Migranti
Perego (Migrantes): «Il rilascio di Almasri? Segnale di connivenza tra Italia e Libia»
L'arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes interviene sulla vicenda del rilascio del generale libico Almasri, arrestato a Torino con mandato di cattura internazionale, rilasciato e riaccompagnato a Tripoli
Arrestato a Torino con un mandato di cattura della Corte penale internazionale e poi rilasciato e accompagnato con un volo di stato a Tripoli. Per Monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana e della Fondazione Migrantes la vicenda del generale libico Najem Osema Almasri Habish spiega il ruolo e la «connivenza» del governo italiano nella gestione del fenomeno migratorio. Una riduzione nei numeri degli arrivi che si traduce in «morte, torture, violenze, crimini contro l’umanità». Il generale Almasri era stato raggiunto da un mandato d’arresto della Corte penale internazionale sabato 18 gennaio con l’accusa di aver detenuto migliaia di persone per periodi prolungati. Crimini commessi nella prigione di Mitiga dal 2015 ad oggi, da lui stesso e con la complicità di altri gruppi di polizia governativi. Domenica 19 gennaio Almasri è stato arrestato a Torino dove il generale si trovava, la sera prima era andato allo stadio a vedere Juventus-Milan. Dopo qualche ora è stato però rilasciato e riportato a Tripoli con un I-Carg italiano.
È possibile che un uomo con un mandato d’arresto per crimini contro l’umanità viene arrestato, rilasciato e riaccompagnato nel suo paese?
Purtroppo sì ed è un fatto vergognoso. La dimostrazione ancora una volta, come se ne avessimo avuto bisogno, di come ci sia stata una connivenza tra Libia e Italia in merito agli accordi sui respingimenti dei migranti che come sappiamo comprendono morte e torture. Una persona con un mandato di cattura dall’Aia per crimini contro l’umanità è rientrato immediatamente nel suo paese con un volo di stato. Uno stato che firmato in ordine alla tutela dei diritti fondamentali della persona, contro le forme di tortura, uno stato sostanzialmente connivente a una situazione di questo genere…
Che interessi ci sarebbero dietro quest’operazione?
Fermare e reprimere l’immigrazione. Gloriarsi com’è stato fatto alla fine di quest’anno dal nostro governo nel dire che gli immigrati arrivati in Italia sono stati soltanto 64 mila e non 150 mila.
Questa riduzione cosa significa?
Gli accordi fatti soprattutto con Tunisia, Libia, ma anche Egitto e Algeria hanno fermato le persone ma con i mezzi che sappiamo: torture, abbandoni, violenze di ogni genere, morti. Soltanto l’Algeria ha fermato 31 mila persone, quindi figuriamoci la Libia e la Tunisia. Non si può sacrificare la dignità delle persone per interessi politici che vanno contro al futuro del nostro paese che ha bisogno di rignarsi di questa fragilità sistemica attraverso persone come i migranti.
I migranti che non arrivano in Italia che fine fanno?
Dalle testimonianze di chi arriva che da anni raccogliamo possiamo dire con certezza che vengono fermate, riportate o negli stessi centri di detenzione, rimandante al confine, abbandonate nel deserto. Torture e uccisioni vengono documentate e sono all’ordine del giorno.
Il ruolo dell’Italia sembrerebbe quindi più quello di reprimere che gestire il fenomeno migratorio…
L’arresto e rilascio di Almasri chiarisce ancora una volta quello che è il piano Meloni fatto di accordi con paesi del Mediterraneo e paesi centroafricani per ottenere risorse dagli idrocarburi, non vedendo invece che in queste persone ci sono risorse. L’impiego di immigrati nel nostro paese si tradurrebbe in quella svolta sistemica verso quell’ecologia integrale a cui Papa Francesco ha sempre fatto riferimento. Se poi aggiungiamo che Trump sta andando in questa direzione uscendo dagli accordi di Parigi, tutto diventa carta straccia e i paesi più poveri si troveranno ad essere sempre più penalizzati, sfruttati e inquinati.
Foto La Presse: Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni con i parlamentari Avs in occasione del flash mob denunciare il comportamento del Governo sulla vicenda della scarcerazione e del rimpatrio di Almasri
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.