Ancora Corriere. Sul numero di oggi sponsorizzo un articolo di un amico e collega sulla storia della cooperazione trentina. Prima di dire che “si può fare” solo perché ci sono i soldi dell’autonomia, vi invito a leggerlo per scoprire che gran parte di questa storia è ben lontana dall’attuale “isola felice”. E, tra le righe, si possono trarre utili insegnamenti anche per l’oggi. Ad esempio la cooperazione come mezzo per “drenare” il fenomeno migratorio (mai sentito nessuno proporrre qualcosa di simile). Ed ancora il ruolo dell'”ideologia” (di origine religiosa e partitica) come formidabile collante e motore dello sviluppo cooperativo (i bisogni, da soli, non bastano a fare l’impresa). Poi le tappe dell’istituzionalizzazione, il rapporto sempre più stretto e ambivalente con l’ente locale (ora sì diventato autonomo e “ben dotato”). E, last but not least, la capacità di misurare la tenuta del proprio modello di sviluppo – piccole imprese in rete – a fronte di mutamenti sociali ed economici epocali. Con un mix di conservatorismo, tipico dei montanari, è qualche buona intuizione su come declinarlo in nuovi settori di attività (welfare e politiche del lavoro). Buona lettura.
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