Politica

Pieve Alegre: una forma di democrazia diretta

Salvatore Amura, fra i promotori di un nuovo network di enti locali per la promozione del bilnacio partecipativo, ci spiega il progetto: Pieve Alegre

di Redazione

Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 2002 si è svolto a Porto Alegre, in Brasile, il secondo Forum Sociale Mondiale. Questa città, situata nello Stato brasiliano di Rio Grande do Sul, non è stata scelta casualmente dagli organizzatori del Forum ma in quanto vero e proprio laboratorio di democrazia diretta: si tratta infatti di uno dei pochi luoghi al mondo dove da anni si sperimenta con successo il bilancio partecipato. Attraverso questa pratica, che consente alla popolazione di partecipare attivamente al processo democratico, i singoli cittadini diventano attori che propongono e creano politiche pubbliche e decisioni di governo rilevanti per il futuro della città in cui vivono e lavorano. Il bilancio partecipato si realizza attraverso assemblee e incontri aperti in cui la popolazione decide dove e come investire i soldi del Comune. In questo modo è possibile dare concretezza e visibilità di risultati alle proposte e alle indicazioni della cittadinanza, dare risposte efficaci che vadano a incidere sui bisogni reali della società, stimolare processi che aumentino l’entusiasmo e la partecipazione alla vita politica cittadina. I primi tentativi di mettere in pratica l’idea del bilancio partecipato, come pratica di democrazia diretta, risalgono agli anni Settanta e hanno visto come attori gruppi popolari organizzati in Brasile. Questi gruppi agirono nella sfera pubblica locale, nelle lotte per il riconoscimento del diritto a possedere la casa, le infrastrutture e i servizi di base nelle aree periferiche della città. La nostra amministrazione ha partecipato in questi ultimi anni al percorso di costruzione del cantiere del nostro municipio, ha aderito alla carta del nuovo municipio, partecipato alle iniziative di Genova, ai workshop di Porto Alegre, alla costituzione del cantiere a Roma nel Giugno del 2002 ed in ultimo all’incontro di Firenze, seguito da una serie di incontri territoriali. Questo ci ha permesso di metterci in rete, con moltissime amministrazioni comunali sparse in Italia e nel mondo che analogamente a noi, svolgono e attuano progetti di Bilancio Partecipativo, esperienze solide di coinvolgimento dei cittadini. Inoltre la nostra amministrazione è stata tra i comuni che hanno promosso e costituito l’Associazione dei comuni del sud Milano, che comprende 18 Comuni per 400.000 abitanti, questa realtà ha messo al centro la possibilità di rilanciare l’idea del Parco Sud, per favorirne lo sviluppo e la crescita, per integrare questa importante risorsa con le reali esigenze del territorio e dei cittadini che ci abitano. Per quanto riguarda la cintura Sud, fondamentale è il ruolo svolto dall’amministrazione comunale di Pieve Emanuele, detta per questo scherzosamente Pieve Alegre, giunta a sviluppare un piano operativo per l’implementazione del bilancio partecipativo presentata in consiglio comunale il 15 maggio 2002. Si tratta di un’esperienza a cui ho lavorato per ben otto anni, in qualità prima di consigliere comunale, in seguito di presidente del consiglio comunale. Il piano operativo, da questo punto di vista, rappresenta il punto di arrivo (che auspichiamo comunque base di ulteriori sviluppi) di un lungo processo centrato sul progressivo coinvolgimento della cittadinanza, di singoli e associazioni, nelle decisioni dell’amministrazione comunale. Il primo passo è stato quello di procedere a una vera e propria “rivoluzione delle carte”, volta a ridefinire strutturalmente il funzionamento dell’ente comunale, aprendolo alla partecipazione diretta dei cittadini. L’attivazione di spazi partecipativi, infatti, non deriva solo dalla volontà degli amministratori ma esige una diversa strutturazione dei funzionamenti amministrativi, volta a favorire il coinvolgimento, la comunicazione, l’ autonomia organizzativa e progettuale. La rivoluzione delle carte, attraverso la stesura di nuovi statuti e regolamenti, si è rivelato un passaggio estremamente faticoso, in quanto presupponeva il superamento di abiti mentali radicati e di forme organizzative consolidate attraverso la mobilitazione, allo stesso tempo, di fantasia istituzionale e di un’adeguata cultura giuridica capace di formalizzare i nuovi indirizzi. L’istituzione delle consulte, la ridefinizione del ruolo dei consiglieri di quartiere, direttamente coinvolti nelle commissioni consiliari, delle modalità di comunicazione dell’organismo comunale, dei rapporti fra i singoli enti: questi alcuni dei risultati della rivoluzione delle carte. Alla fase di ridefinizione istituzionale è seguito il tentativo concreto, nella pratica, di attribuire a uno spettro il più possibile ampio e articolato di forze sociali poteri di indirizzo sulle scelte, anche di natura economica, dell’amministrazione comunale. In tal senso, per scongiurare ogni chiusura burocratica o corporativa, si è teso a tutelare la possibilità di intervento di gruppi di carattere informale, non strutturati in associazione ma aggregati intorno a poli di interesse. Di particolare importanza, poi, a Pieve Emanuele, è stato il coinvolgimento dei bambini: A partire dai bebefici offerti dalla legge 285, una norma che offre un arco di finanziamenti alle scuole per progetti che attribuiscano ai bambini un concreto potere di orientamento delle scelte riguardanti, per esempio, la strutturazione dello spazio della scuola e degli immediati dintorni, l’arredamento, le decorazioni, la disposizione delle strutture, le attività didattiche e di svago. In breve, il coinvolgimento decisionale dei bambini ha oltrepassato le mura della scuola per diffondersi, grazie all’attivazione delle istanze comunali, sul territorio, con l’obiettivo di porre il bambino al centro della progettazione dei luoghi del suo abitare. Per rendere possibile l’emergere delle esigenze e dei desideri dei bambini, al di là di ogni semplificatoria soluzione “spontaneistica”, si è provveduto a definire il ruolo di specifici operatori, detti “facilitatori”. Ovviamente, il protagonismo riservato ai bambini, ha avuto per effetto l’ estensione della partecipazione alle iniziative comunali di genitori nonne o altre figure a essi legate. Simbolo della possibilità di una presa di parola pubblica di un soggetto solitamente concepito solo in termini passivi è il Consiglio comunale dei bambini, il cui parere consultivo obbligatorio è richiesto per ogni decisione che coinvolga i minori. Di tale istituzione, si deve anche sottolineare il forte valore pedagogico, in quanto permette ai bambini di esperire direttamente, in tenera età, modalità di presa di decisione collettiva, di partecipazione, di negoziazione, certamente utili per l’educazione di cittadini politicamente consapevoli e capaci di concepire l’agire collettivo come soluzione ai problemi posti dalla convivenza in società. Per maggiori informazioni: Salvatore Amura: amura@comune.pieveemanuele.mi.it Assessorato alla Cultura,Innovazione,Informatizzazione,Cultura, Progetti di Partecipazione Comune di Pieve Emanuele www.comune.pieveemanuele.mi.it, www.pievealegre.org , www.pieveonline.it


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