Non profit
pesante e poco ecologico: elenco del telefono addio
In Italia la petizione lanciata (con successo) negli Usa
Elenchi telefonici? Un’ipoteca sulle risorse idriche e boschive non sempre necessaria. Quando si può, meglio evitare. «Ban the phone book» è il nome della campagna lanciata dagli internauti a stelle e strisce che, guide online e social network alla mano, hanno mandato in pensione i volumi di cellulosa. «Sono oltre 5 milioni gli alberi abbattuti ogni anno per stampare gli elenchi del telefono», fanno sapere i promotori della causa. «Con una spesa di 17 milioni di dollari a carico dei contribuenti per il riciclo delle pagine». Montagne di carta che quando va bene ammuffiscono in un angolo di casa; quando va male, non raggiungono neppure il pianerottolo, ferme nell’atrio condominiale in attesa che qualcuno si decida a ritirarle.
La proposta di «Ban the phone book»? Adottare una formula «opt-in»: riceve la guida solo chi ne fa richiesta. Non una totale abolizione, dunque, ma una distribuzione limitata alle persone che, per abitudine o necessità, continuano a consultare elenchi cartacei. Una soluzione che, secondo un sondaggio di WhitePages.com, piace all’81% degli utenti Usa e che ha già dalla sua oltre 16.500 firme online.
In Italia, i supporters della campagna sono meno, ma il gruppo creato su Facebook «Eliminiamo gli elenchi telefonici cartacei» raccoglie quasi 2mila fan e promette di colmare rapidamente il divario con i soci americani. «Per produrre un chilo di carta ci vogliono due chili di legno e 500 litri d’acqua», spiega il fondatore Stefano Belardini, avvocato di Roma, che alle risorse idriche tiene per davvero da quando, nel 2004, ha fondato la onlus Friends for water, per la costruzione di pozzi di acqua potabile in Mali. «È assurdo che, al tempo di internet, chi naviga a casa o in ufficio debba ancora farsi recapitare montagne di carta. Sarebbe bene avere la possibilità di scegliere se ricevere o meno la rubrica».
Il ragionamento non fa una piega. Anche perché, a fronte di 27 milioni di copie del volume PagineBianche e di 23 milioni di Pagine Gialle (oltre a 5,2 milioni di TuttoCittà) distribuite in Italia da Seat Pagine Gialle, il numero dei consultatori è pari a 23,9 milioni (dato Gfk Eurisko). Significa che, nel recupero di numeri e indirizzi, i vari Google maps e motori di ricerca hanno già rimpiazzato i desueti elenchi stampati. Certo, c’è da dire che il 30% delle 45mila tonnellate di carta impiegata è riciclato, e il restante 70% viene da aree boschive oggetto di riforestazione in Finlandia e Svezia. Non male. Ma se al posto di reimpiantare alberi se ne utilizzasse solo la quantità necessaria? Dopo tutto, l’opt-in potrebbe parlare anche italiano.
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