Volontariato

Perché non vi siete ribellati?

di Pasquale Pugliese

Karl Kraus al Cimitero militare germanico del Passo della Futa

(foto di Antonella Iovino)

E’ stata un’esperienza sensoriale e intellettuale totale, piuttosto che teatrale in senso stretto, assistere finalmente alla riduzione della monumentale drammaturgia di Karl Kraus “Gli ultimi giorni dell’umanità”, a cura della compagnia dell’Archivio Zeta, messa in scena presso il Cimitero militare germanico del passo della Futa.

Il Cimitero è il più grande sacrario italiano dedicato ai militari tedeschi morti in Italia durante il secondo conflitto mondiale. Poco distante dai molti luoghi che sono stati teatro degli spaventosi eccidi nazisti – Monte Sole è qualche vallata più avanti – sorge sulla cima di questo splendido angolo di appennino tosco-emiliano una suggestiva architettura di raccoglimento e silenzio, perfettamente integrata nel paesaggio, che custodisce i corpi di otre 35.000 giovanissimi soldati delle wehrmacht, caduti sulle montagne tra il ’43 e il ’45. Il cimitero ha forma a spirale sulla cui vetta, accanto alla bandiera d’Europa, sventolano le bandiere tedesca e italiana. E’ un posto prezioso, in cui le vittime esprimono pietà per i loro carnefici, accogliendoli inermi, e per sempre, sulla propria terra. E’ un luogo di meditazione sulla assurdità della tragedia bellica, sia per chi la provoca che per chi la subisce.
Luogo nel quale risuona la domanda fondamentale che pose Karl Kraus ai soldati vittime della grande guerra, ma che vale ugualmente per tutti quelli qui sepolti: “perché non vi siete ribellati?”

Quella dell’Archivio Zeta – compagnia indipendente di valore – di mettere in scena dentro al sacrario, tra le sue architetture e le sue tombe, “macerie e frammenti” de “Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus” è una scelta di grande senso politico. E farlo per il secondo anno consecutivo, in occasione del centenario della prima guerra mondiale, aiuta a rimettere in fila i nessi di causa ed effetto che hanno caratterizzato il secolo delle tragedie belliche, e proseguono fino ai nostri giorni. Nella sua visionarietà tragica e ironica nello stesso tempo, Kraus aveva individuato in questo lavoro mastodontico – oltre 700 pagine che attraversano tutti i codici della comunicazione linguistica – gli elementi di meschinità, indifferenza, interesse, obbedienza, ossequio alle logiche di arricchimento dettate dal profitto della guerra, che sono all’origine delle tragedie che l’umanità continua a provocare a se stessa. Quelle “sacre nozze tra Stupidità e Potenza” sul cui altare, per esempio quest’anno – cento anni dopo la “grande guerra” – sono stati sacrificati 1.800 miliardi di euro in spese militari globali. Che alimentano la “terza guerra mondiale diffusa” (papa Francesco) e terrorizzante. Una follia, da ultimi giorni dell’umanità

“Perché non vi siete ribellati, voi che ancora potete?” Sembrano sussurrare 35.000 voci allo spettatore che, finito lo “spettacolo”, lascia il Cimitero e si ferma a mangiare in trattoria. Prima di tornare a casa.

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