Welfare

Piano nidi: più che quanti posti, conta dove

Un servizio omogeneo sul territorio è la precondizione affinché l'asilo nido rivesta una funzione educativa e non solo sociale. Nord/sud e Centri urbani/comuni periferici sono le due principali linee di frattura odierne. Mancano almeno 100mila posti per arrivare al 33% di copertura, obiettivo che il PNRR promette di raggiungere entro il 2026. Ma il tema vero è un altro: «Se l'obiettivo del 33% verrà raggiunto potenziando solamente le aree del paese già più "infrastrutturate" significa che le risorse europee, nonostante il conseguimento del target, non saranno servite per abbattere le distanze esistenti», dice Con I Bambini

di Redazione

Diciotto posti e mezzo: è questa la misura del gap fra nord e sud del Paese, rispetto agli asili nido. A fronte di un Centro-Nord che ha 32 posti ogni 100 bambini con meno di 3 anni e quindi ha quasi centrato l'obiettivo europeo del 33% di copertura, nel Mezzogiorno i posti ogni 100 bambini sono solo 13,5. Concretamente, mentre a Bolzano ci sono quasi 7 posti ogni 10 bambini in età da nido, a Catania e Crotone i posti sono quasi 5 ma non su 10 bensì su 100 bambini. Forte anche la differenza tra comuni polo e comuni periferici e ultraperiferici: 13,8 punti. La prima provincia italiana per posto in asilo nido è Ravenna, con 46,8 posti ogni 100 bambini; ultima è Caltanissetta, con 6,2% posti. Tutti i 10 capoluoghi con meno posti rispetto all'utenza potenziale si trovano nel Mezzogiorno, e in particolare in Sicilia, Campania e Calabria. Tutti i 10 capoluoghi con più posti sono nell’Italia settentrionale, eccezion fatta per Sassari, al quinto posto, con 55,3 posti ogni 100 bambini under3.

I dati sono quelli del Rapporto nazionale sugli asili nido, promosso da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e presentato oggi. La copertura media italiana è di 25,5 posti in asilo nido ogni 100 bambini, ancora sotto quel 33% che doveva essere raggiunto in tutta Europa entro il 2010. Se nella fascia tra i 3 anni e la scuola dell’obbligo (quella coperta dalle scuole dell'infanzia) l'Italia è tra i paesi Ue con il maggior sviluppo del servizio, nella cura dei primi 1.000 giorni siamo ancora lontani dal garantire un'offerta adeguata: mancano circa 100mila posti per raggiungere questo target. Non solo: il parametro europeo viene calcolato su tutti i posti disponibili sul territorio nazionale (pubblici e privati, comprendendo sia nidi che i servizi integrativi) ma se volessimo arrivare alla copertura del 33% solo con asili nido pubblici, i posti aggiuntivi necessari sarebbero quasi 300mila.

Il Piano italiano di ripresa e resilienza ora stanza 4,6 miliardi di euro per costruire nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia e l’obiettivo di creare circa 228mila nuovi posti, così da raggiungere la media europea del 33% entro il 2026. «Un investimento strategico per l’Italia, poiché partire presto e bene cambia tutta la vita delle persone. E se ciò è vero in generale, lo è ancor più per chi nasce in situazione di esclusione e fragilità», sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini. «Il potenziamento dei servizi da solo però non basta. Si deve puntare soprattutto a ridurre i divari tra i territori, che sono molto ampi come dimostra il report. Sono importanti anche i processi, il come si raggiunge l’obiettivo. Abbiamo imparato grazie ai 384 progetti sostenuti dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che è di decisiva importanza puntare sulle comunità educanti che permettono di raggiungere tutti i bambini e bambine e di rafforzare anche l’azione educativa dei genitori grazie a “alleanze educative” tra scuola, famiglie, privato sociale, civismo educativo, istituzioni locali. “Fare sistema”, soprattutto nelle aree più fragili, è la strada maestra».

Un investimento strategico per l’Italia, poiché partire presto e bene cambia tutta la vita delle persone. Il potenziamento dei servizi da solo però non basta. Si deve puntare soprattutto a ridurre i divari tra i territori, che sono molto ampi come dimostra il report. Sono importanti anche i processi, il come si raggiunge l’obiettivo.

Marco Rossi Doria, presidente di Con i Bambini

Il target del 33% però di per sé non basta. «L'obiettivo del 33% deve essere calato in questi divari, per ridurli. Se esso verrà raggiunto potenziando solamente le aree del paese già più "infrastrutturate" significa che le risorse europee, nonostante il conseguimento dell'obiettivo nazionale, non saranno servite per abbattere le distanze esistenti», si legge nel report. «Un esito che sarebbe in aperta contraddizione con l'obiettivo di riequilibrio territoriale indicato dal decreto 65/2017. Ma anche con le stesse premesse del piano italiano di ripresa e resilienza.

Il gap tra centro-nord e resto del paese e quello fra centri urbani e aree periferiche e ultraperiferiche si sommano. Sono le due principali linee di frattura che oggi limitano un'offerta omogenea del servizio, che è il presupposto affinché l'asilo nido rivesta una funzione educativa e non solo sociale. Mettere a fuoco queste differenze nell'offerta di servizi è essenziale, perché altrimenti si rischia di vanificare le politiche in materia. «Nel post-Covid il ruolo degli asili nido e dei servizi prima infanzia sarà ancora più strategico. Una loro maggiore presenza, come abbiamo detto, non è solo una questione sociale o assistenziale. Riguarda prima di tutto le opportunità educative a disposizione del minore e la sua possibilità di avere accesso – fin dai primi anni di vita – ad un percorso educativo di qualità, a prescindere dal reddito della famiglia. Potenziare i servizi per la prima infanzia è una delle politiche pubbliche a disposizione per aumentare le opzioni a disposizione delle donne, su cui a causa di pregiudizi sociali gravano più frequentemente le responsabilità di cura dei figli. In questo senso, un'estensione più omogenea del servizio, con l'obiettivo di superare i divari che approfondiremo nel corso del report, può dare un contributo fondamentale per ridurre le distanze educative, sociali, economiche, di genere e territoriali presenti nel paese», è scritto nel rapporto.

«La povertà educativa dei bambini e delle bambine affonda le radici già nella prima infanzia, e si consolida ben prima della scuola primaria. D’altro canto, è dimostrato come un asilo nido di qualità rappresenti, per i bambini, uno strumento efficacissimo di riduzione delle diseguaglianze di ingresso nel sistema scolastico ed un investimento fondamentale per prevenire la dispersione», ha commentato Raffaela Milano direttrice Programmi Italia-EU Save the Children Italia onlus, partecipando alla presentazione del Report. «L’analisi elaborata dall’Osservatorio Povertà Educativa di Con i Bambini presenta in modo accurato i gravi squilibri oggi esistenti, in Italia, nella rete dei servizi. Proprio nei territori dove c’è maggior povertà educativa e dispersione scolastica mancano gli asili nido e questo rende anche più difficile, per le giovani donne, l’ingresso nel mondo del lavoro. È fondamentale riflettere su questi dati alla vigilia della presentazione in Europa del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, affinché gli obiettivi del piano siano rivolti a fare un passo in avanti decisivo nella disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia in tutto il paese e, allo stesso tempo, a riequilibrare questi drammatici divari territoriali».

Foto di Tatiana Syrikova da Pexels

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