Cultura

Perugia-Assisi, i sindaci in marcia

Invito dei sindaci a partecipare alla marcia per la Pace, 50 anni dopo la prima edizione di Capitini

di Redazione

L’invito, recapitato in questi giorni ai sindaci e ai presidenti di Regione di tutta Italia, porta le firme di Flavio Zanonato, Sindaco di Padova e Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano. Ma anche di Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia, Piero Fassino, Sindaco di Torino e Luigi De Magistris, sindaco di Napoli. Sono trentacinque, tra sindaci e presidenti di Regione che si sono messi in gioco per invitare personalmente i propri colleghi a partecipare alla prossima Marcia per la Pace Perugia-Assisi.

Quella del 25 settembre cade esattamente cinquant’anni dopo quel 24 settembre 1961 in cui Aldo Capitini si inventò la marcia per la pace.

I firmatari della lettera aperta ci saranno, e percorreranno a piedi i 24 km tra Perugia e Assisi. «Noi ci saremo e ti invitiamo a partecipare coinvolgendo i tuoi concittadini, i giovani e le scuole della tua comunità», scrivono.

La marcia delle città

«Per lungo tempo le questioni della pace e della guerra sono state affidate esclusivamente ai governi e alle diplomazie internazionali», continua la lettera. «Ma oggi appare chiaro che la costruzione di un mondo più giusto e solidale richiede l’impegno di tutte le istituzioni, comprese le nostre.

Le città sono il posto dove si scaricano tutte le tensioni e i problemi irrisolti del mondo. La crisi globale è già entrata nelle nostre città seminando insicurezza e incertezza in particolar modo tra i cittadini più vulnerabili. È dunque innanzitutto nelle città e nei governi locali dove dobbiamo cercare le risposte più concrete ed efficaci ai problemi locali e globali che ci stanno investendo. Costruire la pace a partire dalle nostre città vuol dire per noi impegnarci a costruire una città dove, insieme ai cittadini, sia possibile assicurare il pieno rispetto dei fondamentali diritti umani, consentendo a tutti di vivere bene, in pace con giustizia. Nelle nostre città nessuno si deve sentire abbandonato o escluso».

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