Sostenibilità

Perché il 110% non è prorogato per gli ETS e gli enti religiosi?

Ci scrive il presidente dell'impresa sociale Fratello Sole: "La mancata proroga esclude l’idea che chi produce bene pubblico per di più senza fine di lucro e verso parti della cittadinanza in difficoltà, sia considerato come un attore utile e necessario al nostro vivere insieme"

di Fabio Gerosa

L'impresa sociale Fratello Sole ed Enea in questi anni intensi di lavoro, hanno sviluppato azioni concrete per poter dare strumenti agli enti del terzo settore per “attraversare” il ponte che conduce dal sistema dei servizi al sistema del Green. Le realtà del terzo settore, gli enti religiosi, le Caritas italiane impegnate quotidianamente nell’accoglienza degli ultimi hanno la possibilità di realizzare questi cammini in forza sia dei bonus energetici che della loro naturale dimensione comunitaria, della loro vicinanza al territorio, alle persone, agli ultimi.

La produzione di valore sociale, con l’avvicinamento al tema della conversione ecologica delle persone e dell’efficienza energetica degli edifici dove si svolgono le loro attività, rappresentano un modello di economia civile avanzato ed esemplare per tutti: si produce vantaggio ambientale e benessere sociale – insieme e connesso con un gran risparmio, anche energetico, per la comunità stessa.

Grazie alla sensibilità di alcuni parlamentari si era riusciti a far rientrare nel 110% il sistema degli Enti del Terzo Settore (non del tutto gli enti religiosi) all’articolo 119 del decreto “Rilancio” 34/2020, un beneficio che rappresentava una nuova era per gli ETS e. come detto, anche un modello di economia civile concreto e prossimo alle comunità, non solo un “New Green Deal” ma un vero e proprio “Social Green Deal”. Questo beneficio, nella nuova bozza di legge di bilancio è sparito. Gli ETS – e figuriamoci gli enti religiosi – dovranno terminare i loro progetti il 30 giugno 2022 essendo esclusi dal prolungamento fino al 2023.

Solo a luglio 2021 si era sbloccato un elemento tecnico relativo alle unità immobiliari con un nuovo comma, il 10-bis dell’articolo 119 che estendeva la possibilità del 110% per gli interventi realizzati su immobili delle categorie catastali B/1, B/2 e D/4 (caserme, ospedali, case di cura e conventi) determinando il limite di spesa previsto per le singole unità immobiliari con un criterio che eliminava la penalizzazione dovuta ad una sola unità immobiliare.

Gli ETS hanno sostanzialmente avuto pochissimi mesi per poter iniziare una vera e propria progettazione di ristrutturazione energetica dei propri immobili e questo con il mercato impazzito dei prezzi, dei fornitori e dei progettisti praticamente spariti dalla scena e non reperibili.

La mancata proroga al terzo settore del 110% invalida non solo un elemento di natura tecnica sopra descritto, rendendo inutile il gran lavoro che moltissimi enti stanno facendo adesso. Ma soprattutto esclude l’idea che chi produce bene pubblico per di più senza fine di lucro e verso parti della cittadinanza in difficoltà, sia considerato come un attore utile e necessario al nostro vivere insieme. Ancora una volta il legislatore rischia di perde l’occasione di dimostrare come il bene dell’ambiente sia connesso strettamente col bene delle persone, senza lasciare indietro nessuno, specialmente i più poveri. L’Ecological Divide è qualcosa di concreto che si può evitare anche attraverso la non esclusione degli ETS e degli Enti religiosi dal grande cambiamento epocale che ci coinvolge.

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