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Giornata mondiale sangue del cordone ombelicale

Perché donare le cellule staminali emopoietiche

Il sangue residuo di placenta e cordone ombelicale non serve a mamma e neonato, ma può salvare delle vite. Donare non costa nulla e beneficia tutti quanti, adulti e piccini, che non hanno un familiare compatibile. Il 15 novembre si celebra la giornata mondiale; in Italia, l'associazione di donatrici Adisco organizza un convegno

di Nicla Panciera

Si celebra domani, 15 novembre, la giornata mondiale del sangue del cordone ombelicale, per promuovere la consapevolezza dell’importanza di donarlo per il suo valore terapeutico per il trattamento di malattie del sangue, maligne e non maligne, e patologie immunitarie. Quest’anno ricorre il 35 esimo anniversario dal primo trapianto di cellule staminali cordonali, eseguito nell’ottobre 1988 dalla dottoressa Eliane Gluckman all’Hôpital Saint-Louis a Parigi su un bambino del North Carolina di cinque anni con anemia di Fanconi, Matthew Farrow.

Da allora, molto è cambiato e oggi l’attività trapiantologica delle cellule staminali cordonali è una routine clinica. Il sangue residuo nel cordone ombelicale e nella placenta, ormai inutile a mamma e figlio, è ricco di cellule staminali capaci di generare miliardi di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, elementi fondamentali del sangue. «È una delle tre sorgenti riconosciute di cellule staminali emopoietiche, che possono essere raccolte anche dal midollo osseo tramite espianto, procedura da eseguire in anestesia, e dal sangue periferico tramite un processo chiamato aferesi» spiega Maria Bianchi ematologia del Policlinico Gemelli e collaboratrice del Centro Nazionale Sangue, che spiega come uno dei vantaggi del sangue cordonale è «la modalità di raccolta, che non interferisce e non altera il parto e non mette a rischio la salute di mamma e bambino».

Dalla raccolta mirata alle banche pubbliche

Nel 1991 negli Stati Uniti, nel 1993 in Italia a Milano, quindi poco dopo il primo trapianto, nacquero le prime banche pubbliche per la raccolta e conservazione del sangue cordonale donato al fine di rendere disponibili campioni di cellule staminali. In altre parole, dalla raccolta iniziale del sangue, mirata alle donne partorienti con un figlio già malato, si è passati alla conservazione per il suo impiego in campo ematologico più ampio, per le malattie del sangue e del sistema immunitario, come le leucemie, i linfomi, alcune forme di talassemia, di immunodeficienza e alcune malattie metaboliche.

Una rete globale

La rete Italian Cord Blood Network Itcbn consiste in 18 banche del sangue che, per conto del Servizio sanitario nazionale, raccolgono, conservano e distribuiscono le cellule staminali emopoietiche cordonali. Avere a disposizione, a richiesta, una sorgente di cellule staminali disponibile per trapianto è molto importante. «Abbiamo a disposizione un buon inventario a livello mondiale» spiega Bianchi «Il registro nazionale, in rete con tutti gli altri nel mondo, contiene tutte le sorgenti, sia da cordone ombelicale, sia da donatore adulto». Nel caso di trapianto allogenico, non da cellule del paziente stesso, «il primo passo è verificare l’esistenza di un donatore compatibile in famiglia, che può essere un genitore o i fratelli e le sorelle. Se non ce ne sono, si accede alla banca dati pubblica».

Le donazioni

Come si legge nel report 2022 sulle Banche del sangue di cordone ombelicale in Italia del Centro Nazionale Sangue, le donazioni nel 2022 sono state meno di settemila, riguardanti circa il 2,8 per cento dei parti avvenuti negli ospedali italiani adibiti alla raccolta. Prima della pandemia, la cifra si attestava al 3,8%. «Donare il sangue cordonale non pone nessun rischio e non richiede alcuno sforzo» spiega l’ematologa che ricorda che «quello che di lì a poco diventerà uno scarto nei rifiuti ospedalieri ha una grande potenzialità terapeutica». Anche nell’ottica della transizione demografica che viviamo, dove le persone hanno sempre meno familiari cui rivolgersi per la donazione, una banca pubblica acquista sempre più importanza.

La ricerca

Anche nell’ambito delle staminali emopoietiche cordonali, cui sarà dedicato il consueto meeting annuale dell’Associazione donatrici italiane sangue cordone ombelicale (qui il programma) cui la dottoressa Maria Bianchi parteciperà domani a Roma, la ricerca continua: «Si punta al miglioramento e all’efficacia del trapianto, ma ci si concentra anche sugli usi alternativi, come ad esempio la produzione di emocomponenti a uso non trasfusionale come i siero colliri, lisato piastrinico e altri preparati che sfruttano le capacità rigenerative».

Foto di Tristan Denyer


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