Sostenibilità

Piccoli schiavi del cacao, interviene TransFair

La più importante organizzazione del commercio equo si pronuncia sull'affaire della nave fantasma a largo delle coste centroafricane

di Giampaolo Cerri

TransFair, la più importante organizzazione del commercio equo e solidale in Italia, interviene sull’affaire dei piccoli schiavi delle piantagioni di cacao, che una voce vorrebbe a bordo di una nave a largo delle coste centroafricane. “La nave ?fantasma? carica degli schiavi per lavoro ha compiuto la sua missione”, scrive Transfair, “è riuscita ad attraccare sulle coste del Benin senza il suo carico umano di duecento piccoli schiavi che aveva imbarcato tre settimane or sono dagli stessi porti. Erano destinati alle piantagioni di cacao del Gabon, ma dopo l?allarme lanciato dalle organizzazioni internazionali, pronte ad accogliere il carico dei bambini lavoratori, i contrabbandieri di schiavi hanno pensato bene di scaricare il bagaglio troppo ingombrante in altro territorio, lontano da sguardi indiscreti e recapitarlo a bordo di mezzi più leggeri agli illegittimi proprietari. Dietro l?approdo dell?Etireno, c?è il problema cronico di queste zone dell?Africa e di molte altre, dove i bambini sono venduti dalle loro famiglie, che non hanno mezzi sufficienti per poter pensare al loro sostentamento, a organizzazioni che lavorano proprio sul traffico di manodopera a bassissimo costo per le piantagioni di materie prime. Pochi puntano il dito su quella che è la causa di questo fenomeno; pochi sottolineano come il cacao lavorato e raccolto da questi bambini di 8-10 anni viene venduto alle grandi multinazionali del cioccolato che ricavano enormi profitti proprio da questi scambi iniqui. Pochi vogliono vedere e sottolineare che quello è lo stesso cacao che ritroviamo come consumatori sugli scaffali dei supermercati e che compriamo nelle tavolette confezionate. Tutto questo è uno dei risultati di un protocollo praticamente sconosciuto, il Programma per un cacao sostenibile, approvato nel 1999 dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale: un manifesto che parlava di aumento della produzione di cacao, di ricostituzione delle scorte, di omogeneizzazione della qualità, di uso di concimi e disinfestanti chimici, di diversificazione geografica dell?approvvigionamento, di sostegno alla ricerca genetica. Un programma di sviluppo per l?industria del cacao e non per i produttori, teso a livellare la qualità del prodotto, a non considerare il costo sociale ed ambientale dell?applicazione, a non garantire stabilità dei prezzi a favore dei produttori. Un gioco verso il basso, nel momento stesso in cui il prezzo internazionale del cacao sul mercato mondiale raggiungeva i minimi storici, per favorire l?acquisto della materia prima a prezzi irrisori”. Le conclusioni che Transfair tira sono molto dure: “Ma chi ha pagato per questa politica?”, si chiede l’organizzazione per il commercio equo, “Naturalmente non le grandi piantagioni che lavorano per le multinazionali che hanno semplicemente diminuito o azzerato il costo della manodopera per aumentare i propri margini, nonostante il crollo dei prezzi. E quale manodopera costa meno dei bambini, comprati a 600 mila lire l?uno dai mercanti di schiavi per sparire dentro il fitto delle piantagioni a lavorare senza essere pagati? Il retroscena della vicenda Etireno è quindi complesso e coinvolge tutti gli attori, dai meccanismi del commercio internazionale, ai mercati, dalle politiche dei governi a noi consumatori che non possiamo più non vedere: i poveri del sud del mondo continuano ad essere poveri e a vendere i propri figli per sopravvivere, perché non sono pagati il giusto prezzo per il loro lavoro: pagando di più gli adulti, essi non sarebbero costretti a cedere i bambini per sottrarsi alla fame. E? questo il tentativo che, attraverso una rete internazionale, sta cercando di attuare TransFair Italia e l?esperienza del commercio equo in Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone. Negli stessi posti in cui lavorano i bambini schiavi non solo in Benin ma anche in Costa d?Avorio, Camerun, Ghana, e in altri Stati produttori del Centro America, esistono cooperative di produttori che lavorano non solo per sopravvivere ma per vivere con dignità e garantire assistenza sociale e sanitaria alla propria comunità e alla propria famiglia. Il frutto del loro lavoro viene venduto attraverso una rete europea, senza intermediazioni speculative, direttamente nelle Botteghe del Mondo (negozi specializzati nella vendita di prodotti del Commercio Equo e Solidale), oppure sono commercializzati da aziende che hanno scelto di appoggiare questa forma giusta di mercato e diventano licenziatarie del marchio di garanzia TransFair. Le loro storie sono contenute nel libro ?Cacao così dolce così amaro?, scritto da Tatjana Bassanese, che è stato appena edito da Editrice missionaria italiana: un libro che dimostra come esistano strade percorribili per risolvere il problema del traffico di bambini e del lavoro minorile in tutto il mondo e che svela i meccanismi perversi e le responsabilità che impediscono di affrontarlo; che racconta la storia, le origini, i dati del commercio mondiale di questo prodotto così amato da chi lo consuma e così odiato da chi lo deve lavorare o deve vendere i propri figli per sopravvivere. Ma solo quando la politica smetterà di fare gli interessi dell?economia, i vascelli fantasma con i piccoli schiavi smetteranno di solcare le coste dell?Africa”.


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