Mondo

Perchè il mondo ha ancora fame/4. Parla Mario Baldassarri

"La fame del Sud è frutto dell’egoismo miope del Nord", è il j’accuse del viceministro dell’economia,tecnico di An.

di Francesco Maggio

Mario Baldassarri è da poco più di un anno viceministro dell?Economia. Ma non ha mai smesso di indossare i panni dell?economista. Che alle teorie preferisce i fatti. E ai discorsi fumosi (molto frequenti tra gli appartenenti alla categoria), il parlar chiaro. Intervistato in vista del vertice Fao, non smentisce la sua franchezza: «La fame del mondo non dipende dalla scarsità delle risorse, ma dall?egoismo miope del Nord industrializzato» Vita: È per questo, professore, che il mondo ha ancora fame? Mario Baldassarri: La povertà del mondo è largamente basata sull?andamento delle ragioni di scambio, cioè sull?andamento dei prezzi dei prodotti industriali, tecnologici e delle materie prime. Se si esclude il petrolio, i cui produttori hanno saputo realizzare un cartello, l?Opec, tutte le altre materie prime, a cominciare da quelle agricole e minerarie, sono scambiate su mercati competitivi, quotati alla Borsa di Chicago. Ebbene, che succede oggi? Vita: Che succede? Baldassarri: Che da un lato si confrontano i mercati del Nord industrializzato, mercati che sono prevalentemente oligopoli concentrati, dove la concorrenza è solo tra pochi attori. Dall?altro, invece, e mi riferisco a interi continenti come l?Africa, l?America latina, l?Asia, siamo in presenza di mercati competitivi in regime di concorrenza pressoché perfetta. Vita: E quindi? Baldassarri: Quindi è inevitabile che in presenza di tali condizioni i secondi siano destinati a soccombere. Le ragioni di scambio, i prezzi relativi risultano vantaggiosi per i mercati concentrati oligopolistici. Negli ultimi 30 anni, le materie prime agricole hanno perso il 35 per cento del loro reddito reale. Ciò significa, per fare un esempio, che se 30 anni fa per acquistare un telefono ci volevano 100 chili di riso, oggi ce ne vogliono 150. Così quel contadino che produce riso deve produrre sempre di più per ricavare lo stesso prezzo dal proprio raccolto. Ma questo, che apparentemente sembra un vantaggio per il Nord industrializzato, in realtà costituisce la sua grande ipocrisia. Che diventa egoismo miope. Mentre ci vorrebbe un egoismo intelligente e lungimirante. Il Nord industriale deve capire che se non vengono coinvolti nel club dello sviluppo interi continenti, nei prossimi anni saremo invasi e implosi. Invasi dai flussi migratori. Implosi come economia perché non avremo più nessun impulso di sviluppo. Un grande impulso allo sviluppo avviene quando nel club entrano almeno un miliardo di persone. Se guardiamo all?ultimo dopoguerra, il grande ciclo di sviluppo che ha coinvolto l?Occidente è stato possibile perché i Paesi sconfitti, Germania, Italia e Giappone, sono stati fatti entrare nel club dei Paesi industriali e fino agli anni 70 sono stati loro le tre grandi locomotive della crescita mondiale. Vita: Intanto riesplode una nuova ondata di protezionismo tra Stati Uniti ed Europa. Come le valuta? Baldassarri: Beghe da pollaio tra Paesi ricchi che, come si sostiene in insiemistica, credono di poter rimanere in un ambito chiuso, delimitato e convesso. Vita: Sembrerebbe allora non esserci via d?uscita dalla trappola della povertà… Baldassarri: La via d?uscita c?è. E il vertice Fao potrebbe essere la grande occasione da cogliere per lanciare una proposta che vado sostenendo da tempo. Vita: Quale? Baldassarri: Che il Wto diventi una sorta di antitrust mondiale, a favore delle materie prime. Tutti gli interventi della Fao andrebbero coordinati in parallelo con il Wto. La povertà oggi più che mai è anche un problema di assetti istituzionali mondiali. Ogni istituzione non può fare per conto suo. C?è la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, il Wto e la Fao. Ma la Fao viene alla fine. Una politica solo di aiuti serve a ben poco. Se la Fao è lasciata sola, diventa come uno che va in bicicletta su un tapis roulant. Pedala, pedala ma poi c?è qualcuno che preme un pulsante, fa girare all?indietro il tappeto e il ciclista pedala a vuoto.


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