Non profit

Piace ai contribuenti. Ma non all’apparato e a tanta politica.Che in questi anni sul 5per mille..

Il fisco che piace

di Gabriella Meroni

Flashback. 28 maggio 2004, Assago, convegno di Forza Italia. Parlando della riforma fiscale «punto numero uno del contratto con gli italiani», il ministro dell?Economia, Tremonti lancia un?idea: «Penso a un 8 per mille per il terzo settore». Vabbe?, dopo il condono e la vendita dei beni di Stato Tremonti ne ha inventata un?altra, le agenzie di stampa battono due righe. 5 giugno, convegno dei giovani di Confindustria: «Estenderemo l?8 per mille al non profit». Ecco, l?ha ripetuto. Vita raccoglie le reazioni del terzo settore: ma che idea, no a una guerra tra poveri, facciamo funzionare piuttosto il vero 8 per mille ecc. ecc. Agosto 2004, Meeting di Rimini: «Sosteniamo il non profit, magari con un 7 per mille, per non confonderlo con l?8?». Il messaggio è chiaro. Ma la politica resta scettica. E poi Tremonti non è quello della de-tax, lo sconto fiscale dell?1% sulle transazioni commerciali da destinare al sociale? E dov?è finita, poi? «Siamo ormai abituati agli annunci ad effetto del ministro Tremonti che si rivelano puntualmente dei bluff», reagì il senatore Ds, Nuccio Iovene, ex segretario del Forum del terzo settore. Proposta insomma non bocciata: bocciatissima.

Dicembre 2005: tra le pieghe della Finanziaria ecco spuntare, «in via provvisoria e sperimentale», il primo 5 per mille. Destinatari: onlus, ricerca scientifica e sanità, servizi sociali dei Comuni. Fermi tutti: e se invece fosse una buona idea?

Un consenso inaspettato
Certo, qualche dubbio rimane: è una misura fiscale poco nota, complicata (bisogna inserire un codice fiscale di 11 cifre!), rischia di confondersi davvero con l?8 per mille. A crederci sono comunque oltre 30mila organizzazioni che si affrettano a candidarsi, e incrociano le dita. Alla chiusura della stagione delle dichiarazioni, la bomba: sei contribuenti su dieci hanno firmato nel riquadro giusto, moltissimi si sono ricordati il codice fiscale, su onlus e Comuni piovono, a conti fatti, 328 milioni di euro. Un successo clamoroso.

Non tutti festeggiano, però. Dalle parti del Dipartimento delle Finanze – dove si è insediato, dopo il cambio di governo, Vincenzo Visco – si rendono presto conto che il 5 per mille è come la peperonata: buonissima, ma pesante da digerire. Milioni di dichiarazioni da vagliare, dati da incrociare, scelte da attribuire, documenti da esaminare, controlli da fare, raccomandate da inviare, contestazioni da arginare. Soprattutto, alla fine: somme da liquidare. E un particolare più indigesto degli altri: una copertura economica non indifferente da trovare da qualche parte, visto che l?effervescente Tremonti si era «dimenticato» di inserirla, scaricando l?onere sui successori.

Sarà per questo, sarà per altro, fatto sta che nel 2006 comincia la via crucis del 5 per mille, cui tocca la sorte delle fidanzate il cui innamorato giura di amarle tanto, ma che sistematicamente dimentica l?anniversario. Arriva infatti l?autunno, tempo in cui schiere di tecnici-sherpa mettono a punto la Finanziaria, e nel primo testo presentato il 5 per mille non c?è. Se ne accorgono le associazioni, che lanciano l?allarme. Ma il governo tiene botta, mandando avanti il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero: «Nella confusione del varo della manovra, che abbiamo stilato con grande fatica l?ultima notte utile, ci dev?essere scappata. Ma rimedieremo».

Il ministro ci crede, e si spende per reintrodurlo, ma contemporaneamente denuncia i mal di pancia della maggioranza: «Sto litigando su questa misura», sbotta a un certo punto, «perché c?è un problema di costi». Alla fine, in perfetto stile italiano, un compromesso si trova, anche se punitivo per il non profit: in Finanziaria il 5 per mille torna, ma con un ?tetto? di 250 milioni di raccolta massima. Il terzo settore reagisce, parte la campagna di Vita «Alziamo il tetto» che raccoglie oltre 12mila firme; si muovono parlamentari – su tutti, quelli dell?Intergruppo per la Sussidiarietà guidati da Maurizio Lupi e gli instancabili Luigi Bobba e Francesco Ferrante -, gli onorevoli Giorgio Benvenuto (Ds) e Giorgio Jannone (Forza Italia) preparano una proposta di legge per stabilizzare il 5 per mille, il Forum del terzo settore protesta, se ne discute per mesi. Finché, puntuale come la prima campanella, si arriva alla stesura della Finanziaria per il 2008. Ed ecco la sorpresa: il tetto si alza a 400 milioni, ma il 5 per mille sparisce di nuovo. «Dimenticato» per la seconda volta (Freud avrebbe qualcosa da dire), nonostante nel frattempo una petizione del Sole24ore abbia raccolto oltre 5mila firme per chiedere al governo di rendere stabile il contributo con una legge dedicata.

Un futuro incerto
Ma le sorprese non sono finite, perché anche quando il governo riesce faticosamente a rimetterlo in Finanziaria, ci piazza un ?tettuccio? di soli 100 milioni di euro, contro i 400 annunciati. E la vicenda si tinge pure di giallo: «Queste cifre sono scomparse», balbetta Ferrero, lasciato solo dai colleghi ministri a difendere l?indifendibile, «posso solo dire che il testo uscito dal Consiglio dei ministri non è lo stesso che ci era entrato». Spy story a parte, la campagna per alzare il tetto riparte, in un gigantesco déja vu. Che alla fine, lasciando stremati tutti i protagonisti della vicenda, raggiunge il risultato: tetto alzato a 380 milioni.

Tutto è bene quel che finisce bene? Non troppo. Perché il 2007 è anche l?anno in cui le procedure di iscrizione per gli enti diventano impossibili: le istruzioni vengono pubblicate a pochi giorni dalla presentazione delle dichiarazioni dei redditi, le prime versioni dei Cud non riportano i riquadri, a due milioni di pensionati Inpdap sono recapitati i moduli incompleti, a giugno esce un decreto della presidenza del Consiglio che impone alle onlus di inviare ulteriori documenti nel giro di tre settimane? insomma, una Waterloo, e non nel senso in cui la intendeva il manager Telecom più famoso del web.

Con due particolari non trascurabili: primo, a oggi nessuna organizzazione ha ancora visto un euro. Secondo: quest?anno, i beneficiari del 5 per mille sono saliti a 77mila, ovvero sono più che raddoppiati. Il tetto – indovinate un po?? – è stato alzato solo di 5 milioni. Buona fortuna, 5 per mille.


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