Famiglia

Perché sì. Parla Marco Griffini. Aibi: “Strumento per costruire”

"Con questi progetti siamo tra i pochi rimasti ancora a lavorare in Kosovo. E così resteremo anche in Asia".

di Benedetta Verrini

Ha lanciato una campagna di sostegno a distanza per attivare centri di pronta accoglienza per bambini orfani in Sri Lanka, uno dei Paesi più devastati dal maremoto. Marco Griffini, presidente di AiBi – Amici dei Bambini, ente presente dal 1998 nell?isola, spiega perché il sostegno a distanza sia «uno strumento primario proprio nelle emergenze».
Vita: Ci spiega perché?
Marco Griffini: Se oggi in Kosovo e in Bosnia abbiamo ancora progetti di sviluppo e di cooperazione, lo dobbiamo a tutte quelle famiglie italiane che all?epoca del conflitto nei Balcani si sono sensibilizzate e hanno attivato sostegni a distanza. Chi ci pensa più oggi? Quali ong sono ancora operative in quei territori? Praticamente, quasi solo quelle che fanno sostegno a distanza, perché di altri aiuti ai progetti non ne arrivano più.
Vita: Quindi, nella crisi in Asia, serve per guardare lontano?
Griffini: Certo. Serve ad affrontare l?emergenza del ?dopo emergenza?. I media non parlano più dei Paesi colpiti dallo tsunami: legare una famiglia donatrice a una famiglia colpita serve a gettare un seme di solidarietà che dura nel tempo e che accompagna chi ha perso tutto in un cammino di ricostruzione.
Vita: Ritiene, come dice il direttore Unicef, che ci sia stata una ?confusione comunicativa? che si rifletterà sui progetti in loco?
Griffini: Non mi sento di essere così pessimista. La confusione di messaggi, per la verità, c?è stata persino da parte istituzionale: nei giorni dell?emergenza Frattini e Prestigiacomo ?aprivano? all?accoglienza temporanea dei minori rimasti orfani, mentre la Sestini si allineava alla cautela espressa dalle ong. Le sovrapposizioni sono quasi inevitabili quando si sviluppano crisi di queste proporzioni: in Sri Lanka, però, noi abbiamo constatato una grande rapidità di coordinamento e decisione. Il nostro intervento nei campi profughi è già coordinato con le ong della rete Cha, e credo che stia succedendo la stessa cosa anche negli altri territori.
Vita: C?è un passo ulteriore da fare per le associazioni del sostegno a distanza?
Griffini: Condivido la critica del direttore Unicef sulla profonda disomogeneità del sostegno a distanza in Italia. Se esso ormai rappresenta un ?marchio? di cooperazione, si deve definire con precisione cosa esso contenga. Per questo, a mio avviso, non basta uno sforzo di autoregolamentazione: è necessario, credo, almeno creare un?Authority che vigili su questa realtà e sui suoi processi, garantendone la trasparenza d?intervento.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.