Sostenibilità

Philippe Daverio: «L’Italia? ha un’aura in più»

«Non esiste altro luogo al mondo così capace di preservare intatte la sua cultura e le sue genti» così il critico d’arte italo francese spiega il successo di Passepartout

di Redazione

Philippe Daverio, alsaziano di nascita e milanese d?adozione, critico d?arte, gallerista, autore e conduttore televisivo (vedi box) in questi giorni si trova in Sardegna.

Vita: In spiaggia?
Philippe Daverio: No, sono a Cagliari per lavoro. Sulle orme dei Savoia.

Vita: Cosa c?entrano i Savoia?
Daverio: Passepartout è il contenitore televisivo dei miei viaggi personali attraverso la filiera della storia dell?arte italiana. In questo momento sto preparando un lavoro sull?identità psicologica dell?ex Casa reale nel momento di passaggio dai Savoia ai Savoia-Carignano. Siamo partiti dal loro castello in Val d?Aosta, di quelli cupi, truci. Quindi abbiamo visitato il castello di Manta, nel cuneese, che, all?opposto, ben rappresenta la cultura sofisticata francese che loro tanto ammiravano. Quindi, il palazzo di Racconigi, la residenza più autentica, in cui nasce e si sviluppa la psiche dei Savoia, nelle sue piccinerie e nei suoi gusti. In Sardegna infine abbiamo varcato la soglia della villa dove Carlo Felice e Carlo Alberto hanno vissuto per 15 anni durante il periodo napoleonico. Fino ad ora non vi era entrato nessuno.

Vita: Com?è possibile?
Daverio: Non ne farei un ?caso?. In Italia capita spesso di imbattersi in oggetti d?arte assolutamente sconosciuti. In una trasmissione recente abbiamo raccontato la storia della lapide di Anna. Un reperto del XII secolo che ho visto in un angolo della Zisa di Palermo. Opera di un prete che, in occasione della morte della mamma, Anna appunto, le aveva dedicato quella lapide scritta nelle quattro lingue del Mediterraneo: ebraico, arabo, greco e latino. Magnifico esempio di sincretismo religioso.

Vita: Esperienze di questo tipo possono capire solo nel Belpaese?
Daverio: Questo è un posto unico al mondo. Se vai in Campania trovi ancora gli osco umbri. In fondo alla Toscana ci sono gli etruschi e nelle Marche i piceni. Gente viva, in carne e ossa. Sfido chiunque a trovare un bretone puro sangue in Bretagna e in Grecia non penserete di incontrare un greco antico, al massimo qualche turco. Non a caso siamo un Paese che dopo 2mila anni festeggia ancora il Ferragosto. Anche nella psicologia delle genti, nelle abitudini e nella cultura siamo il popolo più ingessato al mondo. Proprio oggi qui a Cagliari, nel museo archeologico, ho analizzato almeno 12 oggetti di epoca neolitica e nuragica di cui non sapevo assolutamente niente e che potevo trovare solamente qui.

Vita: Un?autenticità che sopravvive meglio in provincia che nelle grandi città, non crede?
Daverio: Non è detto che sia così. Quello che però il piccolo dà e il grande ha smarrito è il sistema dell?aura.

Vita: Sistema dell?aura?
Daverio: Ogni opera è circondata da un?aura, un?atmosfera, un sentimento. Percepire l?aura di Botticelli all?interno degli Uffizi è abbastanza difficile. Centoventi giapponesi armati di macchina fotografica, oltre a un vetro un po? grigio che protegge e anestetizza, costituiscono una barriera insormontabile fra i dipinti e lo spettatore. L?anima dell?opera d?arte ne esce pregiudicata. Se uno invece va a gustarsi Piero della Francesca nelle chiese o nei musei dell?alta Umbria, conquista un rapporto diretto con l?autore. I piccoli musei di provincia, poi, hanno un altro pregio fondamentale.

Vita: Quale?
Daverio: Io sono uno specialista e se in un giorno vedo 500 oggetti sono in grado di selezionarne quattro. È il mio mestiere. Una persona normale quando entra in un grande museo cittadino rischia di perdere l?orientamento. Molto più semplice per esempio concentrarsi solo sugli affreschi di Benozzo Gozzoli nel borgo di Montefalco in provincia di Perugia.

Vita: Torniamo per un attimo a Passepartout. In Italia si diceva che la televisione di qualità era morta e sepolta?
Daverio: Questa è una bufala. Il mio è un programma di saggistica che invece di essere edito da Einaudi è targato Rai e quanto ad ascolti non ci possiamo lamentare. Addirittura mi capita di venir fermato per strada da indiani o senegalesi che mi ringraziano perché dalla nostra finestra riescono a capire un po? di più del Paese in cui vivono. Questo meccanismo però vale anche per gli italiani: girando l?Italia siamo tutti un po? senegalesi.

In TV by night
Un passepartout del belpaese

In onda ogni lunedì su Rai Tre alle 23.40, Passepartout nasce da un?intuizione di Philippe Daverio (conduttore) e Mauro Raponi (regista). Il settimanale, a metà strada fra il saggio antropologico e il pettegolezzo, dedica ogni puntata a un tema specifico prendendo spunto da avvenimenti culturali segnalati dalla cronaca o dai viaggi di Daverio su e giù per lo Stivale alla ricerca dei tesori nascosti del patrimonio artistico italiano. Secondo le rilevazioni dell?Auditel, nella fascia oraria di riferimento Passepartout vanta uno share superiore all?8%.

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