Instant book
Perché non vogliamo figli? Parlano i ventenni
Abbiamo messo intorno a un tavolo cinque ragazze e cinque ragazzi, dai 22 ai 27 anni. Gli abbiamo chiesto se un figlio lo vogliono o no e perché. Le loro risposte sorprendono e fanno piazza pulita di tanti stereotipi. Un documento prezioso perché su un tema urgente come la denatalità dà voce all'immaginario e al desiderio dei più giovani
Cristiano ha 24 anni ed è capo scout: con i suoi lupetti passa tutti i weekend, sacrificando anche altri impegni o svaghi. Un figlio però, al momento, non prevede di averlo né lo desidera. Ovviamente adesso né si sente pronto ad essere padre né un figlio potrebbe mantenerlo, ma anche in prospettiva sul suo “no” pesa una ragione precisa: «la paura che sento per il periodo storico in cui stiamo vivendo, nonostante io abbia una fiducia di fondo nelle persone. Ora come ora il futuro mi fa paura per l’instabilità politica e in particolare per le questioni climatiche. Avrei difficoltà a far nascere un bambino in questo mondo, mi sembrerebbe quasi di fargli un torto, di metterlo in difficoltà fin dalla nascita».
L’instant book
Si chiamano Carlotta, Emanuele, Vittoria, Cristiano, Erica, Micheal, Manuel, Simona, Riccardo. Una ragazza alla fine ha preferito rimanere anonima. Hanno tra i 22 e i 27 anni, un’età in cui un figlio non è ancora un progetto di vita: quello che ci interessava era soprattutto il loro immaginario, che cosa scatta nella loro testa e nel loro cuore dinanzi alla possibilità di essere – un giorno, non oggi e non domani – madre e padre. Li abbiamo messi attorno a un tavolo e le loro parole ora sono raccolte in un instant book dedicato agli abbonati di VITA (lo potete scaricare qui): è la trascrizione integrale senza mediazioni o editing della tavola rotonda che VITA ha realizzato per il magazine “Perché non vogliamo figli”.
Dopo la pubblicazione del numero e l’assaggio “in presa diretta” delle voci dei ragazzi attraverso il podcast, in tanti ci avete chiesto di mettere a disposizione l’intera tavola rotonda. Le voci dei ragazzi sono arrivate potenti, in tutta la loro schiettezza: hanno incuriosito e destato interesse.
L’instant book nasce così, per mettere a disposizione un documento giornalistico che riteniamo prezioso proprio nel suo essere una registrazione senza giudizi dei pensieri “a caldo” dei ragazzi. Una fotografia che non ha alcuna pretesa di rappresentatività statistica, ma che fa piazza pulita dei pregiudizi che ci fanno credere che i giovani oggi non fanno figli perché sono narcisisti o centrati sulla propria realizzazione. Non è neanche così vero, d’altronde, che i giovani un figlio lo desiderano ma il contesto glielo impedisce. Interrogati sul “perché non vogliamo figli”, i giovani raccontano un’altra storia.
Li abbiamo cercati tra le reti delle organizzazioni del comitato editoriale o di realtà vicine, alcuni stanno facendo il servizio civile, altri sono volontari, tutti sono ragazzi impegnati nel sociale. L’egoismo non è il punto. Eppure solo uno di loro dice che sì, un figlio lo vuole. Tre non lo escludono. Gli altri, al momento, dicono “anche no”.
L’ecoansia
A volte la liquidiamo come “ecoansia”, ma per i ragazzi è un tema molto forte e collegato a quello dell’instabilità geopolitica: come dice Lotta, 22 anni, attivista climatica, «quando non avremo più l’acqua corrente la gente non si limiterà più a lanciare salsa di pomodoro sulle teche». E spiega che lei è arrivata «che non voglio avere figli biologicamente miei. Quando sarò stufa di lottare e andrò a vivere nel mio ecovillaggio, adotterò: il pensiero che ci siano bambini e bambini senza genitori mi fa stare molto male».
Lo storytelling: ovvero se noi che i figli li abbiamo, ci lamentiamo e basta
«Ho sempre pensato che mettere al mondo un figlio è qualcosa di estremamente egoista e narcisista, è un atto che si sta facendo per soddisfare un proprio bisogno. Lo vedo più come un discorso molto incentrato sul sé», spiega Vittoria, 26 anni. «Senza contare che siamo figli di una generazione che ci ha sempre ripetuto, da quando abbiamo dieci anni, “non fate i figli, non vi sposate, non fate il nostro errore”. Siamo stati anche bombardati da questo», aggiunge Emanuele, 27 anni.
Un’altra idea di relazioni, di famiglia, di cura
E poi c’è Michael che sposta il tiro: «Dire “figli sì o figli no”, implica vedere il figlio come generato dall’amore di due persone che dovrebbero essere accoppiate per l’eternità. La domanda posta così nasconde dei modelli culturali di famiglia che non condivido. Io sono cresciuto senza genitori e da molto tempo rifletto sul significato dell’essere padre e dell’essere madre: sono parole che dicono il prendersi cura di un altro, non dicono nulla del generare. Nella mia visione è il villaggio che dovrebbe prendersi cura dei figli. Dovrebbe esserci una democratizzazione e una redistribuzione del processo di cura. Di figli ce ne sono tanti nel mondo e molti anche senza famiglia».
È un tema che i ragazzi hanno messo spontaneamente sul piatto: io, te e il bebé che ci realizza come persone e come coppia è un immaginario che ai giovani sta stretto.
Se sei già abbonato, grazie e clicca qui per scaricare l’instant book; se invece vuoi abbonarti puoi farlo da qui. Il podcast con le voci dei ragazzi, invece, puoi ascoltarlo qui.
Sul numero di VITA trovate anche le riflessioni di 25 esperti per riscrivere lo storytelling della genitorialità (tra cui quelle dello scrittore Matteo Bussola e di Francesca Fiore di Mammadimerda) e dieci bellissime storie di coppie che invece a un figlio hanno detto sì.
L’illustrazione di copertina riprende la cover del magazine firmata da Nausicaa Dalla Torre
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