Formazione

Piacenza, in classe si impara anche il commercio equo e solidale

L'istituto superiore Romagnosi di Piacenza è stata la prima scuola ad aver ricevuto il riconoscimento di «Scuola Fairtrade», conferito da Fairtrade Italia. La certificazione è arrivata dopo un lungo percorso, durante il quale 25 ragazzi si sono cimentati nella creazione di un'azienda rispettosa dei diritti dei lavoratori e dell'ambiente assieme ai coetanei tedeschi e francesi

di Veronica Rossi

Anche se pare scontato, è sempre bene ripeterlo: la scuola è una palestra di vita, in cui i ragazzi imparano a diventare gli adulti del domani. E come dovrebbero essere le persone che riceveranno in eredità il futuro del nostro pianeta? All’istituto superiore Romagnosi di Piacenza si insegna il valore del rispetto dei diritti e dell’ambiente, attraverso un progetto apripista in Italia. L’istituto, infatti, ha ottenuto – primo sul territorio nazionale – il riconoscimento di «Scuola Fairtrade»,conferito da Fairtrade Italia, ramo italiano dell’organizzazione internazionale che lavora per la giustizia sociale e climatica lungo le filiere globali, responsabile nel nostro paese della gestione del Marchio Fairtrade.

Il titolo arriva dopo un percorso iniziato nel 2022 e svolto in particolare dai 25 studenti della terza dello scorso anno – oggi quarta – dell’indirizzo in relazioni internazionali, coinvolti in un gemellaggio internazionale con il Norbert Gymnasium Knechtsteden di Dormagen in Germania e il Lycee Philippe Lamour di Nimes in Francia. «Abbiamo accolto l’invito della scuola tedesca a collaborare nella creazione di un’impresa simulata», racconta Daniela Scaglioni, docente di inglese, vicepreside e coordinatrice della classe, «con l’obiettivo di promuovere i prodotti del commercio equo e solidale». Questa attività, oltre ad aiutare i ragazzi a mettere in pratica gli insegnamenti di business appresi durante le lezioni, ha offerto importanti spunti di educazione civica. Durante i mesi del progetto, infatti, gli studenti hanno sviluppato la loro idea di azienda – anche grazie a un autofinanziamento da parte delle famiglie –, hanno gestito dei banchetti agli open day, creato loghi e merchandise. Ma non solo: novità delle ultime settimane è che collaboreranno col bar della scuola perché quest’ultimo venda prodotti provenienti dal commercio equo e solidale. «Uno degli obiettivi che gli alunni hanno sviluppato in autonomia e quello di utilizzare le entrate provenienti dalla loro attività non solo per finanziare il progetto d’azienda, ma anche enti di beneficenza», continua Scaglioni. «Scopo dell’iniziativa, come i giovani coinvolti riconoscono e sottolineano, è anche divulgare consapevolezza su ciò che ci sta attorno e sui modi in cui viene prodotta la merce che acquistiamo, perché spesso non ci prestiamo abbastanza attenzione».

Già al primo viaggio in Francia, però, i ragazzi dell’istituto Romagnosi si sono accorti di una cosa: sia la scuola di Nimes che quella di Dormagen avevano una certificazione Fairtrade. «Indagando, abbiamo scoperto che in Germania gli istituti che hanno questo titolo sono ben 860», rammenta la docente, «così i nostri studenti hanno iniziato a chiedersi perché non potessimo ottenerlo anche noi e perché non ce l’avesse nessuno qui in Italia». Ed è così che, con l’aiuto di Faitrade Italia, è iniziato il percorso che ha portato al riconoscimento. «Quello che abbiamo conferito non è un premio, perché lo spirito non è ricompensare un risultato eccezionale»spiega Giuseppe Di Francesco, presidente di Fairtrade Italia, «ma riconoscere che nell’istituto è avvenuto un cambiamento stabile e che è stato avviato un percorso di consapevolezza sui temi dei diritti delle persone e dell’ambiente». L’organizzazione internazionale ci tiene al lavoro con le scuole. «Pensiamo possa essere fonte di ispirazione dialogare con i più giovani, che spesso ci stupiscono e ci insegnano molto», continua il presidente. «Inoltre, i ragazzi possono diventare ambasciatori dei valori del commercio equo, per far diventare l’attenzione all’eticità dei prodotti che si acquistano un costume consolidato delle persone».

I ragazzi coinvolti nel progetto sono entusiasti e non vedono l’ora di diffondere le conoscenze che hanno appreso ai loro coetanei. «Nei prossimi mesi realizzeranno una campagna di formazione nelle altre classi», anticipa Scaglioni, «e a questo scopo hanno preparato anche un ebook». Se finora le attività degli studenti si sono concentrate sulla filiera alimentare, nei prossimi mesi il focus sarà sul tessile,uno dei settori più inquinanti dell’industria contemporanea. «Insieme alle altre scuole, durante l’ultimo incontro abbiamo parlato di fast fashion, slow fashion e greenwashing», dice la docente, «e abbiamo anche realizzato un laboratorio con due esperte di Altromercato di Cremona». La volontà, quindi, è di continuare sulla via della promozione dei diritti dei lavoratori e del rispetto dell’ambiente, anche quando la classe interessata dal progetto avrà concluso il suo percorso. «Ci piacerebbe trasformare questo lavoro in un’attività extrascolastica aperta a tutti i ragazzi dell’istituto, così da dargli continuità», aggiunge la vicepreside.

L’augurio, da parte di Fairtrade Italia, è che molti istituti seguano la strada tracciata del Romagnosi. «Questa campagna è un modo per sistematizzare l’impegno che già da anni portiamo avanti insieme alle scuole: pensiamo che nel 2023 ci saranno altri riconoscimenti», conclude De Francesco. «Confidiamo che questo sia un primo seme capace di generare altri risultati nei prossimi mesi e anni».

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