Cultura

Per un nuovo tempo pieno, per tutti

Lo chiede la petizione "Tempo Pieno a Scuola per tutte e tutti" che ha per primi firmatari Valentina Chinnici e Franco Lorenzoni

di Redazione

«L’estensione generalizzata di un nuovo tempo pieno nella scuola primaria e di un nuovo tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado. Nuovo perché va ripensato alla radice, facendo tesoro delle migliori sperimentazioni che in questi anni si sono andate diffondendo. Un grande investimento per risarcire le giovani generazioni»: è questa la richiesta della petizione Tempo Pieno a Scuola per tutte e tutti che ha per primi firmatari Valentina Chinnici, presidente del CIDI Palermo e Franco Lorenzoni, maestro di scuola primaria e fondatore della Casa-laboratorio di Cenci.

Cinquant’anni dopo l’introduzione del tempo pieno nella scuola elementare, con la comparsa di mense nelle scuole e affidando ogni classe a due insegnanti per dare voce e ì lingua comune ai figli della grande migrazione interna dal Sud, oggi il Paese è di fronte a nuove sfide: far convivere le molteplici culture che popolano le nostre città, includere pienamente e non solo a parole bambine e bambini portatori di disabilità, ridurre i divari sociali legati alla famiglia in cui un bambino nasce, garantire a tutti un pasto equilibrato.

«Per questo riteniamo profondamente ingiusto che possano godere di un tempo adeguato di istruzione e di esperienze molteplici solo 4 bambini su 10 nella primaria e appena il 13% di ragazze e ragazzi della secondaria di primo grado», si legge nell’appello. «È necessario investire perché ci siano ovunque palestre e mense alla portata di tutti, connessioni adeguate, edifici sicuri dotati di spazi ripensati e flessibili, adatti ad attività molteplici. Chiediamo che si creino aree verdi e isole pedonali dedicate all’infanzia promuovendo interventi di rigenerazione urbana anche a partire dalle scuole. Lo dobbiamo alle future generazioni perché il Next generation plan EU è un prestito che stiamo chiedendo ai nostri figli e nipoti e l’unico risarcimento che eticamente abbiamo il dovere di offrire loro sta nel migliorare radicalmente la qualità dell’istruzione e dell’educazione a tutte le età».

Il tempo pieno in alcune aree del Paese è la norma, in altre invece l’idea è avversata. Per questo – come è stato ribadito anche di recente nel web talk della rete EducAzioni con il ministro Bianchi – bisogna innanzitutto comunicare bene cosa significhi tempo pieno: «Offrire proposte educative per otto ore da lunedì a venerdì non è per stare chiusi nelle classi inchiodati ai banchi, ma per scoprire insieme che ci sono cento linguaggi da esplorare e mille esperienze da attivare, perché la scuola è il primo luogo pubblico in cui si scopre la ricerca come dimensione collettiva, si sperimenta la democrazia nell’incontro tra diversità, si frequenta la bellezza sedimentata nel passato e si costruisce cultura, non accontentandoci del presente. […] Estendere il tempo scuola certo non basta, ma può innescare processi di rinnovamento urgenti e necessari».

L’estensione del tempo scuola facilita inoltre la conciliazione e l’accesso al lavoro delle donne.


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