Cultura

Piero, l’amore contro i virus

Addio a Corti, medico dalla vita straordinaria.

di Riccardo Bonacina

Piero Corti aveva realizzato un sogno, anzi di più, un desiderio, quello di una vita migliore per sé e per gli altri. La sua storia, quella di sua moglie Lucille e di sua figlia Dominique, sembrano l?incarnazione di una delle più belle frasi di Claudel, “A che serve una vita se non per essere donata?”, dice Violaine in L?annuncio a Maria. La loro storia è una di quelle che danno senso al nostro lavoro di giornalisti, una storia che chiedeva di essere raccontata e ancora raccontata. Per questo, noi di Vita, avevamo un appuntamento annuale con lui.
Il sogno di Piero e Lucille è diventato, giorno dopo giorno, un ospedale, nel nord dell?Uganda, a Gulu, il Saint Mary?s Lacor, scelto dall?Organizzazione mondiale della sanità come centro pilota per la lotta all?Aids in Africa. Piero, medico brianzolo, in Africa ci arriva quasi per caso. E per motivi non precisamente umanitari. È la sua passione per la caccia, oltre al desiderio di rivedere il fratello Corrado, missionario gesuita in Ciad a spingerlo. Durante il viaggio, nel 1961, i missionari comboniani lo invitano a visitare un piccolo dispensario che stavano organizzando a Gulu. Piero si appassiona al progetto e decide di restare per un po? di tempo, e in quegli stessi mesi convince una collega canadese, Lucille Teasdale, conosciuta anni prima, ad andare con lui. Era maggio. Il 4 dicembre dello stesso anno si sposano e un anno dopo nasce Dominique. In un?intervista a Vita, nel 2001, ricordando i 35 anni con Lucille dirà: “Quando la conobbi fui colpito per la sua bellezza. A quei tempi, poi, in Canada, era l?unica donna che avessi mai incontrato a voler diventare chirurgo. Ma ciò che davvero mi conquistò fu che lei, così riservata, mi aveva raccontato di sé, i suoi desideri. E io le avevo raccontato i miei sogni”.
Lucille, caparbia chirurgo capace di lavorare con il bisturi fino a quattordici ore al giorno, è morta nel 1996, a 67 anni: si era ammalata di Aids mentre operava alcuni soldati feriti nel 1979, quando ancora il virus non era stato identificato. Lucille riuscirà a convivere per 15 anni con la malattia e con Piero affronterà altre difficilissime emergenze, come l?epidemia di Ebola nel 2001. Sulla sua tomba, nella grotta della Madonna di Lourdes, dentro il complesso medico di Gulu, c?è scritto: “L?ospedale non aspetta”.
A 78 anni, diversi bypass al cuore, un tumore al pancreas, uno straordinario passato raccontato in un libro e in un film tv (Un sogno per la vita, che ha avuto fortuna in ogni parte del mondo, interprete Massimo Ghini, musiche di Cocciante, voce di Céline Dion), Piero ha seguito Lucille, e prima di morire, ha chiesto di essere sepolto lì nella grotta di Lourdes di Gulu, dove avevano vissuto 35 anni di dedizione agli altri attraverso la loro professione. “Per controllare che tutto funzioni come si deve”, ha detto a Dominique, “e per tirare i piedi a chi si comporta male”.
La sua vita amava sottolineare, “non è fatta di superlativi, ma di giornate semplicemente vissute in pieno, un?ora dopo l?altra, ottimizzando energie e risorse per aiutare gli altri e moltissimi progetti da realizzare”. Progetti il cui andamento, ora ci racconterà sua figlia Dominique, rimasta in prima linea a realizzare quei sogni che ora sono diventati suoi.

Info:
Fondazione Piero e Lucille Corti, tel. 02.67076702

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