Sostenibilità
Perché l’Alta velocità compatta tutte le forze politche?
La denuncia dell'Associazione di volontariato Idra che ha svelato i disastri causati dai cantieri sulla Bologna-Firenze
Si rimane rattristati, anche se certamente non sorpresi, all’ascolto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Regionale Toscano, ma anche dei consiglieri regionali della opposizione, FI e AN, sul blocco dei cantieri TAV. 26 giugno, TG3 regionale 19.30.
La difesa a spada tratta dell’Alta Velocità compatta infatti i diversi schieramenti. Queste le posizioni generali: L’Opera deve andare avanti, per evitare danni ancor più gravi di quelli già verificatisi (sorgenti di Moscheta, aspettateci, stiamo arrivando!), l’Opera deve procedere senza danneggiare nessuno, secondo i canoni dello sviluppo sostenibile. E, ovviamente, nell’interesse dei lavoratori che rischiano di restare disoccupati.
Come dire, “chiediamo l’impossibile”, come recitava un noto slogan dei contestatori degli anni ”70.
Tornando alla realtà, diremmo infatti che il fatto più eclatante sulla tratta Bologna-Firenze, è che un Ingegnere ferroviario appunto bolognese, Ivan Beltramba, aveva studiato a suo tempo una soluzione per RADDOPPIARE, minimo, il numero dei convogli che possono transitare sulla Direttissima attuale, semplicemente ottimizzando quella infrastruttura. SENZA QUADRUPLICARE, SENZA SCAVARE NESSUNA GALLERIA. Vale a dire, il grande scandalo è che le FS non hanno voluto adeguare la linea storica, i cui impianti elettronici di capacità sono mediamente fermi agli standard degli anni ’50 – esistevano quindi margini amplissimi di miglioramento – per dotare invece con spietata determinazione il Paese della galleria più lunga del mondo. Mettendo a carico della collettività, visto che ormai il project-financing privato-pubblico è ormai solo uno sbiadito ricordo del passato, cifre dell’ordine di 8.000 miliardi per la sola tratta (e molte altre migliaia ce ne vorranno, per non menzionare le spese di manutenzione e gestione), contro i 200 (duecento) bastanti per la soluzione Beltramba.
I danni ambientali e finanziari, che sono noti e non sono solo quelli di oggi, ma saranno anche quelli di domani, sono certamente frutto di scelte politiche precise e consapevoli, prese all’origine dell’Opera. Un ragionevole criterio di sviluppo sostenibile sarebbe stato quello di non farla proprio, questa Alta Velocità. Per inciso, pure INUTILE per il nostro Paese, dove l’80% dei viaggi avviene su distanze non superiori a 100 km. Per servire i quali tutto può essere utile meno che una imitazione dello Shin-kan-sen giapponese.
E’ infatti una questione di buon senso capire che lo scavo di una galleria ferroviaria di 72 chilometri, quand’anche fosse fatto con la massima accortezza, non può che dare luogo a pesanti depauperamenti di preziose risorse idriche, collassamenti dei terreni soprastanti (in Mugello fino a 7 metri più in basso del livello originario, alla distanza di 70 metri dal fronte di scavo) e danni agli edifici. A questo proposito, ne vedremmo delle belle a Firenze, se dovesse iniziare il promesso, imminente trivellamento dell’ennesimo tunnel nel sottosuolo della città, idrogeologicamente sensibilissimo.
Per quanto concerne i lavoratori, la sensazione è che i fautori dell’Alta Velocità se ne vogliano semplicemente fare scudo per tutelare interessi che non sono certamente quelli della collettività nazionale. Diversamente, si sarebbero interessati per tempo delle condizioni infraumane in cui essi, perlopiù emigrati dal solito sud, si sono trovati ad operare. Nonchè del disagio sociale che essi sperimentano nei loro campi-base, lontani dalle loro famiglie. Di questo, è stata data precisa documentazione in un seminario di studi appositamente dedicato, tenutosi a Firenze il 16 giugno scorso, promosso dalle Associazioni Medicina Democratica e Idra.
Ben poca attenzione riscuote l’argomento che l’impegno di quei lavoratori potrebbe essere messo a molto miglior frutto in opere realmente utili alla collettività, come il “progetto Beltramba” che abbiamo già citato, e che alleghiamo nelle sue grandi linee alla presente.
Per l’esattezza di cronaca, solo il Consigliere di Rifondazione Comunista si è dissociato dal coro, mettendo in discussione la bontà dell’Opera. Volgendo uno sguardo al passato, ricordiamo però come la critica proveniente da quel partito si è però interrotta o notevolmente affievolita là dove i progetti erano prossimi all’approvazione, o dove sono stati cantierati, senza proseguire risoluta fino al raggiungimento dell?obiettivo finale, se era quello di non dar tregua a un progetto fondamentalmente ingiusto. Nessuna presa di posizione chiara, definita e significativa sul piano mediatico è stata assunta dal segretario di quel partito anche quando si infittiva intorno a lui, al tempo in cui era presente nella maggioranza di governo, l’interesse dei media intorno ai punti di dissenso dal programma dell’Ulivo.
E i cantieri bloccati dalla magistratura? Una prossima riapertura non è da escludere, visti i notevoli interessi (privati) in gioco. Non sono da escludere neppure “promesse impossibili” da parte del Consorzio realizzatore, pur di far ripartire la locomotiva. In tal caso, riprenderà il Calvario del nostro territorio e delle risorse da noi conferite al pubblico erario.
Associazione di volontariato Idra
sito web: www.dadacasa.com/idra
e-mail: idrafir@tin.it
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