Welfare

Pillola abortiva in italia, cosa manca per il s

L’Emea ha chiesto alla Francia ulteriori informazioni sulla sicurezza del farmaco. Quando arriveranno, l’azienda che la produce potrebbe chiedere il riconoscimento in Italia...

di Sara De Carli

«In Italia la pillola dell?aborto: c?è il via libera dell?Europa» titolava nei giorni scorsi il Corriere della Sera. Il pezzo diceva che la Exelgyn, l?azienda produttrice della RU486, è pronta a chiedere il mutuo riconoscimento e che entro l?autunno anche in Italia si potrà scegliere l?aborto farmaceutico. Nuova polemica, naturalmente, dove tutti parlano del «sì» dell?Europa ma nessuno dice «sì» a che cosa.

Ricostruiamo i fatti. Nel dicembre 2005 la Francia ha chiesto all?Emea (l?Agenzia europea del farmaco) di valutare l?efficacia e la sicurezza di una nuova posologia di mifepristone, il principio attivo della prima pillola usata nell?aborto chimico, quella che interrompe lo sviluppo dell?embrione: 200 mg invece di 600. L?aborto chimico infatti prevede l?assunzione di due pillole, a distanza di due giorni: prima il mifepristone e poi una prostaglandina, il misoprostol, che provoca le contrazioni e l?espulsione dell?embrione. Il 22 marzo 2007 l?Emea ha dato la sua risposta, dicendo che i 200 mg di mifepristone sono efficaci solo entro il 49esimo giorno di gravidanza e solo se il misoprostol è assunto per via vaginale: se la seconda pillola è assunta per via orale, invece, spesso la gravidanza prosegue.

Peccato però si sospetti che l?assunzione vaginale di misoprostol possa essere letale. L?Emea quindi ha raccomandato alla Francia di aggiungere nuove informazioni relative alla sicurezza del farmaco, riguardanti in particolare le infezioni letali collegate all?assunzione non autorizzata di misoprostol per via vaginale.

Il parere tecnico dell?Emea è ora presso lo Standing Commettee della Commissione europea: la procedura si conclude martedì 5 giugno. Dopodiché, spiegano dalla Commissione, ci sono quindici giorni di tempo per adottare definitivamente il parere, che «dovrebbe correre via liscio ed essere adottato nella settimana dell?11 giugno».

Anche se Monika Jaors Lanquetot, dell?unità farmaceutica della Direzione generale imprese e industrie della Commissione, ribadisce che «la decisione della Commissione che sta per essere adottata non significa autorizzare la licenza del farmaco in nuovi Paesi, anche se membri dell?Unione». La Francia a quel punto dovrà far sua questa decisione e aggiungere le raccomandazioni dell?Emea nella sua autorizzazione al Mifegyne. Solo allora la Exelgyn, se vorrà, potrà avviare la procedura per il mutuo riconoscimento del farmaco in Italia, presentando domanda all?Aifa, l?Agenzia italiana del farmaco, «anche senza aver individuato un distributore italiano per la commercializzazione», precisa Gabriella Conti, direttore dell?ufficio Procedure comunitarie dell?Aifa. Cosa che poteva fare già oggi, né più né meno. Ma che, nonostante gli annunci, non ha mai fatto perché – ha detto – mancava il giusto clima politico.

E se questa fosse la volta buona, che succede? «L?Aifa potrebbe avanzare obiezioni di carattere tecnico-scientifico ma comunque», dice Pietro Moretti, consigliere di Aduc, «si potrebbero rimandare le obiezioni all?Emea e percorrere l?altra strada, quella della procedura centralizzata». Pare quindi scontato che la RU486 arriverà in Italia, rimasta con Portogallo, Irlanda e Polonia uno dei pochi Paesi europei a non averla.


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