C ontinuano a sparare su Mourinho. Che è l’allenatore dell’Inter. E io, sia pure in modo equilibrato, tifo per i nerazzurri da quando vivo a Milano. Posso dunque essere leggermente influenzato da questa piccola passione (nessuno è perfetto). Però in generale non sopporto l’arroganza, mi danno fastidio gli sbruffoni ovunque siano, e dunque se Mourinho si comportasse così come viene quotidianamente descritto, penso che me ne accorgerei. Ho invece un dubbio, e lo condivido con voi lettori. Mourinho ha messo davvero il dito nella piaga quando ha dichiarato, da marziano atterrato in Italia, che noi siamo matti, perché ci preoccupiamo più degli show televisivi sul calcio che del calcio giocato, e forse anche per questo non ci accorgiamo che il campionato più importante e bello del mondo non è il nostro ma la Premier League, ossia il torneo inglese, che lui, ma anche molti nostri allenatori, conoscono bene. Dicendo questa elementare verità – ore e ore di chiacchiere e di false litigate in diretta, su reti pubbliche e private, su televisioni satellitari, digitali e analogiche, comprese le emittenti locali, senza contare le paginate di interviste inutili sui quotidiani sportivi e non – lo Special One si è messo contro la lobby più esclusiva e parassita del giornalismo italiano, quella dei giornalisti sportivi “famosi” (salvo, per conoscenza diretta, i tanti bravi colleghi che ogni domenica si arrabattano in condizioni a volte impossibili per fare semplicemente cronaca). Peggio: ha mandato a parlare con i soloni del calcio il suo vice, quel Beppe Baresi che ha indubbiamente un’aria ruspante ma di calcio se ne intende assai più delle grandi firme. Io a questo punto tifo Mourinho e consiglio ai lettori di “francamente” seguire la squadra del cuore, andare allo stadio, e guardare meno la tivù. Come si faceva una volta. L’unico modo per sbarazzarsi della lobby è far crollare l’audience. Mi sembra un ottimo obiettivo, non solo per interisti tiepidi.
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