Se una donna nera sposa un bianco è destinata a perdere il proprio nome, e con esso i suoi sogni e le sue aspettative. Diventerà una delle tante Maria che si distinguono solo perché sono ?di? qualcuno. Come la Maria di Sergio di ?Ho sposato un bianco? di Annamaria Gallone (Baldini & Castoldi, lire 20.000), un libro che si potrebbe definire una via di mezzo tra la testimonianza e il racconto puro. Il libro della Gallone esce a pochi mesi di distanza da quello di Maria Pace Ottieri, ?Stranieri? di cui abbiamo parlato dalle pagine di Vita. Un filo ideale lega le due opere: la voglia di raccontare storie minime, ma non minimali, di donne immigrate che giungono nei paesi d?oro dell?Occidente europeo, convinte di poter cambiare di colpo la loro vita. Per molte di loro cambia eccome. Ma non come pensavano.
«Ancora oggi», dice la Maria di Sergio del libro della Gallone, «io non capisco le regole dei bianchi». Le donne che sposano un bianco, illudendosi di aver trovato la felicità, passano attraverso l?amarezza della disillusione e dell?inganno.
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