Non profit

Petizione online per salvare la Legge 185

Ai senatori della Repubblica viene chiesto di salvare la trasparenza sul commercio di armi. Basta un click su www.retelilliput.org perché il tuo senatore senta la tua voce

di Redazione

Continua la mobilitazione della società civile italiana per evitare la riforma della Legge 185 sul commercio d’armi. Attraverso l’indirizzo web http://www.retelilliput.org è possibile inviare al senatore del proprio collegio una lettera di pressione affiché voti contro l’approvazione del disegno di legge 1547 che sarà in discussione al Senato a partire dal 10 ottobre prossimo. L’approvazione del d.l. 1547 impedisce la trasparenza bancaria e la pubblicazione dei dati sul valore delle esportazioni di armi e di conoscere il destinatario delle armi stesse. Nessuno più potrà disporre di dati e informazioni sul commercio d’armi. Il vastissimo fronte di reti, associazioni e riviste – dalla Rete Lilliput ad Emergency, da Amnesty International a Medici Senza Frontiere per arrivare a Vita, Nigrizia e Pax Christi, solo per citarne alcune – ha già visto fino ad oggi il sostegno di oltre 80.000 cittadini. I tempi sono stretti, la Campagna in difesa della legge 185 invita perciò gli organi d’informazione sensibili al tema a rilanciare la campagna di pressione sui senatori, per coinvolgere il più alto numero di persone in difesa della legge europea più avanzata in tema di armamenti.

  • Per lasciare la tua adesione alla campagna
  • Per spedire una email al tuo senatore I testi delle lettere ai Senatori 1. TESTO DI LETTERA PER L’OPPOSIZIONE Gentile Senatore, mi è occasione gradita scriverLe in merito al disegno di legge 1547 approdato al Senato il 4 luglio scorso e recante la ratifica ed esecuzione dell’Accordo Quadro relativo alle misure volte a “facilitare la ristrutturazione e le attività dell’industria europea della difesa, nonché modifiche alla legge 185/90”. Il prossimo 10 ottobre riprende la discussione, ed in prossimità di questa data vorrei segnalare la mia preoccupazione sull’articolato del DDL in questione. La prima fonte di preoccupazione riguarda il fatto che il DDL 1547 non si limita alla ratifica dell’Accordo Quadro, ma introduce un’irreparabile erosione dei principi e un grave stravolgimento delle norme previste dalla legge 185/90 sulla regolamentazione del commercio delle armi. Con l’approvazione di questo testo si rinuncerebbe infatti a talune clausole fondamentali della 185/90, quali la conoscenza del valore del progetto di difesa, il certificato di uso finale del sistema d’arma, le informazioni sulle transazioni bancarie: quanto basta per ritenere con fondatezza che l’elemento di modifica della 185/90 comporti gravi effetti sulle misure di trasparenza e sui controlli alle esportazioni di armi italiane, in particolare per quanto attiene alle esportazioni verso paesi in stato di conflitto, ovvero in zone a rischio in materia di violazione dei diritti umani. La richiesta che Le rivolgo è semplice: si tratta di mantenere inalterato l’impianto della 185/90, e dunque rivendicare lo stralcio degli articoli da 3 a 12 del DDL 1547. La contrarietà a questo DDL si fonda su un’altra considerazione. La proposta di legge italiana non limita l’introduzione di criteri di facilitazione e ristrutturazione dell’industria bellica esclusivamente alle coproduzioni con i partners privilegiati dell’Accordo Quadro di Farnborough (Spagna, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito), più affidabili dal punto di vista delle politiche di controllo sulle esportazioni delle armi, ma estende i principi dell’Accordo Quadro a tutti i programmi di coproduzione intergovernativi ed interindustriali di produzione, ricerca e sviluppo di materiale di armamento condotti con imprese di paesi dell’Unione Europea e della Nato. Alcuni di questi hanno legislazioni oltremodo permissive e controlli poco rigorosi. Il rilascio della licenza