Formazione

Pezzotta: non c’è più la classe operaia

«Non esistono piu' le aggregazioni di ceto, ma una moltitudine individualizzata», ha detto Pezzotta ieri alla Fondazione Corriere della Sera

di Gabriella Meroni

”Non c’e’ piu’ la classe operaia, ci sono solo gli operai”. A dichiararlo e’ Savino Pezzotta, ex segretario generale della Cisl, durante la conferenza ‘Diseguaglianze di classe, ceti medi e riforme’ che si è tenuta ieri alla Fondazione Corriere della Sera di Milano. Al convegno, oltre a Pezzotta, erano presenti anche Maurizio Ferrera, docente di politiche sociali e del lavoro presso la facolta’ di Scienze Politiche dell’universita’ degli Studi di Milano, Stein Ringen, docente di sociologia e politiche sociali all’universita’ di Oxford, e Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere della Sera, in veste di moderatore dell’incontro.

”L’operaio e il lavoratore autonomo -continua Pezzotta- conducono una vita abbastanza similare. Per entrambi c’e’ il rischio di una ricaduta piu’ verso il basso che verso l’alto”. Per Pezzotta ”associamo il lavoratore autonomo a una categoria che non esiste piu’. Non esistono piu’ le aggregazioni di ceto, ma una moltitudine individualizzata”. L’ex segretario della Cisl considera anche il il problema delle dinamiche interne alla societa’ e ritiene che ”malessere sociale e tendenza al conflitto siano destinate a durare se non si aprono le prospettive di una mobilita’ verso l’alto”. Pezzotta parla di ”trovare quelle forme di mobilita’ e di avicendamento che danno garanzie ai lavoratori. Bisogna mettere in competizione il pubblico con il privato, il che significa mettere in moto la liberalizzazione”.

Ad accomunare le categorie che fanno parte del ceto medio, secondo Ferrera, e’ lo ”stare al di sopra del lavoro manuale”. Cio’ nonostante, sono, specifica Ferrera, ”il nerbo economico e sociale dei Paesi europei”. Tra i problemi affrontati c’e’ quello del pubblico impiego. Secondo il sociologo, ”i pubblici dipendenti sono un’anomalia del sistema: in passato quello che contava non era tanto la mansione che avrebbero svolto, ma il procacciare un ruolo a qualcuno per dargli un reddito”. Ferrera affronta anche il problema dei baby-pensionati. ”Dobbiamo ancora smaltire -continua Ferrera- una serie di persone in pensione da venti, trenta, quarant’anni che nel contempo fanno un altro lavoro”. Il sociologo sfiora anche il tema della Finanziaria che, a suo giudizio, ”e’ riuscita a destinare solo poche briciole al problema degli asili nido”. Secondo Stein Ringen ”il ceto medio ha tutto cio’ di cui ha bisogno, ma non di piu’ e vive in uno stato di paura di perdere tutto cio’ che ha, ma nessun governo puo’ governare contro il ceto medio e, in democrazia, questo e’ un vero e proprio potere”. Tra i compromessi accettati dal ceto medio c’e’ quello di ”accettare un’enorme concentrazione di capitali; di dovere essere in due in famiglia a dovere avere un reddito per vivere; le donne -continua Ringen- si trovano nell’impossibilita’ di essere madri, mogli e lavoratrici allo stesso tempo; il ceto medio accetta l’insicurezza a livello pensionistico: risparmia per pensioni su cui non ha titolo di proprieta”’. Per il docente di sociologia dell’universita’ di Oxford, il ceto medio dovrebbe temere ”la possibilita’ di togliere capitale dalla produzione e non dovrebbe in vece temere di usare il proprio potere politico contro l’uso del capitale in un senso non produttivo: Il ceto medio -conclude Ringen- dovrebbe usare il proprio potere politico per evitare che i ricchi si comprino i partiti politici”.


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