Formazione
Piano sanitario: ecco gli interventi sociali
Mortalità legata all'esclusione sociale, malattia mentale, tossicodipendenza e salute in carcere: tutti i problemi e le strategie d'intervento del ministero della Salute
Il nuovo Piano sanitario nazionale, approvato oggi dal Consiglio dei ministri, dedica un capitolo specifico a “Salute e sociale”, mettendo in stretta relazione la condizione di povertà ed emarginazione ai tassi di mortalità delle persone, che in alcune zone d’Italia “presentano uno svantaggio nella aspettativa di vita di 13 anni per gli uomini e 7 per le donne, rispetto al resto della popolazione”.
Il capitolo analizza i problemi e gli interventi da mettere in atto per la salute dei minori, denunciando che la presenza di un pediatra è garantita nel 50% degli ospedali, percentuale che nel pronto soccorso scende al 30%. Inoltre, “Malgrado la Convenzione Internazionale di New York e la Carta Europea dei bambini degenti in ospedale (con la risoluzione del Parlamento Europeo del 1986), ancora più del 30% dei pazienti in età evolutiva viene ricoverato in reparti per adulti e non in area pediatrica”.
Tra gli obiettivi da realizzare per i prossimi tre anni, il Piano indica allora la riduzione del tasso di ospedalizzazione per un 10% all’anno; l’attivazione di un servizio di trasporto di emergenza neonatale in ogni regione; l’incremento dell?adozione di strutture socio-sanitarie alternative, quali l’ospedalità a domicilio ed in strutture residenziali funzionalmente collegate con gli Ospedali.
Per quanto riguarda la salute mentale, il Piano prende atto dell’importanza crescente dei problemi di disagio psichico, situazione che accomuna tutti i paesi industrializzati. Tra le aree critiche, viene individuata la “disomogenea distribuzione dei Servizi sul territorio nazionale, con particolare riferimento ai Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura ospedalieri, ai Centri Diurni ed alle Strutture Residenziali per attività riabilitative, insieme ad una mancanza di coordinamento fra i servizi sociali e sanitari per l?età evolutiva, i servizi per gli adulti ed i servizi per i soggetti anziani”. Per questo, il provvedimento si propone di sperimentare, nel rispetto del modello dipartimentale di cui al Progetto Obiettivo Salute Mentale 1998-2000, “un modello di Coordinamento Interdipartimentale che garantisca in ciascuna Azienda Sanitaria l?integrazione funzionale con i Dipartimenti materno-infantile, anziani, tossicodipendenze e con i Distretti, garantendo certezza di presa in carico e di continuità terapeutica condivisa dei problemi di salute mentale del paziente, qualunque sia il punto di accesso, pubblico o privato accreditato; alla realizzazione dei programmi del coordinamento interdipartimentale devono partecipare le strutture del privato sociale ed imprenditoriale accreditate”.
Il Piano richiede inoltre il coinvolgimento periodico delle associazioni dei familiari, la promozione dei gruppi di auto-aiuto, il potenziamento dei servizi territoriali di diagnosi, quelli di day hospital, le comunità di accoglienza e i servizi di pronto soccorso; il superamento dei manicomi pubblici e privati “superando finalmente qualunque approccio custodialistico”.
La parte relativa alle tossicodipendenze avverte la volontà di promuovere una “cultura istituzionale idonea a contrastare l?idea della sostanziale innocuità delle droghe e l?atmosfera di ?normalità? in cui il loro uso, non di rado, si diffonde determinando un pericoloso abbassamento dell?allarme sociale”. Richiama il recente insediamento del Commissario straordinario di governo, “in qualità di responsabile del Dipartimento Nazionale per le Politiche Antidroga, che avrà il compito di coordinare le politiche e le competenze oggi distribuite in diversi Ministeri, così da progettare un Piano Nazionale più incisivo ed efficace”. Conferma la volontà di garantire “la libertà di scelta del cittadino/tossicodipendente e della sua famiglia di intraprendere i programmi riabilitativi presso qualunque struttura autorizzata su tutto il territorio nazionale, sia essa pubblica che del privato sociale”. Tra i problemi prioritari legati alla tossicodipendenza il Piano riconosce il fenomeno del consumo di droghe in carcere: “si dovranno, pertanto, snellire le procedure amministrative e potenziare le presenze di educatori e volontari all’interno delle strutture penitenziarie, per motivare il maggior numero di tossicomani detenuti a scegliere la strada del cambiamento e della riabilitazione”.
Tra i punti conclusivi del capitolo sul sociale, il Piano evidenzia la sanità penitenziaria e la salute degli immigrati. Nel primo caso, individua come obiettivi l’attivazione di “programmi di prevenzione primaria per la riduzione del disagio ambientale e rendere disponibili programmi di riabilitazione globale della persona”, di “programmi per la riduzione dell’incidenza di malattie infettive tra i detenuti” e il miglioramento della qualità delle prestazioni di diagnosi, cura e riabilitazione.
Per quanto riguarda la salute degli stranieri, il Piano evidenzia una “sostanziale mancanza di elasticità dell?offerta di servizi, a fronte dei nuovi problemi di salute di questi nuovi gruppi di clienti”, e indica tra le azioni necessarie il miglioramento dell’assistenza alle straniere in gravidanza, la riduzione dell’incidenza dell’HIV e della tubercolosi; il raggiungimento della copertura vaccinale della popolazione infantile immigrata; la riduzione degli infortuni sul lavoro.
La sintesi del Piano sanitario nazionale è disponibile sul sito: www.governo.it
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