Volontariato

Pietro Beretta: produttore. Con le guerre io non c’entro

Il titolare della più nota azienda di armi leggere spiega chi sono i suoi clienti. Con qualche amnesia.

di Gabriella Meroni

I controlli? Ci devono essere, eccome. Io sono il primo a chiederli. Ma devono valere per tutti, anche per quei Paesi che esportano armi senza limiti. Qualunque impresa europea direbbe sì senza esitazione a una normativa più stringente, a patto che anche gli altri Stati la rispettino. In fondo ci converrebbe: a parità di regole, le nostre armi sono migliori». Così parlò Pietro Gussalli Beretta, 39 anni, erede della dinastia italiana più famosa nel campo delle armi leggere e da caccia, che nel 2001 ha fatturato 345 milioni di euro ed esportato fucili e pistole in più di 100 Paesi. Reduce dal successo di Exa, la fiera bresciana delle armi duramente contestata da pacifisti e no global, che ha messo a segno quest?anno il record di visitatori, Beretta ha voglia di parlare. Per sottrarsi, come dice lui, a una «demonizzazione intollerabile condita da un mucchio di bugie». Vita:Che ne pensa un grande produttore come lei del progetto di cambiare la legge 185, quella che ha introdotto in Italia i controlli sull?export degli armamenti? Pietro Beretta: Non la conosco, perché non ci riguarda. La 185 ricade su chi fa carri armati e bombe, mica sulla Beretta. Noi siamo famosi per i fucili da caccia, le pistole da collezione. Comunque i controlli ci sono, visto che ogni volta che accetto una commessa dall?estero devo avvisare tre ministeri? Vita: Ma è vero che vendete armi anche a Paesi in guerra come Israele? P. Beretta: Questa è una bugia. Avevamo contatti con un agente di vendita in Israele per le sole armi da caccia, ma è un rapporto sospeso da almeno sette anni. Vita: Eppure sul vostro sito ancora oggi risultano due punti vendita, uno a Tel Aviv e uno ad Haifa. È un errore? P. Beretta: Cosa? Vita: L?ho visto poco fa. P. Beretta: Certo che è un errore, un errore clamoroso. Non ne ero al corrente, correggeremo subito. Le ripeto: non vendiamo armi a Israele da anni. Vita: E al Libano? Alle Filippine? In Malesia? P. Beretta: In Libano avevamo un distributore, sempre per la caccia, fino a due anni fa, quando le autorità hanno chiuso la stagione venatoria per ovvi motivi. So che i no global ci additano come detentori di società controllate in Medio Oriente, ma sono notizie che smentisco categoricamente. In quei Paesi, come in Giordania, ormai vendiamo solo fucili da caccia a gittata corta oppure riforniamo le polizie, come in Malesia e Filippine. Le nostre uniche armi da guerra sono i mitragliatori AR70 e AR90 di cui negli ultimi tre anni è stato cliente per il 90% l?esercito italiano. Mi creda, le guerre del mondo non si fanno certo grazie al signor Beretta. Vita: E grazie a chi, allora? P. Beretta: Ai russi e ai cinesi. Chiunque voglia fare la guerriglia, quella sporca, contro i civili, con 100 dollari compra un kalashnikov fabbricato a Est. Quanto all?Africa, non abbiamo alcun mercato laggiù. Vuole sapere perché? Costiamo troppo. Gli africani, mi spiace per loro, non si possono permettere le nostre armi. Vita: Niente da rimproverarvi, dunque. Sono i pacifisti che esagerano? P. Beretta: Certo, e sono anche in malafede. Prenda la vergognosa campagna che hanno montato contro Exa. L?hanno perfino definita la fiera delle armi più grande al mondo. Ma quando mai? Forse per numero di espositori, non certo per l?importanza bellica della merce. A Exa ho visto famiglie intere, papà cacciatori che insegnavano ai figli come avvicinarsi alla vita all?aria aperta. Basti dire che su 800 espositori, i produttori di armi da guerra saranno stati sì e no 50. Vita: Eppure Exa, che sta per Expo Armi, è l?unica fiera del settore al mondo aperta anche al pubblico e non vietata ai minorenni. Non le sembra un?assurdità? P. Beretta: No, perché? Gliel?ho detto, Exa non c?entra con la guerra e la violenza. Anzi, proporrò che il prossimo anno cambi nome in Exca, Expo Caccia. A meno che lei non sia anche contro la caccia… perché allora come si fa a discutere? Giallo su beretta.it: Giovedì 11 aprile, ore 15.30. Telefoniamo alla Beretta spa e parliamo con un gentilissimo Pietro Beretta. Il quale, il giorno 9, aveva smentito con una dichiarazione all?Ansa di avere agenti di vendita in Israele. Gentilissimamente, gli facciamo notare che sul sito dell?azienda (www.beretta.it), nella categoria ?rete di vendita-Asia? spiccano ben due indirizzi di punti vendita in Israele, a Tel Aviv e ad Haifa. La ri-smentita (o dovremmo dire: la negazione dell?evidenza?) dell?industriale la potete leggere nell?intervista; fatto sta che mezz?ora dopo aver posato il ricevitore torniamo sul sito, ma Israele è sparita dalla rete di vendita. Qui a fianco, le due schermate ?prima? e ?dopo?. E sì che Pietro Beretta ci aveva detto che i canali con Israele erano chiusi da almeno sette anni… E noi che pensiamo sempre bene, gli chiediamo: ci voleva tanto per dare un?aggiustatina al sito?


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