Non profit

Perché l’Egitto bacchetta l’Italia…

...ma si dimentica delle violazioni subite dalle minoranze religiose al Cairo

di Martino Pillitteri

«L’Egitto condanna gli episodi di violenza cui si e’ assistito a Rosarno negli ultimi due giorni e che hanno visto coinvolti un gruppo di lavoratori immigrati africani e la popolazione locale, causando il ferimento di molti immigrati». E’ quanto si legge in una nota apparsa questa mattina sul sito del ministero degli Esteri egiziano, in cui si esprime la speranza  «che il governo italiano adotti le misure necessarie a proteggere le minoranze e gli immigrati». La nota spiega che la questione sarà discussa dal ministro degli Esteri Ahmet Aboul Gheit nell’incontro in programma il 16 gennaio al Cairo con l’omologo italiano Franco Frattini. «I recenti episodi di violenza sono solo un esempio delle molte violazioni ai danni degli immigrati e delle minoranze in Italia – si legge ancora – tra cui quella araba e musulmana». A sostegno di questa tesi, la stampa araba in generale ha pubblicato un sondaggio commissionato dall’ European Union Agency for Fundamental Rights secondo il quale 23 mila cittadini europei di seconda generazione o naturalizzati europei in questi anni hanno subito discriminazioni  nel conseguimento di opportunità professionali, cure mediche e possibilità di ricevere dei mutui.
Sempre nella nota, attribuita al portavoce del ministero, Husam Zaki, si denunciano precedenti episodi di violenza contro gli immigrati avvenuti «in numerose città italiane», nei quali «gli immigrati sono rimasti feriti, anche gravemente. Le stesse organizzazioni internazionali per i diritti umani – si legge ancora – hanno registrato un netto incremento di simili eventi nell’ultimo periodo, ma anche un’escalation di odio nei discorsi pubblici, senza contare il grave isolamento, la violazione dei diritti economici e sociali e le espulsioni forzate che devono subire in Italia gli immigrati». Il ministero degli esteri egiziano si augura «che il governo italiano adotti le misure necessarie a proteggere le minoranze e gli immigrati, assicurando la sua determinazione a sollevare la questione con il capo della diplomazia italiana in occasione della sua prossima visita il 16 gennaio». L’Egitto chiede inoltre che la comunità internazionale si impegni a risolvere radicalmente il problema della discriminazione su base religiosa ed etnica e quello della xenofobia, per impedire che in futuro si verifichino episodi analoghi a quelli di Rosario.

In un’intervista ad ‘Avvenire’, il ministro degli esteri Franco Frattini parla invece delle persecuzioni contro i cristiani e critica l’atteggiamento dell’Unione europea. Al Cairo, il ministro degli Esteri vedrà  il presidente egiziano Hosni Mubarak: «Ci ha promesso punizioni esemplari, vedrete dall’Egitto arriveranno segnali importanti. Ma il problema vero e’ l’assenza dell’Europa, un’ Europa timida quando doveva difendere le radici cristiane e timida oggi che dovrebbe gridare con voce alta e chiara che la protezione dei cristiani nel mondo e’ un interesse dell’intera Europa. E’ arrivato il momento  di sgombrare il campo da un grande equivoco: battersi per i diritti dei cristiani nel mondo non vuol dire essere confessionali, vuol dire essere coerenti e giusti. Io che sono e mi sento cristiano, dico a quei governanti europei che si proclamano orgogliosamente laici che devono ricordare che ci sono milioni e milioni di loro concittadini che sono orgogliosamente cristiani».

Delle punizioni promesse da Mubarak a Frattini non ne è convinto Mounir Megahed, presidente dell’associazione Egyptians Against Religious Discrimination ( Egiziani Contro la Discriminazione Religiosa) secondo cui il governo del Cairo predica bene quando si tratta di condannare le ingiustizie contro gli arabi all’estero ma non fa il suo dovere per proteggere e garantire i diritti delle minoranze religiose nella terra dei faraoni.  «In questi due anni» sostiene Megahed «la violenza contro i non musulmani in Egitto è aumentata. Notizie di scontri su base religiosa si leggono sui giornali ogni due settimane. Lo Stato è soft nell’affrontare il problema delle discriminazione religiose. I responsabili dei reati non vengono mai processati. Spesso c’è una compiacenza delle forze dell’ordine. Quando 21 cristiani furono uccisi nel villaggio di El Kosheh nel 200» ha ricordato Megahed «nessuno tra i 90 denunciati è stato condannato. I colpevoli non vengono puniti perché i giudici temono delle ripercussioni».

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