Pioltello riunisce oltre 70 comunità diverse. Sul tavolo ora c?è la questione delle baby gang. «Spesso i minori sono lasciati a se stessi dai genitori che vanno a lavorare, così si riuniscono in bande. Noi immigrati siamo i primi a chiedere il rispetto della legalità, altrimenti la minoranza di stranieri che delinque diventa l?immagine di tutti gli stranieri». Sull?onda del lavoro della Consulta per facilitare la trafila necessaria a ottenere il permesso di soggiorno, il Comune ha creato uno Sportello immigrazione.

Spesso, anche da queste parti, straniero fa però rima con islam. Per incrociare la Pioltello musulmana bisogna salutare Blanca ed entrare in via Cimarosa, nel Centro di preghiera islamico. Gloria è vestita all?occidentale e nessuno fa problemi. L?atmosfera però è seriosa. Questo è un posto di preghiera. C?è silenzio, più che ostilità.

C?è birra e birra

Nel circolo Hür türk (?turchi liberi?) in via Leoncavallo è tutta un?altra musica. La mezzaluna campeggia sulla bandiera nazionale. Si beve birra e si gioca a carte. Ultimamente il locale è fra i più gettonati della zona. Più che degli alcolici, merito della tv satellitare che trasmette il campionato di calcio di Ankara. Il socio Mehmet Erten è uno dei pochi a parlare un buon italiano. La lingua infatti è l?ostacolo più ostico. «Noi turchi a Pioltello siamo un centinaio, per lo più autisti e magazzinieri, ma c?è gente che è qui da dieci anni e non parla ancora la lingua. Siamo una comunità ancora troppo chiusa», sentenzia Mehmet.

Pochi metri più in là ecco un negozio di alimentari. Sono pachistani. Apre Fiaz. Offre da bere: «Una birra, grazie!». Ma il Pakistan non è la Turchia. «Per principio religioso non la vendiamo», risponde il commesso. Meglio una coca, allora. Sugli scaffali un melting pot alimentare: dolci (barfi e gilefi, soprattutto, zuccherosissimi) e salse piccanti orientali si alternano alla pasta e al sugo di pomodoro.

Sul pianerottolo del mondo

Sudamericani, arabi, turchi, asiatici, ma a Pioltello da qualche tempo è la famiglia multietnica ha segnare il nuovo trend. Bogdan e Karin, per esempio. Polacco di origine tedesca lui, peruviana lei. Abitano nel quartiere Satellite, condominio Plutone. La coppia divide il pianerottolo con una famiglia di indiani, che spesso riuniscono gli amici per pregare insieme. La loro splendida figlia Victoria e il cane Golia completano un quadretto di famiglia mille anni luce lontano da ogni luogo comune sugli immigrati. Bogdan e Karin si conoscono nel 2004 in discoteca, si frequentano, poi le nozze. Quest?anno lei festeggia i 15 anni di permanenza in Italia, mentre Bogdan ne ha totalizzati 13. Ma solo Karin e Victoria diventeranno italiani. Fra loro la lingua di casa è quella di Dante, ma ad unirli sono stati anche la passione per il canto e quella per la palla rotonda. Karin, da oltre dieci anni, si esibisce nel coro di musica sacra di Porta Romana a Milano, per suo marito invece il calcio è più che un hobby. Nell?ambiente Bogdan Kwappik è ormai una piccola celebrità. Le sue apparizioni mediatiche si sono moltiplicate dopo che ha fondato la Nuova Multietnica, squadra di stranieri che ha regalato all?Italia due coppe mondiali (edizioni 2004 e 2005) nella Homeless World Cup dedicata ai fuoriclasse del calcio di strada. Karin, da parte sua, si prende cura della squadra femminile.

Mattoni e pallonate

Due mattoni a squadra sormontati da un pallone. Un simbolo strano per una squadra di calcio. «I mattoni indicano il bisogno di una casa di molti immigrati», spiega il mister. Un bisogno talmente sentito da prendere carta e penna per scrivere direttamente a Napolitano «affinché conceda la cittadinanza ai calciatori della Multietnica che con le loro vittorie hanno dato lustro al Paese. Tutti i giocatori della squadra conoscono l?inno nazionale a memoria e lo hanno cantato a squarciagola e con orgoglio». Dall?avventura di Bogdan e dei suoi è nato perfino un libro Campioni senza dimora. E già si parla di una possibile fiction.

Del resto la sua è una storia che va raccontata per filo e per segno. Il benvenuto in Italia glielo danno i naziskin. Passato lo spavento, si barcamena facendo il metalmeccanico. Esperienze che hanno lasciato il segno: «Non dimentico le sofferenze di chi come me è arrivato qui per trovare lavoro e spesso si è visto sbattere le porte in faccia». Nessun astio però: «Non ce l?ho con gli italiani. Ce l?ho con chi specula, italiano o straniero che sia, sul bisogno altrui». Bogdan è un fiume in piena. Continua: « Ce l?ho con chi ha fatto i soldi con i contratti falsi per i permessi di soggiorno. Con quelli che hanno venduto le case agli immigrati con arretrati di anni da pagare, lasciandoli senza acqua, gas, luce. Con tanti figli di immigrati che sono nati qui ed hanno dimenticato le sofferenze dei padri».

Numeri di tutti i colori

Oltre 4.505 stranieri ufficialmente censiti su 33.965 abitanti, il 13% della popolazione, quasi il triplo della media nazionale. 92 le comunità straniere presenti, con prevalenza di ecuadoriani, peruviani, albanesi, pachistani, egiziani, rumeni e marocchini.

Il 35% degli stranieri è composto da minorenni,e di questi il 77% ha meno di 10 anni (1.189 i bambini).

Con queste cifre da record Pioltello, nell?hinterland milanese, si presenta come un laboratorio spontaneo dove ? pur senza toni da idillio ? più culture straniere vivono fianco a fianco tra loro e con gli italiani, in un melting pot tutto da scoprire.

Originale anche la genesi dell??enclave? di circa 100 ivoriani, nata dall?ormai storico gemellaggio tra il Comune di Pioltello e quello di Bonoua, nel Sud della Costa d?Avorio (la parte cristiana del Paese africano).

A collaborato Gloria Bosco

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