Famiglia

Piccoli infelici crescono

In ogni classe delle elementari due alunni soffrono di depressione. Ma il 40% non va dal medico. E intanto a Milano i servizi chiudono

di Federico Cella

Lorenzo ha nove anni, è sveglio, intelligente, biondo e carino. Figlio di un avvocato e di un?insegnante, vive a Milano ed è bravissimo con il computer. Ma ogni volta che la maestra gli chiede qualcosa, si blocca. Non risponde, non riesce a parlare, si chiude in se stesso. La scuola gli sembra un impegno impossibile, come se ogni volta si giocasse la vita, come se ogni piccolo errore costituisse un fallimento irrecuperabile. Lorenzo soffre di ?inibizione intellettiva?, un disturbo della personalità che blocca bambini molto dotati, rendendoli incapaci di apprendere, studiare, progredire. In realtà, Lorenzo è depresso. Fa parte di quei 15 bambini su 100 che in Italia vivono una sofferenza di tipo psichico, un disagio dell?anima che si esprime in comportamenti anomali: aggressivi, rabbiosi, ribelli o al contrario, apatici, indifferenti, inaccessibili. Bambini che quasi sempre lanciano segnali, richieste di aiuto che i grandi non capiscono, tanto che 6 bambini su quei 15 non vengono intercettati e curati e portano avanti la loro sofferenza negli anni, fino all?età adulta.

I bambini italiani soffrono. E i disturbi psichici nell?età evolutiva, secondo alcuni sarebbero in aumento. A Milano il dottor Carlo Lenti, e le dottoresse Vera Valenti e Luciana Pisciottaro, responsabili di tre Uompia (Unità operative di neuropsichiatria per l?infanzia e l?adolescenza), nel ?97 hanno registrato 2529 casi in più rispetto al ?96. Un incremento del 35%. «Gli allarmismi sono inutili», avverte però il professor Gabriel Levi, ordinario di Neuropsichiatria dell?età evolutiva alla Sapienza di Roma. «Si scoprono più casi perché si parla di più del problema, i bambini vanno dal medico e i medici fanno meglio le diagnosi». Ma se la percentuale dei ?vulnerabili? è sempre la stessa, cambiano però (e non poco) i tipi di disturbi. «Anoressia, bulimia, inibizione intellettiva, depressione e autismo ad alto funzionamento intellettivo, quello del bambino isolato ma geniale, sono caratteristici degli ultimi tempi», dice ancora Levi. «Le cause? I bambini sono più soli, e vivono una contraddizione: da una parte gli si chiede di diventare adulti a due anni, dall?altra di rimanere bambini fino a 20, perché magari a 2 anni gli comprano il computer e a 16 il ciuccio da mettere al collo. Essere troppo adulti e troppo bambini nei tempi sbagliati crea problemi, i bambini si sentono sempre fuori luogo, fuori tempo».

E così vanno in crisi. Se Lorenzo ha paura dell?interrogazione, Francesca, otto anni, non riesce quasi più a parlare. I genitori la ritengono stupida perché non sa fare bene i conti, e il padre, ingegnere, glielo fa pesare in modo per lei insopportabile. Ma è sempre colpa dei genitori se qualcosa non va? «No», risponde Levi. «I genitori di oggi sono confusi, perché la società dà modelli confusi: la mamma si sente dire che dovrebbe sempre stare con il bambino ma poi è costretta a lavorare, rincorre un modello di lavoratrice-mamma perfetta, che non raggiungerà mai. Al padre invece non si chiede mai niente, e così si sente a posto. Tutti modelli sbagliati». «I genitori non sanno più cosa fare», è l?analisi del dottor Carlo Lenti. «Non sanno come educare i figli, che sono disorientati e soffrono. Anche a due o tre anni». Alle elementari, poi, i nodi vengono al pettine. «In ogni classe ci sono almeno 2 bambini che soffrono di una depressione mascherata in vari modi», è la stima della dottoressa Luciana Pisciottaro. Tant?è vero che il 60% delle patologie che si manifestano nell?adolescenza sarebbero già identificabili tra gli 8 e i 12 anni. I ritardi sono micidiali: una diagnosi mancata aggrava la patologia, e rende più difficile identificarla. Le contraddizioni scoppiano poi nelle emergenze, per esempio quando tra i genitori ci sono conflitti. «Nella separazione i bambini temono di perdere l?amore dei genitori, che per loro è tutto», testimonia la dottoressa Valenti. «Ma lo stesso timore è fortissimo anche se padre e madre stanno insieme, ma continuano a litigare. In questo caso il figlio teme che la separazione prima o poi arrivi, e soffre forse di più».

Guide sicure, non distratti compagni di giochi. Questo chiedono i bambini. Chiedono che i loro veri bisogni siano accolti e indirizzati. «Le famiglie oggi fanno fatica a individuare i veri bisogni dei figli», aggiunge Luciana Pisciottaro. «Figuriamoci poi se riescono, come dovrebbero, a ordinare questi bisogni mettendoli in fila, dal più importante al meno essenziale. Ci sono famiglie di buon livello sociale, inserite, magari composte da due professionisti, che si aggrappano ai figli, per consistere, per trovare un?identità. E poi sono capaci di dire al bambino ?quanti sacrifici ho fatto per te?. Ma cosa deve pensare un bambino trattato così?». «I bambini chiedono di essere al centro del mondo per i genitori», dice Vera Valenti. «Come se fossero la cosa più importante della vita. Cercano un adulto che li voglia ascoltare, che li stimi. Certo capirli non è facile. Ma bisogna provarci». Un tentativo che le istituzioni hanno già deciso di non intraprendere, almeno a Milano. Dove, nonostante il 35% in più di casi in carico, è stato deciso l?accorpamento nei 5 Uompia dei precedenti 19 servizi territoriali di neuropsichiatria infantile, distaccando ad altre strutture gli psicologi, che prima lavoravano con gli psichiatri, e facendo dipendere gli Uompia dalle 5 aziende ospedaliere del capoluogo lombardo. Ancora incerte dotazioni di personale, strutture, locali, modalità di lavoro. Un ostacolo in più sulla strada del recupero di migliaia di bambini.

Bimbi disturbati
Bimbi disturbati in Italia: 15%
Casi non intercettati: 6%
Nuovi casi a Milano nel ?97: 2529 (+35%)
Disturbi prevalenti:
Disturbi neurocognitivi: 50%
Disturbi relazionali: 30%
Disarmonie evolutive: 20%

a cura di Cristina Giudici, Carlotta Jesi, Francesco Maggio, Gabriella Meroni, Monica Papagni, Paul Ricard.

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