Non profit

Piccola ed efficente. La solidarietà che non spreca niente

Onlus sotto la lente: Fondazione James non morir

di Antonietta Nembri

Aiutare i poveri e i bisognosi. Questa la mission della Fondazione James non morirà, che per bocca del suo presidente – fondatore, Franco Romagnoli ricorda «siamo al di fuori di ogni organizzazione, non lavoriamo con strutture pubbliche. Non facciamo cooperazione, semplicemente aiutiamo. Siamo una fondazione costituita da privati, la nostra famiglia, e aiutati da amici e ora grazie al passa parola da diverse persone». Una premessa indispensabile per cercare di capire il funzionamento di una onlus che destina la quasi totalità delle sue risorse (il 99,6%) alla sua mission: la gestione del Villaggio dei bambini ad Adwa, nella regione del Tigray nel Nord dell?Etiopia. Qui vengono ospitati i bambini orfani, un centinaio, mentre al centro di emergenza sono accolti una ventina di bambini con problemi di denutrizione. Sorta nel 2002, la fondazione ha un obiettivo preciso: aiutare donne e orfani in Africa. «Mio figlio Francesco ha fatto la scelta di andare a vivere in Etiopia. Per due anni e mezzo, è stato ospitato. Poi ha chiesto un terreno alle autorità e nel 2004 ha iniziato a costruire un villaggio per bambini orfani, che è stato finito in un anno, con dei tempi incredibili, non solo per l?Africa, ma anche per l?Italia», racconta Franco Romagnoli. Il Villaggio funziona sulla falsariga dei più noti Villaggi Sos: donne locali ?adottano? sei – otto orfani. Ma accanto a questo gesto non mancano anche dei progetti di lavoro che interessano un po? tutto il personale (una cinquantina di persone) che ruota attorno alla struttura di accoglienza per bambini e al centro di emergenza (giardinieri, guardiani, le stesse mamme adottive e poi chi si occupa della scuola e dell?orto) per la terapia alimentare (medico locale, infermiere). Francesco Romagnoli e la moglie Nevia Farè si occupano a tempo pieno del Villaggio dei bambini in Etiopia. Il progetto per cui lavora la fondazione, definito di ?multisolidarietà? viene sostenuto dagli aiuti che arrivano soltanto da privati: «Non facciamo raccolte fondi, ci affidiamo al passaparola. Capita che qualche giornale faccia degli articoli sulla nostra esperienza, poi un po? di conoscenza arriva anche attraverso il sito», spiega Romagnoli, che di mestiere fa il commercialista. «Tra i privati sono incluse pochissime ?imprese? le quali, peraltro, ci versano delle somme a titolo di erogazione liberale e non di devoluzione statutaria o deliberata dagli organi societari, degli utili di esercizio. In genere queste poche imprese, e per cifre assai limitate, ci versano delle somme in sostituzione degli omaggi natalizi, chiedendoci poi di attestare di avere ricevuto questa elargizione destinata alla nostra attività istituzionale, in modo da poter segnalare ai propri clienti il comportamento ?etico e sociale? dell?impresa o società. Su mille persone che vengono avvisate, ce ne sono dieci che ci mandano ulteriori offerte». A oggi la fondazione ha più di 3mila offerenti e oltre 800 sostegni a distanza attivi. A far funzionare il tutto in Italia sono Franco Romagnoli con la moglie Luciana e un gruppo di amici, «e questo ha eliminato ogni costo amministrativo e generale». Gli unici costi sono le spese bancarie e postali. I numeri di James: Fondi raccolti nel 2005 659.919 euro di cui: da privati 100% da enti pubblici 0% Utilizzo fondi 2005: per erogazioni 99,6% per spese generali 0,4% Personale: dipendenti 0 volontari 4 progetti lavoro 50 Fondazione James non moriràvia G. Nicotera, 29 – 00195 Roma www.jamesnonmorira.org


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