Volontariato

Perché fare volontariato fa bene al cuore

di Giulio Sensi

Forse non ci voleva uno studio di una prestigiosa università per affermarlo, ma adesso anche una ricerca mette nero su bianco un dato: fare volontariato in età avanzata previene i rischi per il cuore. Che fare, bene e sanamente, volontariato aiuti gli altri e renda la società più coesa è un fatto evidente. Che preservi lo spirito vigile e sano è altrettanto osservabile ad occhio nudo.
Che mantenga più giovani e faccia bene alla salute di chi si dona è stato dimostrato anche da uno studio della Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Psychology and Aging”. I suoi risultati sono interessanti perché dimostrano che aiutare le persone quando si ha più di 50 anni riduce il rischio di ipertensione del 40%. Le attività di volontariato, secondo questa ricerca, sono più efficaci di tante pasticche per mantenere la pressione del sangue regolare. Addirittura rientra fra le possibilità efficaci per prevenire una malattia cronica poco simpatica.

La ricerca quantifica anche l’attività di volontariato necessaria per prevenire del 40% il rischio di ipertensione: almeno 200 ore all’anno un anno, circa otto giorni. È stata condotta su un campione di 1.164 adulti tra i 51 e i 91 anni residenti negli Stati Uniti in due intervalli degli anni 2006 e 2010. La pressione di tutti gli adulti era al primo incontro su livelli regolari. Quattro anni dopo coloro che avevano svolto volontariato nei vari settori conquistavano il 40% di possibilità in meno di soffrire di ipertensione. Fattore chiave è la vitalità donata dalle relazioni sociali.

Dato che le persone invecchiano -ha commentato il coordinatore dello studio, il prof. Sheldon Cohenvi sono transizioni sociali, come il pensionamento, un lutto o la partenza dei figli da casa che spesso lasciano gli anziani con minori opportunità naturali per l’interazione sociale. Partecipare ad attività di tipo volontaristico, per offrire agli adulti più anziani quelle connessioni sociali che altrimenti non potrebbero avere. Questi legami o impegni possono promuovere un sano invecchiamento e ridurre il rischio di sviluppare episodi negativi per la salute”.

 

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