Medio Oriente
Perché bandire l’Unrwa da Israele avrà conseguenze devastanti sui civili
Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa - Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi: «Il collasso dell’Unrwa priverebbe i rifugiati palestinesi dell’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria primaria». Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International: «Si continua a criminalizzare l'aiuto umanitario». Giovanna Fotia, WeWorld: «Questa decisione ci lascia basiti»
di Anna Spena
Lunedì sera il Parlamento israeliano ha approvato due leggi che impediscono all’Unrwa – agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, di lavorare in Israele. Nelle stesse ore, nel nord della Striscia di Gaza, la scuola Al Fakhoura veniva distrutta dagli attacchi dell’esercito israeliano. L’Agenzia è nata nel dicembre del 1949, dopo la guerra arabo-israeliana del 1948 e all’esodo palestinese. Lavora nei campi profughi palestinesi in Giordania, Libano, Siria, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. È finanziata quasi interamente da contributi, su base volontaria, degli stati membri dell’Onu. E rappresenta da lungo tempo un’ancora di salvezza, fornendo assistenza umanitaria indispensabile, istruzione e alloggi. Nell’ultimo anno, dopo l’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, l’Agenzia è stata oggetto di grandi discussioni.
«L’adozione da parte della Knesset di due leggi sull’Unrwa nega di fatto le protezioni e i mezzi essenziali per il funzionamento dell’Agenzia, vietando ai funzionari dello Stato israeliano di entrare in contatto con l’Unrwa o i suoi rappresentanti e vietando le operazioni dell’Unrwa all’interno di quello che viene definito il territorio sovrano dello Stato di Israele», scrive Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa, in una lettera al presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Philémon Yang.
«Rendere un’organizzazione dell’Onu illegale», aveva spiegato, solo qualche settimana fa Marta Lorenzo Rodriguez, la direttrice dell’ufficio Unrwa per l’Europa con base a Bruxelles, «significa cambiare i paradigmi che tutti noi conosciamo, i paradigmi sulla soluzione a due Stati. La motivazione ovviamente è politica, ma le implicazioni sono umanitarie, legali, un attacco diretto al multilateralismo e alla Carta dell’Onu, un attacco diretto all’Assemblea generale».
Israele controlla tutti i valichi di frontiera che portano alla Striscia di Gaza. Oggi l’Unrwa, e tutte le altre realtà, hanno bisogno di coordinarsi con il Paese per far entrare beni di prima necessità nell’area. Allo stesso modo, la Cisgiordania, è disseminata di Check Point dell’esercito israeliano.
«Dopo più di un anno del più intenso bombardamento di una popolazione civile dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, e la restrizione degli aiuti umanitari ben al di sotto delle necessità minime, le vite dei palestinesi sono sconvolte», scrive Lazzarin. «Si parla di oltre 43mila morti, per la maggior parte donne e bambini. Quasi tutta la popolazione è sfollata. Scuole, università, ospedali, luoghi di culto, panetterie, sistemi idrici, fognari ed elettrici, strade e terreni agricoli sono stati tutti distrutti. La popolazione sopravvissuta vive nella più grande indegnità. Nel Nord, la popolazione è intrappolata, in attesa di morire per attacchi aerei o per fame. Gli ostaggi catturati da Israele continuano a soffrire in prigionia e le loro famiglie sono lasciate in una terribile angoscia. La violenza si sta intensificando in Cisgiordania, dove la distruzione delle infrastrutture pubbliche infligge una punizione collettiva alla popolazione civile. La guerra si è riversata e intensificata in Libano.Lo smantellamento dell’Unrwa avrà un impatto catastrofico sulla risposta internazionale alla crisi umanitaria di Gaza. Inoltre, saboterà ogni possibilità di ripresa. In assenza di un’amministrazione pubblica o di uno Stato a tutti gli effetti, nessun’altra entità oltre all’Unrwa può garantire l’istruzione a 660mila bambini e bambine. Un’intera generazione di bambini sarà sacrificata, con rischi a lungo termine di emarginazione ed estremismo. In Cisgiordania, il collasso dell’Unrwa priverebbe i rifugiati palestinesi dell’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria primaria, peggiorando notevolmente una situazione già instabile».
Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International ha commentato così la decisione di Israele: «Questa legge incosciente è un attacco diretto ai diritti dei rifugiati palestinesi. È chiaramente pensata per rendere impossibile l’operato dell’Unrwa nel Territorio palestinese occupato, costringendo l’Agenzia alla chiusura della sua sede a Gerusalemme Est e negando i visti al suo personale. Ciò equivale a criminalizzare l’aiuto umanitario e peggiorerà una crisi umanitaria già disastrosa».
Anche le organizzazioni non governative che lavorano nella Striscia di Gaza e nei territori occupati esprimono dissenso: «Siamo basiti dalla decisione del Parlamento israeliano di approvare leggi che limitano drasticamente l’attività dell’Urwa», dice Giovanna Fotia, rappresentante Paese di WeWorld in Palestina. «Da anni l’Agenzia fornisce assistenza a milioni di palestinesi. Queste leggi potrebbero portare a gravi interruzioni nei servizi, le conseguenze sarebbero devastati per la sicurezza alimentare e l’accesso alle cure mediche, soprattutto per le persone più vulnerabili. Anche le organizzazioni umanitarie come WeWorld potrebbero risentire delle ripercussioni di questa decisione: alcune strutture e infrastrutture gestite dall’Unrwa sono utilizzate anche dal resto della comunità umanitaria per fornire servizi di assistenza vitali».
Foto di apertura: un bambino palestinese in una scuola dell’Unrwa che ospitava sfollati a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza (AP Photo /Jehad Alshrafi) Associated Press/LaPresse.
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