globale di progetto nei confronti di questi partners equivarrebbe ad un’abdicazione di sovranità e di responsabilità da parte dell’Italia, in profondo contrasto alla normativa vigente, che pone il nostro paese in una posizione di avanguardia ai fini della costruzione di una potenziale regolamentazione europea di trasparenza e controllo sul commercio delle armi. L’esigenza di uno sforzo politico in questa direzione risulta tanto più importante nella contingenza seguita all’attacco terroristico dell’11 settembre negli Stati Uniti. Sarebbe infatti una paradossale contraddizione se l’Italia, mentre figura come uno degli attori più convinti dell’ alleanza contro il terrorismo internazionale, consentisse per altro verso una cornice normativa tale da favorire la produzione ed il trasferimento di sistemi d’arma al di fuori di un’ottica di necessario coordinamento con le priorità della politica estera del nostro paese. Mi permetta, infine, di mettere in evidenza un ulteriore (seppure non finale) elemento di disagio: lo scorso 24 settembre, in Commissione Esteri e Difesa, è stato impossibile esaminare il DDL 1547 a causa del mancato numero legale. La contingenza richiama i senatori dell’opposizione ad un atto strategico di responsabilità e partecipazione. Dunque, di presenza in aula per il dibattito del 10 ottobre. Si tratta di un atto dovuto, nel momento in cui è messa a repentaglio una normativa complessa come la 185/90, frutto a suo tempo di un lavoro parlamentare ampio ed approfondito, nonché di una felice quanto pionieristica interazione fra il legislatore e la società civile. L’opinione pubblica è attiva da mesi a difesa della legge italiana per il controllo sul commercio delle armi. Nessuno può permettere che la diffusa mobilitazione di questi mesi sia inficiata dall’atteggiamento rinunciatario, o non partecipativo, dei senatori che sono chiamati a rappresentarci in Parlamento. Sarà mia premura monitorare che Lei, in quanto parlamentare eletto nella mia circoscrizione, si attenga agli impegni del suo mandato attraverso la presenza in aula in occasione dell’imminente dibattito parlamentare. RingraziandoLa per la preziosa attenzione, La saluto cordialmente nel segno della pace. 2.TESTO DI LETTERA PER I PARLAMENTARI SENATORI DELL’UDC Gentile Senatore, mi è occasione gradita scriverLe in merito al disegno di legge 1547 approdato al Senato il 4 luglio scorso e recante la ratifica ed esecuzione dell’Accordo Quadro relativo alle misure volte a “facilitare la ristrutturazione e le attività dell’industria europea della difesa, nonché modifiche alla legge 185/90”. Il prossimo 10 ottobre riprende la discussione, ed in prossimità di questa data vorrei segnalare la mia preoccupazione sull’articolato del DDL in questione. Mi rivolgo a Lei in quanto membro del gruppo parlamentare dell’UDC, dal momento che il Suo partito ha sempre mostrato una grande sensibilità ed una sincera attenzione verso le argomentazioni della società civile laica e cattolica che in questi mesi ha cercato di diffondere la rilevanza internazionale della questione, nonché la sua complessità etica ed umanitaria. La prima fonte di preoccupazione riguarda il fatto che il DDL 1547 non si limita alla ratifica dell’Accordo Quadro, ma introduce un’irreparabile erosione dei principi e un grave stravolgimento delle norme previste dalla legge 185/90 sulla regolamentazione del commercio delle armi. Con l’approvazione di questo testo si rinuncerebbe infatti a talune clausole fondamentali della 185/90, quali la conoscenza del valore del progetto di difesa, il certificato di uso finale del sistema d’arma, le informazioni sulle transazioni bancarie: quanto basta per ritenere con fondatezza che l’elemento di modifica della 185/90 comporti gravi effetti sulle misure di trasparenza e sui controlli alle esportazioni di armi italiane, in particolare per quanto attiene alle esportazioni verso paesi in stato di