Non profit

Perché non è un’utopia la proposta di Sarkozy

editoriale

di Giuseppe Frangi

Forse anche per ripulirsi l’immagine dopo la vergognosa campagna contro i rom, Nicolas Sarkozy è approdato sul palco dell’Onu, in occasione del vertice sugli Obiettivi del Millennio lanciando la proposta di una tassa sui servizi finanziari (la Financial Transaction Tax, Ftt). A differenza della Tobin Tax, la Ftt prende in considerazione tutte le transazioni su strumenti finanziari, allargando così sostanzialmente la base imponibile rispetto alla proposta Tobin, che invece si limitava a tassare gli scambi di valuta. Tecnicamente la Ftt prevede l’imposizione di un’aliquota minima dello 0,05% sulle transazioni finanziarie. Una minuscola percentuale che potrebbe generare un flusso che gli esperti hanno calcolato in circa 200 miliardi di euro (secondo i calcoli dell’Istituto austriaco di ricerca economica a livello europeo) da destinare alla lotta contro la povertà. Ma non si tratta semplicemente di un dispositivo di carattere filantropico, tant’è vero che la Commission of experts of the international financial and monetary system dell’Onu (più conosciuta come Commissione Stiglitz) l’ha raccomandata come strumento per stabilizzare i mercati finanziari: l’adozione dell’Ftt avrebbe l’effetto di esercitare un freno agli eccessivi movimenti, tendendo a smorzare le oscillazioni del mercato. La piccola perdita di efficienza nelle transazioni sarebbe più che compensata dalla maggiore stabilità del sistema (ancor prima di aver messo in conto gli usi sociali degli introiti).
Non siamo quindi nel campo delle belle utopie. Persino nel Parlamento italiano se n’è parlato: l’11 e il 12 maggio scorsi alla commissione Affari esteri della Camera sono state depositate due risoluzioni, una di un deputato del Pdl, Marco Zacchera e l’altra dai banchi del Pd (da parte di Mario Barbi). A marzo un’analoga risoluzione era stata votata e approvata dal Parlamento europeo. Inoltre dal 22 ottobre 2009 è operativa a Parigi la Task Force on International Financial Transactions for Development, che comprende 12 Paesi, tra cui anche l’Italia, per studiare la fattibilità di un’imposta sulle transazioni finanziarie (nel settembre di quell’anno il G20 di Pittsburg aveva votato una risoluzione per affidare al Fondo monetario internazionale il compito di elaborare il piano per una tassazione delle transazioni finanziarie).
Tra i Paesi occidentali la Francia è certamente la più attiva nel difendere l’efficacia dell’Ftt. E sarà proprio la Francia ad avere la presidenza il prossimo anno di G8 e di G20. Una circostanza che darà certamente più forza a quelle organizzazioni della società civile che in questi mesi hanno fatto un efficace lavoro di lobbying per smuovere i potenti della Terra, senza schematismi: anche un conservatore a volte così ottuso come Sarkozy, può essere una testa d’ariete per rompere gli indugi degli altri Grandi. L’Italia purtroppo si è accodata allo schieramento dei fatalisti. Quelli che per non disturbare le grandi lobby finanziarie si trincerano dietro il paravento delle difficoltà. Del resto Berlusconi, a differenza degli altri leader occidentali, non ha ritenuto di dover essere presente a New York. A lui piace solo il Sarkozy castiga rom.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA