"Oggi è un giorno di festa per il popolo; che si festeggi la prima vittoria popolare; che tanta sofferenza sia attutita dalla gioia che oggi inonda il cuore della patria, oggi è il giorno delle strade e delle piazze”. Con queste parole ieri notte il 62enne Gustavo Petro ha festeggiato la sua prossima presidenza della Colombia. L’ex sindaco di Bogotá, già da anni senatore, ha sconfitto con oltre il 50% dei voti il magnate Rodolfo Hernández, fermo al 47%.
Il leader della coalizione di sinistra Pacto Histórico, che comprende una trentina di partiti, tra cui anche le FARC promette un cambiamento storico e un nuovo modello produttivo più inclusivo e pro ambiente, stop alla produzione petrolifera, più tasse per i ricchi e maggiori investimenti sociali. Inoltre vuole rafforzare l’Accordo di pace del 2016 con le FARC, estendendolo alla guerriglia dell'ELN e normalizzare le relazioni con il Venezuela di Maduro.
Ce la farà? Solo il tempo potrà dare una risposta, a partire dal prossimo 7 agosto, quando Petro si insedierà alla presidenza.
Di certo, come scrive il quotidiano progressista messicano La Jornada oggi "si tratta di una vittoria storica per la società colombiana, per l'America Latina e per le persone di tutto il mondo che desiderano lasciarsi alle spalle la lunga notte neoliberista e costruire un mondo più giusto, basato sulla solidarietà e sulla pace. Per misurare l'importanza della decisione presa ieri dalla maggioranza dei colombiani, va ricordato che Petro sarà il primo leader progressista della nazione caraibica, un traguardo raggiunto affrontando non solo il suo rivale al secondo turno, ma l'intera oligarchia che per secoli ha tenuto il Paese soffocato e chiuso ogni possibilità di cambiamento attraverso i canali democratici”.
Petro non ha una strada facile davanti a sé ma oggi, in Colombia, la speranza di un paese migliore ha sconfitto la paura del cambiamento.
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