Leggi

Piano sanitario, la scommessa è nelle regioni

Via libera dal Consiglio dei ministri al Piano sanitario nazionale 2002-2004. Un commento al documento dal responsabile del tribunale per i diritti del malato

di Benedetta Verrini

Via libera dal Consiglio dei ministri al Piano sanitario nazionale 2002-2004. Il documento, presentato dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia, è suddiviso in due parti: una costituita di dieci progetti obiettivo, la seconda di obiettivi generali sulla promozione della salute, l?ambiente e il sociale. «Un buon documento, ma rischia di restare lettera morta» dice Stefano A. Inglese, responsabile delle politiche del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.

Le linee guida della sanità futura sono state illustrate giovedì 28 marzo dal ministro Girolamo Sirchia al Consiglio dei ministri. Nella sintetica presentazione del ministro, che ha definito il Servizio sanitario nazionale «accettabile», anche se «molto deve essere ancora fatto perché diventi più giusto, più equo e accessibile alla gente», sono stati illustrati i nodi problematici del sistema-sanità. Il primo della lista riguarda i servizi erogati e le liste d?attesa: «Non possiamo accettare che alcuni pazienti attendano oltre i limiti concessi per avere le prestazioni» ha dichiarato Sirchia, sollecitando le Regioni a ridurre i tempi d?attesa delle patologie acute che non possono aspettare. Un lungo passaggio del Piano è poi dedicato alla problematica della non autosufficienza delle persone croniche, degli anziani e dei disabili, per i quali il ministro ha prospettato la creazione di un fondo in grado di coprire i rischi della non autosufficienza. Altro obiettivo su cui s?intende puntare è quello dell?ospedalizzazione a domicilio, in particolare per le persone che necessitano di cure palliative, terapie infusionali e dialisi. A questo il Piano aggiunge un impegno particolare per il miglioramento della qualità delle cure e lo sviluppo della professionalità degli operatori sanitari.
«Difficile non condividere gran parte degli obiettivi di questo Piano» commenta Stefano A. Inglese. «Come non concordare con la necessità di abbattere le liste d?attesa o di garantire una tutela effettiva ai malati che perdono l?autosufficienza? Ci domandiamo, piuttosto, quanta parte di tutto questo abbia la possibilità di essere realizzata, visto che le Regioni hanno già scritto i loro Piani sanitari regionali e, soprattutto, devono far quadrare i bilanci». Sulla responsabilizzazione effettiva delle Regioni e sulle risorse necessarie per realizzare gli obiettivi, il Piano è stato in effetti valutato come piuttosto sbrigativo. Sembra dare per scontato che gli stanziamenti previsti nella Finanziaria siano sufficienti a coprire le spese per i livelli essenziali di assistenza, quando proprio in quella legge «si scopre che per finanziare l?emergenza mucca pazza si sottraggono fondi agli interventi in favore dei disabili» dice ancora Inglese.
Riserve impegnative, che si scontrano con la rigorosa individuazione dei problemi e delle soluzioni operative che il Piano mette in luce, in particolare nel capitolo sulla ?Salute e il sociale?. Mortalità legata all?esclusione sociale, malattia mentale, tossicodipendenza e salute in carcere: sono tutte problematiche analizzate dettagliatamente nel documento. Per migliorare l?assistenza neonatale e dei bambini, ad esempio, si sollecita la riduzione del tasso di ospedalizzazione e l?attivazione di un servizio di trasporto di emergenza neonatale in ogni regione. Per quanto riguarda la salute mentale, il Piano ribadisce la necessità di superare «finalmente qualsiasi approccio custodialistico» e propone di sperimentare (nel rispetto del Progetto Obiettivo salute mentale 1998-2000), un modello di coordinamento interdipartimentale con i settori materno-infantile, anziani, tossicodipendenze, garantendo continuità terapeutica dei problemi di salute mentale del paziente. Infine, il Piano mette tra gli interventi prioritari anche le tossicodipendenze, la sanità penitenziaria e la salute degli immigrati.

Dieci obiettivi strategici
1. Monitorare i livelli di assistenza e ridurre le liste di attesa
2. Sviluppare l?assistenza socio sanitaria integrata per disabili, cronici e anziani
3. Sviluppare l?ospedalizzazione a domicilio
4. Garantire e monitorare la qualità delle cure e delle tecnologie sanitarie
5. Potenziare il capitale umano e sviluppare la formazione permanente degli operatori
6. Trasformare i piccoli ospedali in centri territoriali per la prevenzione, la riabilitazione, la convalescenza, la prima diagnosi e il primo soccorso
7. Potenziare i servizi di urgenza ed emergenza
8. Promuovere la ricerca e favorire gli investimenti
9. Sviluppare gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione istituzionale sulla salute
10. Promuovere l?uso corretto dei farmaci e la farmacovigilanza

Info: www.governo.it

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.