Formazione

Piccoli ma forti, a Roma un convegno sul “nanismo”.

Si è aperto a Roma il II Convegno Internazionale sull'Acondroplasia. Organizzato dall'A.I.S.Ac. – Associazione per l'lnformazione e lo Studio dell'Acondroplasia

di Redazione

Da ieri l’Aisac in convegno a Roma , dopo una pausa di 15 anni dall’ultimo incontro scientifico sul “nanismo”, è l’occasione per approfondire quali siano stati in questi anni i percorsi medico-scientifici e sociali rispetto all’Acondroplasia, ma è soprattutto l’occasione per ribadire il forte impegno dell’AISAc rispetto al presente ed al futuro di tutti gli acondroplasici

L’acondroplasia è una forma di nanismo dismorfico, una malattia genetica che ha un’incidenza di un neonato su 20.000 e per questo è considerata rara, pur tuttavia in Italia sono coinvolti tra malati, familiari e medici almeno 20.000 persone.
L’acondroplasia colpisce il tessuto osseo nella zona di formazione della cartilagine, causando uno sviluppo molto più lento della norma e rendendo chi ne è colpito “diverso” e con una statura molto inferiore alla media, l’altezza massima degli uomini è di 1,30 cm.

È un affezione nota sin dall’antichità molti sono i reperti archeologici di diverse civiltà che raffigurano i nani e, sempre, nano era il dio egiziano Bes, protettore della fertilità e dei matrimoni.
Nei secoli, le persone con acondroplasia ebbero un ruolo di prestigio presso la corte dell’antica Roma e più tardi nelle corti rinascimentali, come quella degli Estensi.
L’intervento di allungamento degli arti è l’unico trattamento finora possibile, poiché l’ormone della crescita non ha ancora dato i risultati sperati. L’allungamento degli arti permette non solo di migliorare la propria statura, ma gli consente di svolgere atti e compiere funzioni quotidiane altrimenti limitate o precluse dalla brevità degli arti.

Oltre la possibilità di risolvere tutta una serie di problemi pratici l’intervento chirurgico porta l’acondroplasico ad uscire da un’identità sociale e culturale negativa ed acquisire un’immagine di sé diversa resa positiva dall’intensa partecipazione che lo ha reso protagonista del proprio cambiamento.
Si ritiene – ha sostenuto il professor Leonardo Ancona, Emerito di Psichiatria della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – che l’acondroplasia costituisca una situazione patologica privata, che interessa gli altri solo come riflesso indiretto sottolineato da compassione. Al contrario, si può sostenere che l’acondroplasia è una malattia “sociale”, non tanto in quanto la società ne determini il quanto e il come, ma perché il modo come ad essa reagisce le dà sostanza antropologica. Tale reazione si può, infatti, esercitare come uno stigma che appesantisce il vissuto soggettivo della malattia, fino a renderla insopportabile, o alternativamente come un messaggio significativo della realtà umana, ad elevato potere realizzativo per chi ne è portatore ed educativo per chi è con lui in rapporto. In questo modo la società si manifesta deutero-agonista (protagonista parallela) della situazione clinica”

Il convegno si articola in tre giornate dedicate all’approfondimento degli aspetti medico-scientifici e psicologici che tale patologia comporta. Vengono, quindi, analizzati temi relativi alla genetica, alla chirurgia, all’ortopedia, alla neurologia, alla riabilitazione ed a tutte quelle problematiche legate alla sfera sociale e psicologica. Nell’ultima giornata l’Associazione punterà l’attenzione sulle esigenze e aspettative delle famiglie e sulle proprie attività.

Per partecipare c’è ancora oggi e domani presso la Casa di Cura San Raffaele Pisana, in Via della Pisana 235, Roma.

Ufficio comunicazione AISAC
Tel. 06.59.10.347

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.