conflitto, ovvero in zone a rischio in materia di violazione dei diritti umani. La richiesta che Le rivolgo è semplice: si tratta di mantenere inalterato l’impianto della 185/90, e dunque rivendicare lo stralcio degli articoli da 3 a 12 del DDL 1547. La contrarietà a questo DDL si fonda su un’altra considerazione. La proposta di legge italiana non limita l’introduzione di criteri di facilitazione e ristrutturazione dell’industria bellica esclusivamente alle coproduzioni con i partners privilegiati dell’Accordo Quadro di Farnborough (Spagna, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito), più affidabili dal punto di vista delle politiche di controllo sulle esportazioni delle armi, ma estende i principi dell’Accordo Quadro a tutti i programmi di coproduzione intergovernativi ed interindustriali di produzione, ricerca e sviluppo di materiale di armamento condotti con imprese di paesi dell’Unione Europea e della Nato. Alcuni di questi hanno legislazioni oltremodo permissive e controlli poco rigorosi. Il rilascio della licenza globale di progetto nei confronti di questi partners equivarrebbe ad un’abdicazione di sovranità e di responsabilità da parte dell’Italia, in profondo contrasto alla normativa vigente, che pone il nostro paese in una posizione di avanguardia ai fini della costruzione di una potenziale regolamentazione europea di trasparenza e controllo sul commercio delle armi. L’esigenza di uno sforzo politico in questa direzione risulta tanto più importante nella contingenza seguita all’attacco terroristico dell’11 settembre negli Stati Uniti. Sarebbe infatti una paradossale contraddizione se l’Italia, mentre figura come uno degli attori più convinti dell’ alleanza contro il terrorismo internazionale, consentisse per altro verso una cornice normativa tale da favorire la produzione ed il trasferimento di sistemi d’arma al di fuori di un’ottica di necessario coordinamento con le priorità della politica estera del nostro paese. Una valutazione oculata si impone, nel momento in cui è messa a repentaglio una normativa complessa come la 185/90, frutto a suo tempo di un lavoro parlamentare ampio ed approfondito, nonché di una felice quanto pionieristica interazione fra il legislatore e la società civile. In quanto rappresentante dell’UDC, Le chiedo prima di tutto un voto secondo coscienza, nel segno dell’ispirazione cristiana che sta a fondamento del suo gruppo politico. Abbiamo chiaramente avvertito ed apprezzato questa specificità dell’UDC in precedenti dibattiti parlamentari dell’attuale legislatura. Peraltro, Lei sa meglio di me quanto la mobilitazione cattolica sul DDL relativo alla ratifica dell’Accordo di Farnborough abbia dato una forte spinta al dibattito sul tema della ristrutturazione delle attività di difesa europea, soprattutto attraverso la stampa di area, fino a giungere ai massimi vertici della Conferenza Episcopale Italiana. Questo è il tempo della coerenza. Senza fronzoli. Soprattutto in un momento così delicato per le sorti dell’umanità. RingraziandoLa sinceramente per la gentile attenzione, La saluto cordialmente. 3. TESTO PER LA MAGGIORANZA Gentile Senatore, mi è occasione gradita scriverLe in merito al disegno di legge 1547 approdato al Senato il 4 luglio scorso e recante la ratifica ed esecuzione dell’Accordo Quadro relativo alle misure volte a “facilitare la ristrutturazione e le attività dell’industria europea della difesa, nonché modifiche alla legge 185/90”. Il prossimo 10 ottobre riprende la discussione, ed in prossimità di questa data vorrei segnalare la mia preoccupazione sull’articolato del DDL in questione. Mi rivolgo a Lei in quanto membro di un gruppo parlamentare di maggioranza, dal momento che il Suo partito ha sempre mostrato – nei due rami del Parlamento – una indiscussa adesione alla filosofia politica che ordisce l’articolato del DDL 1547. Mi chiedo se siano stati colti tutti gli aspetti della complessità etica