Non profit
Piattaforme per il crowdfunding: crisi o evoluzione?
GoFundMe, la più importante piattaforma americana di donazioni online, ha appena annunciato il licenziamento di 94 dipendenti. Le donazioni tramite piattaforme calano ovunque. Il futuro del crowdfunding? Sta nel passaggio da piattaforme di donazione a piattaforme di (co)progettazione
Anche se il famigerato WEB3 è ancora un oggetto dai contorni sfumati, c’è aria di grandi cambiamennti nel mondo del digitale e in particolare delle grandi piattaforme nate ormai quasi vent’anni fa sull’onda dei processi della cosiddetta disintermediazione. Licenziamenti, crolli in borsa, fuga di utenti, modifica dei piani industriali… qualcosa di nuovo sta succedendo e mostra tutta la stanchezza e la disillusione delle persone verso i meccanismi che in passato hanno decretato il successo di questi giganti e che oggi mostrano invece tutta la loro fragilità. Ne parliamo qui perché questo fenomeno riguarda anche il settore del crowdfunding e delle donazioni online.
È di qualche giorno fa il comunicato di Tim Cadogan, CEO della più importante piattaforma americana di donazioni online, GoFundMe, che annuncia il licenziamento di 94 dipendenti. «Negli ultimi mesi abbiamo visto le donazioni diminuire, mentre le persone lottano con budget ridotti a causa dell’aumento dell’inflazione. Di fronte a questo importante cambiamento macroeconomico, alcuni dei nostri sforzi per incoraggiare e consentire a più persone di aiutarsi a vicenda non hanno avuto il successo che ci aspettavamo», si legge nel comunicato (https://lnkd.in/ddVaCVdB).
La crisi delle donazioni e delle piattaforme
La crisi delle donazioni non riguarda solo l’online o solo l’America. In Italia è stata fotografata nel recente rapporto dell’Istituto Italiano della Donazione: i dati sono inequivocabili, calano le donazioni del 2-3% e soprattutto calano i volontari 3-4%. Insomma, il Terzo settore in generale cresce ma si trova di fronte a sfide che costringeranno a ripensare strategie ed azioni. Prendiamo ad esempio le piattaforme italiane di donation-reward, che nel 2018 erano più di 50 e oggi sono meno di una ventina. Già lo scorso anno si era segnata una flessione rispetto all’anno precedente, dovuta soprattutto all’effetto Covid, ma è molto probabile che nel 2022 avremo un ulteriore calo, a questo punto strutturale, nel numero di utenti, progetti e transazioni.
Le cause sono diverse e non sempre chiare, certamente bisogna tenere conto dell’impoverimento delle famiglie, del peso dell’inflazione, del numero crescente degli strumenti di donazione che ormai sono presenti praticamente su tutti i social e anche dell’incredibile varietà di soggetti che ricorrono al fundraising: non più solo associazioni, onp, onlus o ong ma anche privati, influencer, content creator… insomma, tutti. A questo si aggiunge una diffusa sensazione di “emergenza permanente” su temi epocali (ambiente, energia, guerra, pandemie, grandi migrazioni) che fanno apparire i piccoli progetti territoriali più come rimedi omeopatici – o peggio cosmetici – che reali soluzioni per problemi troppo complessi. Vero o falso che sia, sappiamo che la percezione spesso vince sulla realtà.
Da piattaforme di donazione a piattaforme di (co)progettazione
Proprio per i motivi sopra elencati, da qualche anno stiamo assistendo alla lenta evoluzione delle piattaforme di crowdfunding che si stanno dotando di processi integrati di accompagnamento e formazione, di co-finanziamento e match-funding e che sempre più spesso ospitano call e bandi proposti da fondazioni, aziende, comuni e università.
Questo succede perché le piattaforme di crowdfunding, rispetto ai social tradizionali, sono spazi protetti e generosi, capaci di costruire flussi di valore condiviso rendendo del tutto irrilevanti quelle dinamiche relazionali che proliferano sui social come odio, bullismo, fake news ed ego-espansi. Su una piattaforma generativa sei rilevante solo se costruisci, se realizzi qualcosa in grado di portare un impatto positivo alla comunità che quell progetto ha proposto e sostenuto. Per questo nel crowdfunding si moltiplicano progetti di CSR, iniziative maturate all’interno di strategie ESG o di Open Innovation a cui si stanno aggiungendo iniziative proposte da Pubbliche Amministrazione magari costruite grazie a fondi europei.
Non è quindi un caso che, sempre dal rapporto dell’Istituto Italiano della Donazione, emerga un fenomeno in controtendenza, ovvero l’aumento esponenziale delle donazioni da parte delle aziende. Tutto questo sta contribuendo ad una vera e propria mutazione, da semplici e neutrali piattaforme “strumento” per donazioni P2P, a processi articolati per favorire capacitazione, scouting, selezione, co-progettazione, funding e misurazione dell’impatto. E attenzione… la parte di funding non sempre è quella principale.
È una traiettoria imposta dalle esigenze della nuova progettazione sempre più intenzionale, condivisa, partecipata, trasparente, misurabile e diffusa. La sfida è aperta.
*Angelo Rindone è AD di Folkfunding srl Benefit e fondatore di Produzioni dal Basso
Foto Unsplash
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.