Mondo
Perché la formazione non si deve fermare
La testimonia di Gabriella Ballarini, educatrice dell'associazione Educatori senza Frontiere nata dall'esperienza della Fondazione Exodus di don Mazzi. «La formazione non si deve fermare, anche se a distanza», dice. «Se l’aula è dentro al computer, il viaggio comunque va avanti. E non è un discorso retorico, è aderenza al tempo presente. È il piano di realtà sul quale l’educatrice e l’educatore devono costruire la loro pratica, i loro progetti»
Vorrei raccontarvi una storia. Credo che le storie in questo momento ci servano per comprendere il presente, per ridimensionare l’angoscia, per riordinare alcuni tratti di disperazione, per concedersi un po’ di felicità e pure per sentirsi interi e non frammentati, persi, soli e pure un po’ stanchi. La storia parte dall’impossibilità di partire, da un vincolo grande come l’immobilità e si sviluppa in un viaggio di tre mesi che ogni settimana mi vede in video lezione con i professori che da 7 anni seguo in Bolivia e nemmeno una Bolivia qualunque, si tratta della Bolivia Amazzonica, un angolo di mondo di cui poco si parla, un angolo di mondo in cui la scuola, ad esempio, non riaprirà per almeno 6 mesi (ndr. hanno chiuso a Marzo). 200 professori, 29 incontri, 80 ore di formazione. Cosa c’entra una storia con questi numeri? I numeri sono la storia. I numeri sono la possibilità di questa storia. E le parole sono lo sviluppo, di questa storia.
Apro il quaderno e rileggo gli appunti, le voci che mi sono arrivate dentro gli auricolari: “Non pensavo che avrebbe funzionato.” “Sono felice che la professoressa che si collega dall’Italia, in questi mesi, ci abbia permesso di sentirci vicini.” “Questi incontri mi stanno dando una speranza, in questa situazione critica.” “Ho paura di perdere tutto.” “In questi mesi ho imparato a vivere più profondamente il mio matrimonio.” “Finalmente ho potuto conoscere il mio collega che lavora a scuola con me da due anni, ma con cui non avevo mai avuto occasione di scambiare opinioni.” “Questa pandemia ci ha imprigionati, ma la formazione di questi mesi ci ha liberati, anche solo per un attimo.” “Quello che ho capito da questi incontri, è che io sono un’insegnante, ma prima di tutto sono una donna, un essere umano, e devo prendermi cura di me per potermi prendere cura degli altri.” “Non mi fidavo di questa formazione, ma forse è perché abbiamo paura delle cose nuove che non sappiamo governare.” Abbiamo pianto, riso, cercato di imparare ad aprire e chiudere il microfono, abbiamo aperto e chiuso stanze virtuali, ci siamo incontrati in tanti e confidati in due, abbiamo disegnato, fotografato case, scritto pagine e pagine di storie, ma più di ogni altra cosa: ci siamo incontrati. E questi viaggi in Educatori senza Frontiere si sono moltiplicati, per un mese siamo stati ogni giorno in Brasile 13 incontri, 30 ore di formazione, 100 persone raggiunte. Per due mesi siamo stati in Honduras con 10 Challenge con i ragazzi della nostra Casa Juan Pablo II.
Abbiamo fatto vivere il viaggio, nel pieno delle sue possibilità. Il viaggio è solo il biglietto aereo, l’acqua che non esce dal rubinetto, la profilassi anti-malarica, il piatto tipico del posto? La risposta, se guardiamo il viaggio dal punto di vista del progetto educativo e formativo che lo sostiene, è no. Il viaggio è l’incontro rivoluzionario tra noi e le persone che partecipano insieme a noi al processo. Il viaggio è il ribaltamento del punto di vista e la costruzione dell’aula. Se l’aula è dentro al computer, il viaggio comunque non si ferma. E non è un discorso retorico, è aderenza al tempo presente.
È il piano di realtà sul quale l’educatrice e l’educatore devono costruire la loro pratica, i loro progetti.
Così si chiama la nostra formazione quest’anno?: RIGENERAZIONI
La copertina è un fiore colorato a metà. Abbiamo bisogno di alimentare il nostro movimento di rivoluzionari gentili, che vogliono cambiare il mondo mettendosi insieme, raccontandosi le loro storie, chiedendosi: come stai? E dandosi il
tempo (tutto il tempo) di ascoltare la risposta. Ritorneremo a viaggiare. Ma, proprio ora, non è tempo di fermarsi.
Qualche tempo fa ci dicevamo che l’educazione fa rumore e in un passaggio, nel 2016, scrivevo “Vorrei, che in questo giorno, disarmassimo le nostre ali, ci convincessimo a cedere all’umano, ci spingessimo a non confondere lo zaino con la zavorra e finalmente vivessimo la libertà, che no, non è star sopra un albero, è star dentro di noi, alzando lo sguardo, per vedere attorno e accogliere la vita intera, non solo un pezzo, non solo un antipasto, la vita intera.” Continuiamo a far rumore. È la nostra unica possibilità. La nostra rivoluzione gentile.
L’Associazione Educatori senza Frontiere (ESF) nasce il 25 febbraio 2005 con l’intento di formare educatori competenti e disponibili a condividere situazioni difficili in diversi Paesi nel mondo. È una Onlus che opera nel campo dell’educazione e della formazione in contesti italiani e stranieri. ESF opera a livello nazionale e internazionale. In Italia interviene in contesti di disagio e si occupa prevalentemente di formazione. All’estero collabora con realtà già operanti sui territori in partenariato operando nel campo della formazione dei formatori e dell’animazione educativa in contesti di povertà e marginalità giovanile. In Madagascar e in Honduras gestisce direttamente due comunità di accoglienza per bambini e ragazzi che vivono in situazioni di grave disagio sociale.
Gabriella Ballarini* educatrice dell'associazione Educatori Senza Frontiere
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