Enrica ha 16 anni e quest’anno frequenta la prima liceo classico. A settembre ha riparato quattro materie con esito felice. Sul verbale degli esami è stato scritto che «l’alunna ha saldato i debiti», secondo quel linguaggio burocratese che i ministri ci impongono da quando si sono messi in testa di cambiare la scuola. Allo scrutinio di giugno eravamo incerti se bocciarla o darle una possibilità. Al momento di votare ero tra i più incerti. Quando, nelle ultime settimane dell’anno scolastico, cercavo di parlare con lei per avere un quadro chiaro, in vista degli scrutini, Enrica scoppiava a piangere. Il suo volto, diafano e tirato per lo stress patito, era espressione di un’infinita agonìa: non riusciva a studiare con le compagne di scuola, si sentiva esclusa, la sera non usciva con nessuno. A giugno, allo scrutinio, ero tentato di votare per la bocciatura, ma l’insegnante di greco, avendo intuito le mie intenzioni, mi diede un pizzicotto sulla gamba prima che terminassi il mio intervento, quasi a dirmi: «Diamole l’ultima chance».
A settembre Enrica ha superato brillantemente gli esami. Secondo i professori, che l’hanno messo a verbale, ha recuperato tutte le lacune manifestate durante l’anno. Alcuni giorni fa l’ho incontrata al bar della scuola e le ho fatto i complimenti per il suo impegno, poi le ho chiesto se avesse vissuto l’intera estate segregata in casa per affrontare il peso delle quattro materie.
Niente affatto. A mare ha nuotato, ha giocato a beach volley, ha seguito un corso di ginnastica in acqua, attività che, mi ha confessato Enrica, le hanno consentito di concentrarsi meglio nello studio e grazie alle quali ha avuto occasione di fare nuove amicizie, consolidate anche con le uscite serali. Enrica mi ha detto che la chiave di volta è stata lo sport, che ha dato pienezza al suo corpo. Enrica ha capito che studio, sport e amicizie possono coesistere tra loro, anzi, la giusta miscela tra questi elementi può contribuire alla crescita.
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