Giornata mondiale del volontariato
Per sé e per gli altri: ecco i volontari della ricerca clinica
Spesso si aderisce perché si spera di poter accedere a una cura più innovativa e più efficace. Ma le ricadute degli studi clinici in sanità poi vanno a vantaggio di tutti. Un volontariato di cui si parla poco, ma fondamentale: Eupati lo promuove con l'iniziativa "La ricerca siamo noi. Tutti insieme, dalla scienza alla cura"
Alessandro Barcherini dell’associazione MelaVivo ha ricevuto la diagnosi di melanoma a 50 anni: «Un inaspettato regalo di compleanno che mi ha gettato nel panico. All’ospedale Ifo-Istituto nazionale tumori Regina Elena, in quel momento stava partendo uno studio di fase 3 specifico per il melanoma. Mi spiegarono bene il significato dello studio, cos’è un doppio cieco e cos’è l’immunoterapia. Era un venerdì e il lunedì tornai a firmare per partecipare allo studio come volontario, con la speranza di poter avere una cura specifica e innovativa. Ho iniziato con fiducia e speranza questo percorso di adesione allo studio clinico, che a tutt’oggi, a distanza di 10 anni, continua. La malattia mi è sembrata più facile da affrontare, partecipare allo studio mi ha dato la possibilità di convivere con la malattia con una qualità di vita ottima. Nel tempo ho visto pazienti usare in prima linea proprio il farmaco che ho sperimentato io».
Diventare volontario in uno studio clinico è una scelta importante, che può regalare benefici diretti in termini di accesso a nuove opzioni terapeutiche sperimentali e che favorisce l’avanzamento delle conoscenze sulla malattia e suoi trattamenti di cui beneficeranno tutti gli altri pazienti.
Favorire la consapevolezza di cosa sia la ricerca clinica e della sua importanza per l’avanzamento delle conoscenze e la scoperta di nuovi farmaci è l’obiettivo della campagna “La ricerca siamo noi. Tutti insieme, dalla scienza alla cura“, promossa dall’Accademia del paziente esperto Eupati insieme a 47 tra associazioni pazienti, accademie e aziende sanitarie, società scientifiche e centri di ricerca, con il patrocinio di Fondazione policlinico universitario Gemelli, del relativo Clinical Trial Center e dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Alessandria. L’iniziativa ha avuto anche il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità e di Farmindustria.
La partecipazione agli studi clinici dei pazienti e dei volontari sani è preziosissima, perché così si contribuisce alla salute di tutti. Tutti siamo ricerca perché la ricerca siamo noi
Nicola Merlin, presidente Eupati
Per informare le persone sulla loro partecipazione alla ricerca sotto il profilo etico metodologico e regolatorio, una buona comunicazione può fare la differenza. «A volte, c’è ancora dello scetticismo nella partecipazione alla ricerca, nonostante sia un fondamentale contributo agli avanzamenti della conoscenze e al raggiungimento dei suoi scopi» ha detto Nicola Merlin, presidente dell’Accademia del paziente esperto Eupati. «L’obiettivo è aumentare la consapevolezza sul ruolo della ricerca clinica e della partecipazione agli studi clinici dei pazienti e dei volontari sani, contribuendo così alla salute di tutti. Vorremmo creare un ponte di fiducia tra comunità scientifica e opinione pubblica. Tutti siamo ricerca perché la ricerca siamo noi».
Sono da superare anche i timori del passato legati alla eventuale tossicità delle molecole in sperimentazione. La sperimentazione pre-clinica, quella condotta in vitro e in vivo, è essenziale per garantire che i farmaci in sperimentazione abbiano un profilo di sicurezza accettabile e una buona probabilità di essere efficaci. «Oggi, prima di arrivare alla fase clinica, il lavoro di studio e analisi già fatto su cellule, tessuti e animali è enorme», rassicura Dominique Van Doorne, tesoriere e responsabile scientifico di Eupati.
Sono da superare anche i timori del passato legati alla eventuale tossicità delle molecole in sperimentazione. Oggi, prima di arrivare alla fase clinica, il lavoro di studio e analisi già fatto su cellule, tessuti e animali è enorme
Dominique Van Doorne, responsabile scientifico di Eupati
«La ricerca ha un impatto scientifico, sanitario, economico. L’innovazione nelle cure e nei farmaci è strutturata attraverso percorsi rigorosissimi che non posso prescindere dalla sperimentazione scientifica stessa» ha ricordato Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center del Gemelli di Roma. «Inoltre, in oncologia medica, i pazienti che partecipano alle sperimentazioni sono monitorati attentamente e strettamente, sono seguiti in modo rigorosissimo».
Quanto agli studi clinici, essi si suddividono in studi cosiddetti “profit”, che sono quelli finanziati dalle aziende farmaceutiche e condotti a scopo registrativo, e in studi “non profit”, finanziati dall’accademia e che quindi costituiscono una ricerca libera, non direttamente finalizzata all’immissione in commercio di un nuovo farmaco. «In Italia nell’80% dei casi gli studi sono ‘profit’, cioè sostenuti da aziende farmaceutiche e solo il 20% sono ‘non profit’, cioè studi cosiddetti accademici» continua Tortora. «La carenza di studi non sponsorizzati è un grave danno, perché la sperimentazione di nuovi farmaci comporta vantaggi dal punto di vista scientifico e da un punto di vista economico». Da un lato, gli specialisti che hanno partecipato agli studi clinici conoscono già bene il farmaco quando dovesse entrare in commercio e lo sanno quindi maneggiare al meglio. Dall’altro, per ogni euro investito in ricerca il guadagno per il Servizio Sanitario Nazionale è pari a 3 euro e, nel caso di studi clinici per farmaci oncologici, addirittura 3,35 euro.
Il paziente esperto è una figura centrale nella ricerca clinica, non solo perché conosce la malattia per esperienza personale, ma perché ha le competenze per dialogare con tutti gli interlocutori necessari alla sua azione di difesa dei diritti dei pazienti, dalle società scientifiche alle istituzioni. Un’adeguata formazione «dà la possibilità al paziente di essere coinvolto fin dall’inizio al disegno del progetto, allo sviluppo del protocollo clinico e in seguito alla raccolta di dati generati dai pazienti», ha spiegato Paola Kruger, direttore scientifico del corso Eupati Italia e Paziente Esperto Eupati. La quinta edizione del corso è appena terminata e finora sono stati formati circa 1.800 pazienti esperti in Italia. A essere molto importante è anche l’impegno del paziente esperto verso le altre persone con una diagnosi, la comunicazione tra pari essendo molto efficace.
La campagna nazionale “La ricerca siamo noi. Tutti insieme, dalla scienza alla cura” si avvale di diverse risorse, i cui contenuti sono stati elaborati con la partecipazione dei pazienti Eupati. Attraverso video informativi con il giornalista scientifico Marco Cattaneo e le testimonianze dei pazienti esperti, la campagna aiuta a capire come funziona la ricerca clinica, come sono tutelati i partecipanti e quale ruolo hanno le associazioni. Tutte le informazioni e le risorse della campagna sono disponibili sulla landing page https://laricercasiamonoi.accademiadeipazienti.org/.
Foto di Eupati
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