ed umanitaria della questione. Mi chiedo anche se, tramite la condivisione del mio disagio come elettore, posso riuscire in qualche modo ad aprire la breccia per un ripensamento. La prima fonte di preoccupazione riguarda il fatto che il DDL 1547 non si limita alla ratifica dell’Accordo Quadro, ma introduce un’importante erosione dei principi e un effettivo stravolgimento delle norme previste dalla legge 185/90 sulla regolamentazione del commercio delle armi. Con l’approvazione di questo testo si rinuncerebbe infatti a talune clausole fondamentali della 185/90, quali la conoscenza del valore del progetto di difesa, il certificato di uso finale del sistema d’arma, le informazioni sulle transazioni bancarie: quanto basta per ritenere con fondatezza che l’elemento di modifica della 185/90 comporti gravi effetti sulle misure di trasparenza e sui controlli alle esportazioni di armi italiane, in particolare per quanto attiene alle esportazioni verso paesi in stato di conflitto, ovvero in zone a rischio in materia di violazione dei diritti umani. La richiesta che Le rivolgo è semplice: si tratta di mantenere inalterato l’impianto della 185/90, e dunque rivendicare lo stralcio degli articoli da 3 a 12 del DDL 1547. La contrarietà a questo DDL si fonda su un’altra considerazione. La proposta di legge italiana non limita l’introduzione di criteri di facilitazione e ristrutturazione dell’industria bellica esclusivamente alle coproduzioni con i partners privilegiati dell’Accordo Quadro di Farnborough (Spagna, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito), più affidabili dal punto di vista delle politiche di controllo sulle esportazioni delle armi, ma estende i principi dell’Accordo Quadro a tutti i programmi di coproduzione intergovernativi ed interindustriali di produzione, ricerca e sviluppo di materiale di armamento condotti con imprese di paesi dell’Unione Europea e della Nato. Alcuni di questi hanno legislazioni oltremodo permissive e controlli poco rigorosi. Il rilascio della licenza globale di progetto nei confronti di questi partners equivarrebbe ad un’abdicazione di sovranità e di responsabilità da parte dell’Italia, in profondo contrasto alla normativa vigente, che pone il nostro paese in una posizione di avanguardia ai fini della costruzione di una potenziale regolamentazione europea di trasparenza e controllo sul commercio delle armi. L’esigenza di uno sforzo politico in questa direzione risulta tanto più importante nella contingenza seguita all’attacco terroristico dell’11 settembre negli Stati Uniti. Sarebbe infatti una paradossale contraddizione se l’Italia, mentre figura come uno degli attori più convinti dell’alleanza contro il terrorismo internazionale, consentisse per altro verso una cornice normativa tale da favorire la produzione ed il trasferimento di sistemi d’arma al di fuori di un’ottica di necessario coordinamento con le priorità della politica estera del nostro paese. Una valutazione oculata si impone, nel momento in cui è messa a repentaglio una normativa complessa come la 185/90, frutto a suo tempo di un lavoro parlamentare ampio ed approfondito, nonché di una felice quanto pionieristica interazione fra il legislatore e la società civile. Senatore XXXX, Le chiedo un’ulteriore valutazione della posta in palio, ed un ripensamento. Anche ammesso che sia necessario mettere mano ad una riforma della legge sul commercio delle armi, impegnativa per natura ma non da escludere tout court, è impensabile che questa possa essere vincolata ai tempi e alla tabella di marcia della ratifica di un accordo europeo. Il legame fra le due normative contenuto dal testo del DDL ha rappresentato di fatto il maggiore ostacolo ad una rapida adesione dell’Italia all’Accordo stesso. PregandoLa di voler seriamente considerare queste mie valutazioni, La saluto cordialmente.
  • Cosa fa VITA?

    Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.