Non profit

Per riqualificare bisogna ascoltare

Qualche consiglio concreto al sindaco demolitore

di Redazione

Ci sono esperienze interessanti in Europa a cui guardare. Alcune contemplano anche demolizioni. Tutte si fondano però sulla partecipazione Che cosa posso offrire io – in quanto “esperto di progettazione partecipata” – al presente dibattito? Ben poco in termini di suggerimenti specifici contestualizzati, avendo visitato Tor Bella Monaca solo una volta per accompagnare mia suocera all’Asl. Non mi è sembrato peggio di gran parte dei quartieri “167” di altre metropoli italiane e meglio di alcuni recenti quartieri dormitori “di lusso” della stessa Roma. Almeno si vedevano persone che si fermavano per “strada” per parlare. Di fatto, il bar in fondo alla “strada volante” che contiene l’Asl mi è sembrato un luogo ricco di relazioni umani (e con un ottimo caffè). Ho una conoscenza sommaria di Tbm, ma quanto basta per sapere che qui una volta esisteva un Laboratorio municipale di quartiere funzionante. E che ci sono molti abitanti che considerano le condizioni di vita a Tbm in molti aspetti migliorate, in gran parte grazie alla partecipazione degli stessi abitanti. Ma, intanto, offro alcuni suggerimenti al sindaco Alemanno e ai suoi consiglieri:
? Leggere alcune delle pubblicazioni dell’architetto e matematico inglese Alexander Christopher o dell’australiano Nikos Salingaros che hanno trattato con intelligenza e dedizione la questione della pianificazione e progettazione complessa e urbana sociale, sostenibile e partecipata (ho tutta una bibliografia disponibile). Dare un’occhiata ai numerosi testi su temi pertinenti dell’antropologo-architetto, italiano, Franco La Cecla.
? Studiare bene le buone pratiche nell’ambito della riqualificazione urbana soprattutto all’estero, ma anche in Italia. Per cominciare, leggere e visitare le esperienze di Lucien Kroll che ha coordinato numerosi progetti volti a dare “nuova vita” a periferie “degradate” in Francia, Belgio, Germania, ecc. I suoi progetti includono, ma non privilegiano, alcune demolizioni mirate (quando per esempio un quartiere è, in parte, disabitato. Questo non è, credo, il caso a Tbm). Per Kroll, il “disordine” della vita quotidiana e la diversità delle idee ed identità multiple presenti in un luogo sono gli ingredienti principali di un buon progetto sociale ed ecologico. Essenziale è sapere ascoltare e coinvolgere attivamente gli abitanti nel processo.
? Questo passaggio richiede un’expertise che, ritengo, sia disponibile in Italia. Nella stessa Roma, riesumare e studiare l’esperienza dei Laboratori municipali di quartiere dell’Uspel del Comune di Roma e della facoltà di Architettura di Roma III.
? Assistere ad una lezione della professoressa Marinella Sclavi sull'”arte dell’ascolto” o iscriversi ad un corso offerto dalla nostra Alta scuola di Progettazione partecipata.
? Iscrivere la sua città – subito – allo statunitense Mayor’s Institute for City Design. Questa istituzione, fondata dal sindaco Charles Reilly della città di Charlotte, dal 1986 ha assistito numerosi sindaci nell’imparare come meglio pianificare, progettare e gestire le loro città e periferie in una maniera più sostenibile (sociale, ecologica e economica) e più giusta.
Dopo aver svolto con impegno questi compiti, credo che il sindaco e il suo staff saranno più preparati a confrontare, con calma e serietà, la riqualificazione del quartiere Tor Bella Monaca e altri quartieri – e non solo lanciare slogan e provocazioni che accendono dibattiti estivi all’Italiana. Che finiscono nel vento? o peggio, che rischiano di diventare il fondamento per altri “mostri”.

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