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Perdenti, eppur contenti
A Torino tifosi in festa. Perché 50mila persone scendono in piazza quando la loro squadra scende in serie b? Una bella lezione.
Nel pomeriggio di sabato 3 maggio un vecchio amico mi ha inviato un breve messaggio: “Complimenti per la promozione in B!”. Ero in treno, ignaro dell?ennesima squallida prestazione del Torino e della conseguente retrocessione con tre giornate di anticipo. Ma lo juventino (avevate dubbi in proposito?) non mi ha colto impreparato: “Grande! Domani si festeggia!”, gli ho subito replicato.
E in effetti domenica 4 maggio il popolo granata ha festeggiato come nessuno si aspettava. Intere pagine de La Stampa il giorno dopo mostravano la città sommersa dai colori che furono di Pulici e Graziani. Ma anche altri quotidiani, radio e telegiornali han dato ampio spazio alla ?Giornata dell?orgoglio granata?.
Che 50mila persone si riversino in strada quando la propria squadra retrocede in B è una cosa peculiare. Che lo facciano soprattutto festeggiando piuttosto che protestando è una cosa assurda. O meglio, che sembra assurda.
Liberazione
D?accordo, quest?annata è stata talmente grama che si finisce per vivere la retrocessione anticipata come una liberazione. Ma il senso di sollievo che ne deriva è incomparabile all?entusiasmo che domenica ha invaso Torino.
Ai granata piace crogiolarsi nei ricordi dei bei tempi andati, parlare di quant?era grande capitan Valentino, di come la farfalla Meroni svolazzava sui campi per poi esecrare la sorte maledetta che li ha stroncati nel fiore degli anni. Ma questi son temi da chiacchierate malinconiche nelle piole – pardòn, osterie -, non argomenti che trascinano a far festa per le strade.
Passione
La grande manifestazione di domenica 4 maggio deve avere qualche altra spiegazione. Provo a ipotizzarne alcune. I tifosi granata son scesi in piazza perché è bello avere una passione e condividerla con altri. Se la sentono di festeggiare perché si tratta di andare in serie B, non di perdere la propria casa per un terremoto o un?alluvione.
Manifestano nella ricorrenza dell?incidente di Superga in cui scomparve il Grande Torino perché è importante ricordare insieme la propria storia, anche nelle sue pagine più oscure. A noi torinisti piace considerarci particolari, speciali. E in effetti forse siamo più sognatori, forse siamo più ironici. Indiscutibilmente siamo più sfigati. Ma quelli normali siamo noi, sono gli altri a essere sbalestrati.
Scusate, ma dei tifosi che cadono in depressione, o peggio si incavolano a morte, perché la loro squadra ha mancato lo scudetto di un soffio qualche problema devono pur averlo.
Una volta tentai di contattare il direttore di un giornale che non nomino. Un suo collaboratore mi disse che non era giornata, che era di pessimo umore.
La sua squadra del cuore, e anche su di essa mantengo il riserbo, salvo dire che usa maglie che sembrano pigiami a righe, aveva appena fallito l?ennesimo tentativo di tornare in vetta all?Europa.
Spero fosse una scusa un po? estemporanea per non parlarmi, diversamente il caso umano sarebbe preoccupante.
Desiderio
Vivendo anch?io su questo pianeta so che per le società e i giocatori scudetti persi e retrocessioni si traducono in tanti quattrini sfumati. Ma è un loro problema. Per noi tifosi è una questione di passione.
Se ami qualcuno vuoi condividerne le sorti, mica stai lì a vedere se ha cinque lauree, se ha vinto otto concorsi di bellezza o chissà cos?altro. Parlo come la volpe che giudica acerba l?uva che non riesce a raccogliere?
Sbagliato, maligni: noi torinisti quell?uva continuiamo a desiderarla con bramosia. Ma la mia città domenica 4 maggio esplodeva nel sole ed era magnifica, con il festante popolo del Toro che riempiva i suoi verdi viali.
Si va in B, e allora? Ragazzi, è solo un gioco e il granata è un colore meraviglioso.
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