Formazione
Petrin (AIDO): «La scuola diventerà il cardine del sistema della donazione e del trapianto»
La donazione, spiega la Presidente Nazionale AIDO Flavia Petrin, «deve essere una scelta della persona, fatta in piena libertà e coscienza». Se invece «diventa un atto burocratico perde tutta la sua carica di condivisione civile: non è più cultura, non è più solidarietà, ma prassi meccanica. Per questo bisogna ripartire dalle scuole»
di Marco Dotti
Fondata quarantotto anni fa, l’AIDO, Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule conta su un milione e mezzo di iscritti e una base di consapevolezza sempre più ampia.
Per la Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti, indetta dal Ministero della Salute l’11 aprile, su indicazione del Centro Nazionale Trapianti (CNT) e delle Associazioni di volontariato e di pazienti più rappresentative a livello nazionale, con AIDO come capofila, si è scelta una formula inedita: la Giornata è organizzata e interamente gestita da una scuola. Un’occasione importante, per fare il punto e sensibilizzare su una tematica sempre più cruciale nel nostro Paese. A raccontarci il perché di questa scelta, ma anche prospettive e bilanci a un anno dall’inizio della pandemia è Flavia Petrin, Presidente Nazionale dell’AIDO, al suo secondo mandato.
Un anno di pandemia. Come è stato vissuto e che impatto ha avuto sulle donazioni?
Si è trattato di un anno per molti aspetti terribile. Tante famiglie sono state direttamente coinvolte e hanno avuto lutti importanti. Dobbiamo considerare anche gli effetti socio-economici e culturali di questa drammatica calamità che ha colpito tutto il mondo e che lascerà effetti devastanti anche negli anni a venire. Precisato questo, l’effetto su donazioni e trapianti è stato meno pesante di quanto si potesse temere. Questo rende grande merito alla nostra rete trapiantologica, dai dirigenti delle strutture, ai sanitari, ai volontari. Ognuno per le proprie competenze ha fatto il possibile per “reinventarsi” e continuare il proprio servizio a favore del prossimo più fragile e sofferente. Così, in definitiva, un calo delle donazioni e dei trapianti c’è stato, com’era inevitabile che fosse, ma meno drammatico di quanto si potesse temere.
La Giornata nazionale della donazione di organi e tessuti è nata su impulso della società civile, in particolare di AIDO. Ci racconta come e perché è importante una giornata come questa proprio ora?
Con la donazione e il trapianto si salvano tante vite umane, si restituisce serenità e vita (nel significato più ampio della parola) e si migliora l’efficacia del servizio sanitario nazionale con importanti ricadute anche economiche. Di questo la società civile, e in particolare la nostra Associazione, è pienamente consapevole e da tempo – ormai quasi 50 anni – ha iniziato un percorso di sensibilizzazione e sostegno alla donazione e al trapianto che ha dato risultati straordinari.
Recentemente un gruppo di giovani ricercatrici, incaricate da AIDO di documentare l’atteggiamento degli Stati europei rispetto alla donazione e al trapianto, ci ha dato un risultato per certi aspetti confortante e per altri preoccupante. Confortante perché in Italia la presenza di AIDO è il sintomo di una società solidale, un movimento di solidarietà concreta che promana dalla società civile ed è diffusissimo in tutta la nazione anche se non uniformemente. In altri Stati europei invece l’attività di trapianto è gestita direttamente dagli organismi istituzionali con risultati sicuramente buoni, ma senza la partecipazione delle comunità. Questo è un dato che fa molto riflettere. La Giornata si colloca in questo contesto, come esempio eccellente delle potenzialità insite nella collaborazione fra istituzioni e comunità civile, e associazioni di volontariato. A mio modo di vedere la donazione deve essere una scelta della persona, fatta in piena libertà e coscienza. Se invece diventa un atto burocratico perché ci pensa lo Stato perde tutta la sua carica di condivisione civile. Non è più cultura, non è più solidarietà, ma prassi meccanica.
La donazione deve essere una scelta della persona, fatta in piena libertà e coscienza. Se invece diventa un atto burocratico perché ci pensa lo Stato perde tutta la sua carica di condivisione civile. Non è più cultura, non è più solidarietà, ma prassi meccanica
Flavia Petrin
Proprio in occasione della Giornata nazionale della donazione di organi e tessuti AIDO entra nelle scuole. Un progetto importante, soprattutto ora che anche la scuola attraversa un periodo di evoluzione. Ci racconta com'è nato questo progetto?
Da sempre AIDO è impegnata, per la propria attività di sensibilizzazione e informazione, in un dialogo intenso e ricco con le scuole. In particolare nella fascia d’età fra le ultime classi delle elementari e le scuole secondarie, con esperienze anche con altre fasce d’età. AIDO ha nel suo Statuto l’impegno a favorire la “cultura della donazione” e quindi, quale luogo più importante per la diffusione di questa cultura se non la scuola? Qui si formano le personalità, qui si accompagna la crescita di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, giovani, che diventano adulti e costruiscono il loro posto nella comunità mettendo a frutto la cultura acquisita e la cura del proprio talento.
Perché è importante rivolgersi ai ragazzi? Gli studenti sono stati coinvolti anche nella fase attiva di organizzazione e presentazione…
Con quest’anno il ruolo della scuola fa un ulteriore salto di qualità: da fruitore di una offerta diventa protagonista. I giovani di alcune scuole, scelte fra diverse regioni d’Italia a segnare l’universalità di questa condivisione, assumono ruoli operativi e direttivi. Una piccola rivoluzione copernicana che entusiasma i giovani perché permette loro di esprimere le enormi potenzialità di cui sono portatori. Per certi aspetti sarà un anno “storico”, con la scuola che diventa cardine del sistema della donazione e del trapianto. Partiamo da alcuni dati critici, come quello delle opposizioni alla donazione, che vanno presi in considerazione per “inventare” tutte le soluzioni possibili. La prima cosa da fare è proprio diffondere il senso di “atto civico”, oltre che solidale, della donazione. Da lì poi tutto viene di conseguenza: più donazioni, più trapianti, più vite salvate. E una società più giusta, perché chi soffre non può essere lasciato solo.
Continuerete con attività di questo tipo nel 2021?
Certamente sì. La Giornata Ministeriale sarà il primo mattone di un percorso PCTO con le scuole che entreranno nella Comunicazione di AIDO Nazionale. Un progetto di sussidiarietà orizzontale e di solidarietà partecipativa con al centro i giovani. In questo caso, ribaltando in positivo quello che è successo nel mondo con la pandemia, c’è una contaminazione positiva: il bene genera il bene moltiplicandolo. Ogni giovane convinto della bellezza della donazione diventa testimonial per altri giovani e questa disponibilità si diffonde inarrestabile. L’obiettivo di AIDO non è solo combattere contro i numeri troppo alti delle persone in lista d’attesa per un trapianto che salvi loro la vita, ma è quello di portarlo così in basso questo numero che, avvicinandosi allo zero, possa aprire le liste anche a chi oggi non ha neppure questa possibilità perché giudicato troppo compromesso. È una lotta lunga e non priva di ostacoli, ma non c’è nulla al mondo che possa fermare l’entusiasmo di chi vede in questo impegno realizzarsi il senso pieno della vita, un donarsi all’altro che rende migliore il mondo in cui viviamo.
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