Cultura
Pesticidi: 25 milioni di avvelenati all’anno
Rapporto Fao: dieci multinazionali per un business di 30 mila dollari all'anno, mettono in pericolo la salute di milioni di persone.
Venticinque milioni di persone avvelenate ogni anno. Per 30 miliardi di dollari di fatturato annuo, in mano a 10 multinazionali. I costi umani ed economici del gigantesco business dei pesticidi sono contenuti in un nuovo rapporto diffuso a Giacarta dalla Fao, intitolato “Scia tossica”. Secondo la ricerca, l’80% dei casi d’avvelenamento avviene nei paesi in via di sviluppo, dove i controlli sanitari e legislativi sono molto piu’ deboli. E dove è in corso un’overdose legalizzata, perche’ “gran parte degli avvelenamenti sono evitabili: il 50% dei pesticidi può essere eliminato senza conseguenze sulla produzione mondiale alimentare”. L’abuso di pesticidi è all’origine di effetti sanitari a breve termine- come disturbi respiratori, problemi neurologici, convulsioni- e a lungo termine: cancro e anomalie al sistema endocrino. Le denunce del rapporto sono raccolte in un reportage della Bbc, trasmesso in anteprima mondiale sugli schermi inglesi. Al centro dell’indagine Fao i pesticidi “proibiti”, vietati in quasi tutti i paesi industrializzati ma venduti liberamente nei paesi in via di sviluppo: al primo posto il Parathion metile, organofosfato classificato dall’Organizzazione mondiale della sanita’ come “estremamente pericoloso”, importato illegalmente e prodotto in Tailandia sotto 200 nomi diversi, tra cui quello di Folidol (marchio Bayer). Fatali anche il Methamidophos, venduto dalla Bayer con il nome Monitor, il Monoctophos e il Mevinphos. Punto di smistamento per i pesticidi “proibiti”- secondo il rapporto Fao – il sud est asiatico: “Il 73% delle importazioni tailandesi riguardano prodotti elencati dall’Oms come estremamente tossici, mentre l’84% dei pesticidi utilizzati in Cambogia è nocivo per la salute”. E’ proprio in Cambogia che la percentuale di avvelenamenti tocca la punta massima: “L’88% degli agricoltori cambogiani è vittima di avvelenamenti da pesticidi”. Commenta il portavoce della Fao Andrew Barlett: “In Europa e in Nord America, il pubblico è preoccupato dall’esposizione a quantità microscopiche di pesticidi e degli effetti a lungo termine dei residui, ma in alcuni paesi in via di sviluppo, gli agricoltori fanno letteralmente il bagno nei pesticidi”. A fare discutere è però il tema della sicurezza legata all’uso dei pesticidi: “L’applicazione di sostanze estremamente tossiche, come il Parathion Metile, richiederebbe – dice la Fao – schermi speciali, maschere respiratorie, tute impermeabili, guanti e stivali di gomma. Tutte precauzioni non rispettate nei paesi in via di sviluppo”. E peggiorano le cose “l’analfabetismo, la mancanza assoluta di informazioni sanitarie, e abitudini consolidate come quella di conservare pesticidi nei pressi nelle abitazioni o addirittura a portata dei bambini”. Ma il punto è che per la prima volta sono chiamate in causa anche le aziende produttrici: troppe le irregolarità, è la denuncia secca della Fao. Che cita come esempi l’uso di “avvertenze scritte in lingue straniere”, la mancanza di “date di scadenza o di confezionamento sull’etichetta” e, soprattutto, “un marketing troppo aggressivo”. L’industria dei pesticidi – conclude il rapporto – dovrebbe essere responsabile non solo delle esportazioni, ma anche del modo in cui i prodotti vengono utilizzati”.
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