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Perché non vogliamo figli? Parliamone insieme

Presenteremo il nuovo numero di VITA giovedì 28 novembre alla libreria Verso di Corso Porta Ticinese 40, a Milano. Perché sì, perché no, cosa non va nella narrazione mainstream sulla genitorialità: un dialogo aperto con chi, nel magazine, ci ha messo la faccia

di Sara De Carli

Si chiamano Carlotta, Emanuele, Vittoria, Cristiano, Erica, Micheal, Manuel, Simona, Riccardo. Una ragazza alla fine ha preferito rimanere anonima. Hanno tra i 22 e i 27 anni, vengono da tutta Italia, da Como a Benevento. Per il nuovo numero di VITA li abbiamo messi intorno a un tavolo e gli abbiamo chiesto se un figlio, nel loro futuro, c’è o non c’è. Alla loro età certamente un figlio non è ancora un progetto di vita, ma quello che ci interessava era soprattutto il loro immaginario: cosa c’è nella loro mente e nel loro cuore all’idea di diventare un giorno – non oggi e non domani – padre e madre.

Dieci interviste non rappresentano un campione statistico, ma non abbiamo nemmeno chiesto prima se un figlio lo volessero o meno: su dieci persone, solo una dice che sì, vorrebbe un figlio. Tre non lo escludono. Gli altri, al momento, dicono “anche no”. Perché non vogliamo più figli? Alcune ragioni sono evidenti: la precarietà del lavoro, l’assenza di servizi, la difficoltà di conciliazione. Tutto vero, ma non basta. Le ragioni che ci hanno raccontato fanno piazza pulita dei pregiudizi che ci fanno credere che i giovani oggi non fanno figli perché sono egoisti, narcisisti, centrati sulla propria realizzazione. Non è neanche vero d’altra parte che i giovani un figlio lo desiderano, ma il contesto gli impedisce di realizzarlo.

I giovani raccontano un’altra storia.

Presenteremo “Perché non vogliamo figli”, il nuovo numero di VITA, giovedì 28 novembre alle 18,30 alla libreria Verso di Corso Porta Ticinese 40 a Milano.

Ne parleremo con Cristiano Romanò, 24 anni, studente universitario, uno dei dieci giovani che hanno partecipato alla tavola rotonda; Marta Mandile, designer, che a un figlio ha detto sì; Riccarda Zezza, imprenditrice, autrice di Maam-La maternità è un master, una dei 25 esperti che ci hanno aiutato con le loro parole e provocazioni a riflettere sull’urgenza di riscrivere lo storytelling.

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