Politica

Perugia: lezioni multiculturali

Al vertice dell'Università per Stranieri di Perugia, 5.500 studenti di 132 nazionalità, c'è una donna: Stefania Giannini. «Studiare l'Africa? Per me è un investimento sicuro». Di Daniela Verlicchi

di Redazione

Giovane, donna, rettore di uno degli atenei più ?meticci? e multiculturali d?Italia. È Stefania Giannini, dall?anno scorso al vertice dell?università per Stranieri di Perugia: un laboratorio di interculturalità nel quale si guarda all?Africa e ai Paesi in via di sviluppo come a un serbatoio di potenzialità culturali, imprenditoriali e umane che, attraverso la formazione, possono crescere e far crescere il continente africano. Studium: L?università italiana come motore di sviluppo per i Paesi del Sud? Stefania Giannini: Penso che le università europee, e in particolare quelle italiane, diventeranno un punto di riferimento importante per tutta un?area del mondo che guarda all?Europa per la sua formazione, non solo tecnica, ma anche nelle scienze politiche e umane. L?Europa sta mettendo a fuoco il suo ruolo di formatore, di trasmettitore del suo ?education system? come modello di sviluppo. Proprio oggi ho ricevuto una delegazione di professori e funzionari di Dakar, nel Senegal, Paese modello di sviluppo propulsivo, che mi chiedevano una maggiore presenza in termini di accesso alla formazione italiana. Studium: Chi studia a Perugia? Giannini: Quest?anno abbiamo avuto 5.500 studenti. La maggior parte dei quali proveniva dal Nord America, il resto dall?Oriente (Cina, Giappone, Taiwan), dai Paesi europei (russi, bulgari, serbi e anche rumeni) e, infine, dall?Africa. Tutta l?Africa subsahariana, dall?Etiopia al Senegal e il Maghreb. Abbiamo studenti che vengono da 132 nazioni. Per render l?idea, la percentuale di stranieri che frequentano i nostri corsi è del 15%, contro una media nazionale del 2,9%. Studium: Cosa significa essere rettore di un?università che fa da ponte tra tutti i Paesi del Mediterraneo e non solo? Giannini: La nostra università è un?occasione straordinaria di confronto e di integrazione. Tutto avviene in maniera molto disinvolta. A luglio è arrivata una delegazione di emiratine (degli Emirati Arabi) con il velo, poi qualcuna ha deciso di uniformarsi al vestiario occidentale, altre no. Ognuna ha scelto liberamente, con molta disinvoltura. Studium: Qual è la sfida della sua università? Giannini: Prima di tutto sviluppare la nostra vocazione di ambasciatori della lingua e della cultura italiana nel mondo. Mi lasci essere retorica. La Stranieri di Perugia è nata proprio per questo, come costola del ministero degli Esteri 80 anni fa. E poi vogliamo essere una sede privilegiata di accoglienza per stranieri che transitano verso altre università italiane, nell?ottica dell?internazionalizzazione degli atenei di cui si parla ora. Ed infine vogliamo dare una formazione specializzata a docenti che si accingono ad insegnare la nostra lingua agli stranieri. Specializzazione, dunque. Studium: Ritiene che esistano prospettive concrete di lavoro, al di là del settore della cooperazione, per chi studia l?Africa in Italia? Giannini: Guardando un po? oltre la collina, mi sembra di poter dire che l?Africa guarda all?Italia e all?Europa come sede di formazione e di fidelizzazione tra Paesi. C?è tutta una classe dirigente nei Paesi subsahariani che spera di trovare in Italia un punto di riferimento per la formazione. Dunque l?insegnamento del nostro edificio culturale potrebbe essere una prospettiva interessante. Penso che studiare l?Africa, da questo punto di vista, sia un investimento sicuro. Studium: Quanto pensa abbia influito il suo essere donna sulla direzione di un?università così aperta alle differenze come quella di Perugia? Diversità in mezzo ad altre diversità? Un rettore donna, insomma, non poteva che venir eletto alla Stranieri? Giannini: Beh?sì, diciamo che le caratteristiche di apertura e sensibilità richieste al rettore della Stranieri si addicono più a una donna che a un uomo. D?altra parte io mi son sempre trovata bene, sono rettore dall?anno scorso e, per il momento, non trovo elementi di difficoltà. Certo, a volte ci vuole una certa ?sensibilità traduttiva?. Le faccio un esempio: ho qui davanti proprio in questo momento la lettera d?invito di un ambasciatore: «Gentile Prof. Giannini, con la presente chiediamo l?onore della sua presenza e signora?». Penso che lo incornicerò. Questo per dirle che, in generale, quello che tutti si aspettano è un rettore uomo.


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