Formazione

Perchè il mondo ha ancora fame/6. I consigli per un consumo responsabile

No a carni rosse e prosciutto e ai surgelati. Sì a pollo e salame. Eviterete così di sprecare pezzi di carne e preziose risorse naturali

di Ida Cappiello

Parliamo di scelte alimentari responsabili da un punto di vista insolito: il consumo di risorse naturali incorporato nell?alimento, considerando non solo la produzione in senso stretto, ma tutto il processo di distribuzione che porta il prodotto nelle nostre case. È un aspetto da non sottovalutare, se si ricorda che la disponibilità di risorse nel pianeta non è illimitata, e che siamo noi, cittadini dei Paesi ricchi, a consumarne la fetta più grande. Rossa insostenibile L?acquisto di cibi che, a parità di valore nutritivo, comportino un uso più parsimonioso delle risorse può essere una scelta che contribuisce, sia pure in piccolo, al superamento della povertà a livello mondiale. Facciamo qualche esempio, con l?aiuto di Giovanni Galizzi, direttore della Smea, la scuola di specializzazione in economia agroalimentare dell?Università Cattolica. «Certamente le carni rosse sono ai vertici della classifica per quanto riguarda il dispendio di materie prime alimentari in diretta concorrenza con l?alimentazione umana», spiega Galizzi; «per una caloria fornita dalla carne bovina si consumano circa 7 calorie di cereali. Per le carni avicole ne bastano 2, mentre per le carni suine il rapporto si colloca a un livello intermedio, intorno a 5. Naturalmente, però, questo discorso vale solo per l?allevamento di tipo intensivo: nel caso invece di allevamenti liberi, al pascolo, il problema non esiste. Per scegliere consapevolmente bisognerebbe essere informati sulla provenienza e sui metodi di produzione della carne». Anche la scelta di particolari tagli di carne è importante. Le tendenze attuali dei consumi privilegiano i tagli di carne più costosi e, nel caso dei salumi, il prosciutto, entrambi derivanti dalla parte posteriore del bovino, perché sono magri. Questo comporta uno spreco, perché rende difficile utilizzare il resto dell?animale, ugualmente valido dal punto di vista nutritivo. Macinato ok Dunque via libera a bolliti e spezzatini, oppure alla carne macinata e, per gli affettati, a salame, coppa e pancetta: sono un po? più grassi, ma basta mangiarne di meno. I prodotti vegetali sono in genere meno ?spreconi? perché si collocano all?origine della catena alimentare. Ma non c?è solo il consumo di materie prime. Prendiamo ad esempio i surgelati, che tutti apprezziamo per la comodità e che sono senza dubbio in regola dal punto di vista nutrizionale e salutistico. Il processo di surgelazione, e successivamente la cosiddetta ?catena del freddo? per distribuire i prodotti, anche in estate e su lunghe distanze, a temperature polari, è molto dispendioso in termini di energia. «Anche nel fresco ci sono sprechi, attenzione», fa notare Galizzi, «sprechi di prodotto. Negli spinaci, si perde fino al 30% di prodotto lungo il circuito distributivo». La distanza percorsa dall?alimento per arrivare in negozio è spesso un indicatore del consumo di energia, quindi è preferibile acquistare prodotti, soprattutto se freschi, che non vengono dall?altro capo del mondo. Non è facile, dunque, adottare criteri univoci. «Ma la vera battaglia da combattere», conclude, «è quella per la trasparenza».


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