Sostenibilità

Per ricordare Mimmo difendo il Vesuvio dagli ecocamorristi

Pasquale Raia, volontario di Ottaviano rifà la storia dell'emergenza e racconta le ragioni del suo impegno ambientalista

di Giampaolo Cerri

Loro le discariche dell’area vesuviana non le hanno scoperte oggi. Ma non erano loro a fare i blocchi stradali contro i camion di spazzatura, a scontrarsi con la polizia. Sono i volontari di Legambiente, i primi a denunciare gli scempi, gli affari, le intimidazioni. E’ dal 1980 che se ne occupano. Sfidando i clan camorristici che,in quella zona, prosperano su discariche legali e abusive e per i quali, la soluzione del problema rifiuti, si prospetta come un’opportunità di business in meno. Pasquale Raia, 42 anni di Ottaviano (Napoli), medico veterinario, è la memoria storica di questa emergenza.

Vita: Fare gli ambientalisti dalle vostre parti non dev’essere facile…
Raia: No, non lo è. Qua l’ecomafia è una realtà concretissima: spesso l’abuso è legato agli affari di pochi, spesso illegali.
Vita: E chi ve lo fa fare?
Raia: La memoria di un amico. Si chiamava Mimmo Beneventano ed era consigliere comunale ad Ottaviano. Faceva le battaglie contro le discariche e l’abusivismo per questo nel 1980 la camorra di Cutolo l’ha ammazzato. Quell’assassinio ha spinto molti giovani come me verso il lavoro ambientalista. A Mimmo è dedicato il circolo di Legambiente che abbiamo fondato nel 1989, proprio ad Ottaviano, dove l’avevano ucciso.
Vita: A che cosa si rinuncia?
Raia: Io alla libera professione, mi sono messo a fare il veterinario in una Asl a Napoli per avere più tempo da dedicarmi a queste battaglie.
Vita: Minacce?
Raia: Qualche volta, spesso indirette, spesso telefoniche. Sono le peggiori. Qualche volta abbiamo proprio dovuto abbandonare il campo: c’erano in giro dei tipi che sembravano disposti a tutto… Nel 1999 il circolo è stato assalito e devastato: ci ritenevano responsabili degli abbattimenti delle case abusive, un’ottantina in tutto, che l’Ente Parco del Vesuvio aveva ordinato. Per noi il Parco era ed è un momento di sviluppo importante: ha già creato 100 posti di lavoro, ma valorizzando il territorio e i suoi prodotti, può dare un impulso forte all’economia di queste zone.
Vita: Quando è iniziata l’emergenza?
Raia: Ma qui non è mai finita. Alla fine degli anni ’80, nella sola zona di Napoli c’erano una ventina di discariche autorizzate. Il Vesuvio era uno grande discarica a cielo aperto. Le zone da dove arrivava il 75% delle albicocche d’Italia, dove si producevano vini pregiati come il Lacrima Christi di Terzigno, assediate da montagne di rifiuti. Cave riempite di rifiuti, cave abusive realizzate allo scopo, un business miliardario. Accanto alle discariche, i gestori acquistavano terreni enormi, li scavavano e li riempivano. La realizzazione del Parco del Vesuvio ha posto le basi per bloccarle.
Vita: E’ successo?
Raia: Molto lentamente. Noi, nel 1989, abbiamo fatto una battaglia per chiudere quella di Fungaia Montesomma e ci siamo riusciti denunciando proprio la tattica degli ampliamenti abusivi: dimostrammo che i gestori avevano arbitrariamente allargato la discarica ad alcuni terreni vicini.
Vita: L’ultima denuncia?
Raia: L’abbiamo fatta l’altra sera: contro alcune persone che incendiavano i cumuli di rifiuti ad Ottaviano ma già l’indomani abbiamo cominciato a ricevere pressioni per ritirarla.

I siti Internet delle associazioni ambientaliste sono una miniera di informazioni e di riferimenti. Ecco gli indirizzi dei gruppi d’impegno ecologico che abbiamo interpellato nell’inchiesta:
www.amicidellaterra.it
www.legambiente.com
www.wwf.it
www.ecoistituto.veneto.it
www.verdiambientesocieta.it

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