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Ping sarà riconfermato

Il presidente uscente della Commissione dell’Unione Africana favorito sulla rivale sudafricana Dlamini-Zuma

di Joshua Massarenti

Bruxelles – Alla vigilia del 18° Summit dell’Unione Africana, le speculazioni sulla nomina del prossimo presidente della Commissione dell’UA sono sempre più intense. Chi tra il presidente uscente, il gabonese Jean Ping e la sua rivale sudafricana, Nkosazana Dlamini-Zuma verrà eletto dai capi di Stati africani che si riuniranno a Addis Ababa i prossimi 29 e 30 gennaio? Fonti raccolte da Vita.it a Bruxelles e a Addis danno Ping come grande favorito. “La sua vittoria è quasi scontata” assicura un consigliere politico all’interno della commissione dell’UA. Una previsione del resto condivisa a Bruxelles da alcuni rappresentanti delle istituzioni UE che seguono con attenzione questa nomina. L’attesa è tanto più grande che l’UA sta attraversando un periodo molto difficile dopo le umiliazioni subite nel 2011 a livello internazionale durante la crisi in Libia. Con le pressioni della Nato, la road map proposta da Jean Ping a nome dell’Unione per risolvere il conflitto libico senza intervento militare è stata totalmente ignorata. “Abbiamo molto sofferto” assicura al settimanale panafricano Jeune Afrique un diplomatico di un paese francofono che ha voluto mantenere l’anonimato. “Siamo stati messi ko e non riusciamo a risollevarci”.

Ping e Dlamini-Zuma sono d’accordo sul fatto che “l’anno 2011 è stato terribile”, ma entrambi divergono sulle soluzioni da adottare. Il presidente uscente difende il suo lavoro, mentre la candidata sudafricana è convinta che “di fronte agli occidentali è necessario avere una forte personalità”, proveniente da una potenza continentale. Purtroppo all’UA esiste una regola non scritta che vieta l’assegnazione della presidenza della commissione a un grande paese africano. Il Kenya, l’Algeria e soprattutto la Nigeria, grande rivale del Sudafrica, dovrebbero rispettare questa regola. Anche perché Abuja non intende consegnare poteri eccessivi a Pretoria, che già nutre grandi ambizioni sulla poltrona che l’Africa vuole conquistare all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Per l’Institute for Security Studies, un think tank basato in Sudafrica, è convinto che “l’attuale ministro sudafricano degli Interni ha buoni ragioni per sperare di vincere la sua sfida con Ping”. Una di queste ragioni risiede “nel sistema di rotazione previsto dall’Unione Africana che prevede l’assegnazione della presidenza della commissione a ciascuna regione del continente. Ora dalla nascita dell’UA nel 2000, l’Africa australe non ha mai avuto accesso a questa poltrona”. La candidata sudafricana può contare anche su solidi appoggi come l’Angola e l’insieme dei paesi dell’area SADC, o l’Uganda del presidente Museveni. Dal canto suo Ping confida nella fedeltà dei paesi francofoni, gli garantirebbero 22 voti sui 36 da ottenere per avere la maggioranza. Ma essendo il voto segreto, c’è chi giura che qualche paese non resisterà alla tentazione di tradire il candidato gabonese. A pochi giorni dal voto, l’ipotesi sembra altamente improbabile.

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