Mondo
Petrini (Slow Food): «Il 20 maggio a Milano per affrontare le migrazioni senza chiusure»
Il fondatore dell'organizzazione internazionale che promuove la filiera del cibo sostenibile aderisce alla mobilitazione di domani e rilancia: «Se non ci mettiamo a capire ora a fondo le cause dei flussi dall'Africa verso l'Europa facciamo un grosso errore, bisogna cambiare il modello di sviluppo»
Togliamo il paraocchi. “Le migrazioni fanno parte della storia dell’umanità, della natura dell’uomo. Quelle forzate sono il problema centrale di questo secolo, che dobbiamo affrontare senza preconcetti o chiusure”. Carlo Petrini, sociologo e fondatore dell’associazione internazionale Slow Food, lancia un chiaro messaggio nell’aderire alla mobilitazione “20 maggio senza muri” promossa da Comune di Milano e decine di organizzazioni, tra cui Vita stessa – più le migliaia di adesioni di cittadini – che avrà luogo sabato 20 maggio 2017 (qui le info su adesioni e programma) nei pressi di Porta Venezia. “Bisogna concentrarsi sull’emigrazione da alcuni Strati africani, perché è destinata a durare decenni, se non cambiano le condizioni nei Paesi d’origine”, sottolinea Petrini.
“Ipernatalità, sofferenza per guerre e conflitti ambientali, catastrofi naturali e scelte economiche delle nazioni occidentali che portano avanti un liberismo molto aggressivo nel quale l’acquisto di proprietà minerarie e il land grabbing (la sottrazione di vaste aree di terra coltivabile) sono una nuova forma di colonialismo a fianco di un cambiamento climatico causato dai nostri modelli di vita esagerati: ecco le cause della miseria che porta le persone a lasciare la propria casa, se non comprendiamo le necessità di quest’umanità andiamo di fronte a un grosso errore”, aggiunge il fondatore di Slow Food. La sua adesione a #20maggiosenzamuri è un atto che “parte dalla solidarietà ma vuole arrivare a promuovere la comprensione, il dialogo e l’attenzione ai problemi degli altri, perché ne fa anche del nostro buon vivere futuro. Bisogna cambiare il modello di sviluppo, la 'crescita' deve essere umana e sociale prima che economica”.
Più che una marcia, quella del 20 maggio – che riprende la mobilitazione di solidarietà verso i rifugiati molto partecipata avvenuta a Barcellona nel febbraio di quest’anno – vuole essere una festa della diversità intesa come elemento positivo, se promossa con rispetto e reciprocità. Centinaia di adesioni al giorno nelle ultime settimane, da Comuni di tutta Italia a realtà associative di ogni tipo, tra cui molte associazioni di stranieri residenti in Italia: l’obiettivo già raggiunto è quello di avere creato una grande rete di rifiuto del razzismo, fondamentale in questo periodo in cui le paure e la diffidenza che ne scaturisce (quando la paura non è affiancata dalla conoscenza diretta o da letture della realtà sviate dalla disinformazione) stanno creando sacche di tensione sociale in Italia.
Un esempio virtuoso, proprio su uno dei temi cardine di queste tensioni ovvero l’accoglienza ai richiedenti asilo, è la presenza di almeno un centinaio dei 500 accolti nel Cas, Centro di accoglienza straordinaria, di via Corelli a Milano. La maggior parte saranno persone provenienti da Nigeria, Costa D’Avorio, Somalia, Burkina Faso. “Saranno riconoscibili perché indosseranno una maglietta verde con scritto Corelli crew, ci tengono molto a esserci e a ribadire due concetti che ritengono fondamentali: non dobbiamo avere paura di loro perché non vogliono toglierci nulla”, spiega Angela Marchisio, presidente dell’associazione di volontariato NoWalls nata in appoggio all'associazione referente per il Cas, Acuarinto. I volontati di NoWalls si occupano delle attività culturali e ricreative del Centro, ovvero l’insegnamento della lingua italiana, corsi di orientamento lavorativo ma anche musica e calcio (la squadra Corelli Boys è iscritta a vari tornei regolamentari) oltre a visite ginecologiche per le donne. “Nell’ultima riunione preparatoria al 20 maggio è successa una cosa particolare: ho notato tensione tra i partecipanti e ho scoperto che la parola ‘marcia’ per molti evoca repressione poliziesca, dato che nei paesi d’origine le marce finiscono spesso nel sangue”, racconta Marchisio. “Dato che invece quella di sabato sarà una festa, abbiamo cambiato nome e ora la definiamo ‘celebrazione’ o anche party, proprio per sottolineare l’intento ‘per’ e non ‘contro’ qualcuno o qualcosa”.
Originale e virtuosa è anche l’adesione alla marcia del CoroMoro, gruppo canoro di canzoni popolari piemontesi composto da cittadini italiani e richiedenti asilo ospitati in Val di Lanzo (qui sopra il video di adesione all’iniziativa milanese). Il tema dell’accoglienza è centrale anche alla luce dell’ultimo scandalo di Isola Capo Rizzuto, in Calabria, dove 68 persone legate alla Misericordia locale sono state arrestate con l’accusa di avere sottratto illegalmente per anni i fondi destinati alla gestione dei richiedenti asilo, oltre a riservare un trattamento degradante agli accolti. “La magistratura faccia il suo lavoro: scandali come questo, ovvero il business sulla pelle dei migranti, fomentano la diffidenza di parte della popolazione e mettono in difficoltà migliaia di persone che lavorano bene”, rimarca Petrini di Slow Food. “Per non parlare dell’assurdo attacco politico e mediatico all’opera delle ong in mare, che sono mosse da un dovere civico encomiabile e fanno quello che dovremmo fare tutti, ovvero aiutare persone in difficoltà, in questo caso evitando che muoiano in mare”.
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